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Cronaca

Crisi idrica, ricominciano le chiusure notturne dei serbatoi

Lo sciopero della sete del sindaco non è bastato: da stasera chiuso il serbatoio della Civitella per tutta la settimana, mentre la situazione rimane invariata a Chieti Scalo. Contro l'Aca si scaglia anche IdeAbruzzo

Non c'è pace per l'acqua in città: oggi l'Aca ha annunciato nuove chiusure notturne. Lo sciopero della sete portato avanti dal sindaco Umberto Di Primio sembrava aver risolto la situazione. Alla fine di una protesta durata tutto il giorno, mercoledì scorso (27 giugno), l'Aca aveva assicurato che i teatini non avrebbero più patito interruzioni totali del servizio idrico, ma soltanto riduzioni del flusso, almeno fino all'8 luglio.

E invece non è cambiato niente: stamani (martedì 3 luglio) l'Aca ha comunicato al Comune che continuerà con il razionamento per tutta la settimana, chiudendo i serbatoi nelle ore notturne. A Chieti, in particolare, toccherà al serbatoio della Civitella, che lascerà senza acqua tutta la città alta. La situazione rimane invariata allo Scalo.

Oltre alla riduzione della pressione laddove questa risulti troppo alta, saranno chiusi anche i fontanini comunali. Una soluzione che non tocca soltanto a Chieti, ma anche a comuni della provincia, del pescarese e del teramano.

In una nota l'Aca sollecita le amministrazioni a sensibilizzare i cittadini a non disperdere l'acqua con uso "non appropriato". Un invito che suona come una beffa nei confronti di chi da settimane, nonostante il caldo africano, non ha la possibilità di usare l'acqua corrente nelle ore notturne.

Dopo gli attacchi del sindaco Di Primio, che aveva definito l'Aca "un carrozzone politico", contro l'azienda si scaglia anche Sergio Montanaro, del direttivo regionale di IdeAbruzzo, che parla di "metodi feudali per mantenere il proprio potere" relativamente all'anticipo dell'assemblea Aca.

"Molti cittadini - accusa Montanaro - pagano il costo della depurazione ma non hanno questo servizio. Oltre al danno ambientale, perché le fogne scaricano nei fossi e chissà dove, anche quello economico, che fa il palo con le forti somme debitorie che l'Aca ha maturato con i comuni i quali avevano contratto mutui per la realizzazione di reti di distribuzione e fognarie. I comuni pagano le reti, ma l'Aca avrebbe dovuto rimborsarle come da accordi all'atto della cessione delle reti stesse da parte dei comuni".

Secondo Montanaro non sono state realizzate "infrastrutture ed impiantistiche e adesso il limite è superato". Per lui "va cambiato il metodo della discrezionalità per la scelta dei candidati in base alle competenze specifiche". E non risparmia neppure alcuni sindaci, colpevoli, a suo parere di aver "sostenuto durante la campagna referendaria solo ed esclusivamente la propria possibilità di stare al tavolo del banchetto e della spartizione clientelare. Quest'atteggiamento è aggravato dal fatto che pare non esista un metodo per definire e programmare investimenti nei territori da parte dell'Aca se non quello della condivisione di appartenenza e di voto in assemblea".

Al di là delle polemiche e delle accuse reciproche, ad oggi l'unico fatto certo è che i teatini subiranno ancora per giorni la carenza d'acqua nelle ore notturne”.

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