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Cronaca Canosa Sannita

Canosa Sannita: no all’impianto di fanghi nei boschi

Nuovo Senso Civico e Stazione Ornitologica Abruzzese per lo stop al progetto: "L'impresa proponente ha capitale sociale di 1 euro e risulta attualmente inattiva"

Stop al progetto di impianto per il trattamento dei rifiuti a Canosa Sannita: è quanto chiedono le associazioni Nuovo Senso Civico e Stazione Ornitologica Abruzzese, in collaborazione con il Forum H2O, nel nuovo documento di osservazioni inviato SUAP per la conferenza dei servizi del 22 febbraio.

L'impianto prevede la ricezione di 3.500 tonnellate di fanghi ogni anno in un’area oggi agricola, 9,5 tonnellate al giorno lavorando 24 ore su 24 per 365 giorni. In questo modo il proponente ritiene di porsi al di fuori della normativa sulla procedura di V.I.A. (la soglia è di 10 tonnellate/giorno).
In realtà le associazioni hanno ricordato al Suap che un decreto del Ministero dell'Ambiente del 2015 sulle procedure di verifica di assoggettabilità a V.I.A. prevede la riduzione della soglia del 50% (quindi a 5 tonnellate/giorno) in determinati casi. Tra questi i progetti che toccano aree boscate.

“E’ bastato consultare il catasto dei boschi della regione Abruzzo per accertare che l'intervento interessa ben due aree boscate – sottolineano le associazioni - Inoltre la stessa azienda ammette in un passaggio degli elaborati progettuali di aver sovradimensionato il motore di quattro volte per produrre energia elettrica, bruciando il gas prodotto dalla fermentazione dei rifiuti in prospettiva di un ampliamento della capacità di recupero di rifiuti”.
Le associazioni sono tornate a stigmatizzare la trasformazione di suolo agricolo in aree industriali e hanno citato la giurisprudenza in merito a queste varianti che ha chiarito da tempo che non è il privato a dover determinare la localizzazione di tali interventi.

Le stesse hanno inoltre calcolato, sulla base dei dati contenuti negli elaborati progettuali, che l'impianto emetterebbe in atmosfera oltre 5 tonnellate all'anno di ossidi di azoto e diverse centinaia di chili di acidi e polveri. Il tutto in mezzo ai vigneti più famosi della regione. Nelle osservazioni si è anche evidenziato il rischio di incidenti e il fatto che, come risulta da una recente visura camerale, l'azienda ha un capitale sociale di 1 euro e risulta attualmente inattiva.
 

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