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Cronaca

I fedeli intossicati dalla marijuana a Chieti fanno il giro del mondo, ma è solo una bufala

Da un paio di giorni la notizia raccontata dalla versione online de Il Giornale è stata ripresa anche da quotidiani stranieri. Ecco come difendersi dalle fake news

La notizia virale da un paio di giorni è ancora ben visibile sulla versione online del quotidiano Il Giornale: "Marijuana al posto dell’incenso, prete e fedeli finiscono in ospedale". L'episodio raccontato dalla fantomatica cronista Giorgia Baroncini sarebbe accaduto a Chieti, in una "piccola parrocchia", nel corso di una funzione infrasettimanale, e avrebbe causato l'intossicazione del celebrante e dei fedeli presenti, determinata dal cannabinoide sintetico JWH 122.

Secondo quanto racconta l'articolo, l'accaduto sarebbe stato causato da uno scherzo di qualche bontempone, ancora ignoto, che avrebbe sostituito l'incenso con la marijuana. Alla fine della celebrazione i presenti, tutti in stato confusionale, sarebbero andati al pronto soccorso per farsi medicare. 

Una storia divertente e di sicuro impatto. Peccato che sia una bufala bella e buona. Una "fake news", come si usa dire oggi che, come i lettori più attenti avranno notato, non è stata raccontata da nessuno dei giornali locali, più attenti al territorio, in contatto con forze dell'ordine e sanitari e che dunque sarebbero stati i primi a conoscere un episodio tanto singolare da essere certamente una notizia. 

Facendo qualche ricerca sul web, anche sulle testate online straniere, quella della droga leggera in chiesa sembra essere una bufala ben oliata, che ricompare ciclicamente in varie versioni. 

Ma come può il lettore difendersi da bufale di tale portata, montate ad arte solo per far guadagnare clic ai siti?

In primis, bisogna far caso ai particolari: quando non ci sono riferimenti specifici, ma si parla genericamente, come nel caso in questione di "una piccola parrocchia", bisogna iniziare a dubitare. Ovviamente questo non vale nelle notizie in cui la privacy dei protagonisti va tutelata, come accade se ci sono vittime di un reato, o minori, o quando le forze dell'ordine diffondono i dettagli di un'operazione, ma senza specificare i nomi dei protagonisti, per i motivi più vari e validi. 

In secondo luogo, nel caso degli "intossicati dalla marijuana", appare quantomeno fantasioso che una piccola dose di un cannabinoide, inalata in un'ambiente aerato, possa aver generato conseguenze tanto gravi. Ma, anche se non si è avvezzi alla medicina o alle droghe leggere, per avere conferma della validità della notizia, può essere utile fare ricerche sull'autore. L'autrice dell'articolo su Chieti, tale Giorgia Baroncini, cercando nell'archivio online con i nomi di tutti gli iscritti all'albo dei giornalisti, nell'elenco speciale, dei pubblicisti o dei professionisti, risulta non esistere, o, almeno, non essere una giornalista. 

I lettori dei giornali online devono guardarsi anche da altre trappole. Sono sempre più diffusi siti "bufalari": alcuni, come l'ormai famosissimo "Lercio", fanno chiaramente satira. Altri, spesso con contenuti verosimili, ma dalla deriva razzista o violenta, copiano nel dominio e nello stile grafico testate regolarmente registrate e attendibili. Così, l'utente del web meno esperto, si fida, legge, condivide e magari si forma anche un'opinione su una fake news. Bisogna sempre fare attenzione al dominio: in alcuni casi la differenza con "l'originale" è davvero molto sottile e quasi impercettibile. 

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