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Cronaca

Acqua: un appello per salvare un bene comune e le bollette dei cittadini

La gestione dell'acqua nel comune di Chieti è positiva e in sostanziale pareggio di bilancio. Il comitato si schiera contro la liberalizzazione che "regalerebbe ai privati un bene pubblico e triplicherebbe le bollette dei teatini"

Il comitato Acqua e beni comuni di Chieti lancia l’appello in difesa dell’acqua. Lo scorso giugno, in occasione del referendum, in città ha vinto il sì. 25.873 elettori hanno barrato la casella del sì sul primo quesito, 25.124 sul secondo. La scelta popolare, però, potrebbe essere vanificata dalle liberalizzazioni decise dal governo Monti. “Nel caso dell’acqua – spiegano gli esponenti del comitato – liberalizzare significa regalare ai privati un bene comune gestito in regime di monopolio di fatto”.

In Abruzzo la gestione dell’acqua è regolata da un legge regionale. La norma stabilisce che Chieti e alcuni comuni della provincia non possano esprimere un voto sulla gestione e programmazione del servizio idrico integrato. È l’Aca, un ente pescarese, a rifornire di acqua i serbatoi teatini. Mentre la Sasi, la società per azioni a capitale pubblico che gestisce il servizio nel territorio, non eroga acqua. E durante l’assemblea dei sindaci (Assi), Chieti non ha potuto votare il piano d’ambito che programma gli investimenti fino al 2027. Né tantomeno ha acquisito questo diritto nell’Assi pescarese, perché fa parte di un’altra provincia.

L’amministrazione comunale ha mantenuto la proprietà delle reti e la gestione appare positiva, in condizioni di sostanziale pareggio economico. Le tariffe sono ripartite in tre fasce di consumo. Si parte da 0,27 euro al metro cubo per un consumo fino a 6 metri cubi al mese; 0,41 tra 6 e 14 metri cubi al mese; 0,57 oltre i 14 metri cubi mensili, a cui va aggiunto un euro di quota fissa per ogni mese di fatturazione. Si tratta di tariffe molto più convenienti rispetto a quelle dell’Aca, che prevede 1,35 euro a metro cubo che dovrebbe diventare 1,30 con l’applicazione del referendum. Nei prossimi mesi potrebbe arrivare in comune una delibera dell’Ato per adeguare i costi a quelli applicati dall’Aca.

E il comitato Acqua e beni comuni lancia un appello ai consiglieri comunali, ad impegnarsi per bloccare con ogni mezzo una delibera che triplicherebbe i costi degli utenti. Non è la prima volta che si fa leva sul comune per difendere l'acqua. A luglio 2010 la sezione locale del Wwf, che fa parte del gruppo, ha presentato una petizione firmata da 1.134 per chiedere di inserire nello statuto comunale il principio del "diritto umano all'acqua, ossia l'accesso all'acqua come diritto umano universale, indivisibile e alineabile e lo status dell'acqua come bene pubblico". Ma alla petizione non è mai seguita una discussione in consiglio comunale. 

In difesa dell'acqua pubblica si è schierato nuovamente anche padre Alex Zanotelli, missionario comboniano che poche settimane prima del referendum era stato a Chieti per sostenere i sì. "Dobbiamo reagire tutti con forza a tutti i livelli - esorta - mobilitandoci per difendere l'esito referendario". E chiede al governo Monti di "ricevere il Forum italiano dei movimenti per l'acqua". 

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