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Cronaca

Allarme sociale: i nuovi poveri in città non sono più stranieri

Circa il 60% dei cittadini si è rivolto alla Caritas negli ultimi tempi. In quattro anni aumentati del 32% i nuovi poveri. Il vicesindaco Di Paolo: "Non possiamo permettere che continuino a chiudere importanti realtà produttive"

A Chieti i nuovi poveri aumentano in maniera preoccupante. Se fino a qualche anno fa le persone che si rivolgevano ai Centri d’ascolto Caritas della zona erano per ¾ cittadini stranieri, oggi i teatini costretti a chiedere aiuto rappresentano il 60% . Le cifre dall’Arcidiocesi di Chieti – Vasto confermano il raddoppio,  negli ultimi quattro anni, delle richieste di aiuto, passate da 240 del 2007 a 457 del 2011 e un aumento dei cosiddetti nuovi poveri di ben il 32%.

L’allarme sociale in città si va ingigantendo a causa dell’emorragia dei posti di lavoro, basti pensare alle criticità legate a realtà come il 123esimo Reggimento, l’ospedale militare, la Sixty.

Per il vicesindaco Bruno Di Paolo i dati sono la fotografia di una città in piena agonia, “dove continua senza sosta l’opera di spoliazione che certo non aiuta ad invertire una tendenza che sembra irrimediabile”.

Proprio sulla questione dell’ospedale militare, il vicesindaco intende scrivere al Ministro della Difesa, affinché si renda conto che Chieti e il suo comprensorio non possono privarsi di quest’altra importante realtà.

“La preoccupazione maggiore riguarda la perdita di ulteriori posti di lavoro– dichiara - ho già da tempo evidenziato il paventarsi del depauperamento di Chieti lanciando più appelli alle forze politiche, avanzando proposte a mio parere costruttive per salvare una risorsa cittadina che rappresenta anche un patrimonio storico istituzionale con ritorni irrinunciabili sull’economia. Per evitare il rischio desertificazione – conclude Di Paolo - è indispensabile che ciascuno dia il proprio contributo”.

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