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Cronaca Chieti Scalo / Via Pescara

Aggressione all'università, parla una delle vittime: "Niente cori del Pescara"

Il giovane racconta che, alla fine della festa etnica, solo un ragazzo che si era aggregato al gruppo avrebbe indirizzato epiteti poco lusinghieri verso la Chieti calcio. E a quel punto, dal nulla, sarebbe scattato il pestaggio

Dopo l'aggressione di lunedì sera appena fuori dal campus dell'università d'Annunzio, uno dei quattro giovani picchiati racconta a Chieti Today quello che è realmente accaduto poco dopo la mezzanotte, in via Pescara, a pochi metri dall'arco blu. Oggi porta ancora sul volto i segni del pestaggio, che fortunatamente gli ha provocato lesioni guaribili in qualche giorno, ma quello che più si fa sentire è l'amarezza per una serata di musica e festa, autorizzata dai vertici universitari nello spazio dell'ateneo, finita in intolleranza e violenza.

Secondo la sua testimonianza, non ci sarebbero stati, durante la festa, cori che inneggiavano al Pescara calcio. Ma solo uno dei presenti, aggregato al gruppo per caso, avrebbe urlato una frase provocatorio nei confronti del Chieti calcio, scatenando forse, proprio per questo motivo, gli aggressori. 

Ecco il racconto integrale del giovane: "È iniziato tutto con una festa organizzata e concessa dal campus universitario di Chieti Scalo, una festa folk, etnica e popolare, ideata con l'intenzione di far integrare studenti e persone interessate al genere musicale. Nel corso del pomeriggio (di lunedì, ndc) ho notato tre persone a braccia conserte ad osservare il nostro divertimento, autorizzato dall'ateneo: erano tre tipi con la testa rasata". 

La giornata musicale finisce verso mezzanotte, orario in cui il giovane, insieme ad altri musicisti, decide di andar via. "Chiudiamo tutto e rimettiamo gli strumenti a posto. Usciamo dal campus e in via Pescara un ragazzo, che si era aggregato a noi durante la festa organizzata, forse per un bicchiere di troppo, ha cantato 'Chieti merda alè'".

Ed è a quel punto che si scatena la violenza, come specifica la vittima nel prosieguo del racconto. "Ho visto dei ragazzi sbucare da una traversa e venire incontro a noi: coincidenza ha voluto che il ragazzo che era con noi cantasse 'Chieti merda' mentre gli aggressori si stavano già avviando al campus, forse per beccare qualche ragazzo ubriaco e malmenarlo. Perché ovviamente - punta il dito - non possono venire in massa contro un'altra massa ma conviene a prenderci quando siamo più isolati. E quale momento migliore della chiusura del campus dove ognuno riprende le macchine per andarsene?".

Il racconto va avanti, con un'accusa grave verso i 10 giovani, non ancora individuati dagli investigatori, che hanno scatenato la violenza: "Penso - dice il giovane - che sia stata un'azione premeditata e che i ragazzi che nel pomeriggio avevo notato nel campus a braccia conserte potrebbero essere collegati agli aggressori, che in qualche modo li hanno chiamati". A rendere l'episodio ancora più inquietante è un particolare precisato dalla giovane vittima: "Una vecchia Panda di colore verde si è fermata a chiudere le vie di fuga, poi alcuni sono scesi con la spranga per picchiarci. Io penso che con la macchina erano diretti al campus o nella zona più vicina all'entrata e i ragazzi che non potevano entrare in macchina se la stavano facendo a piedi per arrivare a destinazione. Durante il cammino hanno incontrato noi, fra cui il ragazzo che urlava 'Chieti merda'. Ma, ripeto, è stata una voce di sfondo, il destino ha voluto che capitasse così: noi non abbiamo cantato nessun inno del Pescara, non avevamo nessuna voglia di fare a botte". 

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