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Cronaca

Accolto il ricorso del Comune: il Governo deve restituire più di 7 milioni spesi per gli uffici giudiziari

Nel 2017, un decreto del premier Gentiloni cercò di dimezzare il rimborso agli enti locali e di spalmarlo su 30 anni

Il Tar del Lazio ha accolto il ricorso del Comune di Chieti: ora, il Governo dovrà restituire 7 milioni e 200 mila euro spesi dall'ente per il funzionamento degli uffici giudiziari.

La sentenza di ieri ha dato ragione al Comune, che aveva promosso un ricorso contro la presidenza del consiglio dei ministri, i ministeri di Giustizia, Economia e finanze e Interno, impugnato il decreto del presidente del Consiglio dei ministri del 10 marzo 2017, che riteneva adottato in violazione della legge finanziaria 2016. Ora, i giudici amministrativi hanno accolto quella tesi. 

Il sindaco Umberto Di Primio ha dato mandato ai legali di notificare la sentenza al ministero e di diffidarlo al pagamento di quanto stabilito dal Tar. 

È il sindaco a spiegare cosa è accaduto: "Con il decreto del presidente del Consiglio del 10 marzo 2017, il Governo Gentiloni ha tentato di ridurre del 50% il contributo dovuto dallo Stato ai Comuni come rimborso delle spese sostenute dagli enti locali per il funzionamento degli uffici giudiziari e di spalmare la restituzione in 30 anni. Parliamo di soldi che i Comuni hanno sborsato per conto dello Stato per sostenere utenze e manutenzione dei tribunali: riparazioni, custodia, luce, acqua, gas e telefono".

Se fosse passata la linea del Governo, sul bilancio del Comune di Chieti sarebbe mancata la restituzione di circa 3 milioni di euro. Ora, invece, l'ente riceverà 7 milioni 200 mila euro per le spese sostenute dal 2010 al 2015 per gli uffici giudiziari e mai rimborsate. 

"Un risultato molto soddisfacente - commenta il sindaco - ottenuto anche grazie all’ottimo lavoro dell’assessore Maria Rita Salute e agli avvocati dell’ufficio legale del Comune".
 
"Esprimo il mio personale plauso - aggiunge l'assessore agli Affari Legali Salute - agli avvocati dell'ente Patrizia Tracanna e Marco Morgione, che ancora una volta hanno sostenuto le buone ragioni del Comune con convinzione e professionalità. Lo Stato aveva assunto un impegno, consacrato in legge. Se i Comuni hanno sostenuto costi nell'interesse dello Stato, che ne ha previsto la restituzione, pur nei limiti normativamente sanciti, l'impegno non può poi essere disatteso. Rilevo con particolare soddisfazione, in barba a quanti non credevano e hanno criticato l’azione promossa dal nostro Comune, che l’annullamento dell’articolo 3, comma 4 del citato decreto del presidente del Consiglio dei ministri, produrrà i ricordati effetti non per tutti i Comuni sede di uffici giudiziari, ma solo per coloro che, come noi, hanno impugnato il provvedimento e hanno vinto dinanzi al tribunale amministrativo. Posso affermare con motivato ottimismo che le somme che lo Stato deve al Comune di Chieti, nonostante si stia parlando di una sentenza di primo grado, arriveranno nelle casse dell’ente in quanto il Governo non si è costituito e quindi anche in caso di ricorso in Consiglio di Stato, il giudice di gravame non potrà discostarsi dalle valutazioni di diritto già assunte dal Tar Lazio".

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