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Cronaca

Aca: scontro fra sindaci per il rinnovo del cda, intanto arriva una nuova chiusura

Di Primio e Albore Mascia ricorrono al tribunale delle imprese contro la riunione informale di lunedì: chiedono un incontro formale per sfiduciare il cda e nominare un organismo che risani l'Azienda acquedottistica

L’ennesima comunicazione di una riduzione idrica di 3 litri al secondo arrivata ieri mattina (martedì 10 settembre) sulla scrivania del sindaco Umberto Di Primio parla genericamente di "prossimi giorni". E il primo cittadino è andato su tutte le furie, definendo la comunicazione "intempestiva e abnorme".

Non solo perché è l’ennesima volta che l’Aca lascia a secco la città di Chieti, ma anche per accertare se sia o meno “una minore erogazione repressiva”, come l’ha definita lo stesso sindaco che ha informato anche il prefetto Fulvio Rocco de Marinis dei gravi disagi patiti dai teatini. La comunicazione dell’Aca parla genericamente di “territorio servito dall’Aca”, senza specificare quanti e quali comuni. E Di Primio ha replicato con una lettera ufficiale, indirizzata appunto anche al prefetto, per sapere “i giorni per i quali viene prevista la preannunciata riduzione e l’entità della stessa (se sarà pari a 3 l/s ovvero a 31 l/s).

Ad onore del vero, se rapportata con l’estate di un anno fa, quella del 2013 è stata abbastanza tranquilla per quanto riguarda le chiusure programmate. Ma i rubinetti sono rimasti a secco per molte sere di luglio e agosto e il flusso viene interrotto tutte le sere in alcune zone dello Scalo, dove i residenti devono armarsi di taniche per fronteggiare qualunque eventualità.

Ma la reazione del sindaco è aggravata dal fatto che, nonostante avesse chiesto insieme al primo cittadino di Pescara una riunione formale dei soci dell’Aca per la decadenza dell’esecutivo e la revoca degli amministratori, lunedì sia stato convocato solo un incontro informale, al termine del quale non è stato redatto alcun verbale. Nodo del contendere sono due documenti, sottoscritti da una ventina di Comuni, per chiedere la revoca del cda (l’attuale presidente Di Cristoforo è sottoposto all’obbligo di dimora da luglio, perché indagato per presunte tangenti). Per ottenere una riunione formale Di Primio e Albore Mascia hanno presentato persino un ricorso al tribunale delle imprese dell’Aquila.

Che bello vedere tanti sindaci folgorati sulla via di Damasco, o su via dell’Aca”, scherza amaramente Di Primio. “Io non ho votato Di Cristoforo – continua – e con me Pescara, Montesilvano e San Giovanni Teatino”. Lo hanno confermato l’anno scorso le amministrazioni della maggioranza dei paesi serviti dall’Aca: Abbateggio, Alanno, Arsita, Atri, Bisenti, Brittoli, Bolognano, Bucchianico, Casalincontrada, Castiglione M.R., Castilenti, Catignano, Civitella Casanova, Collecorvino, Corvara, Cugnoli, Elice, Francavilla, Lettomanoppello, Loreto Aprutino, Miglianico, Montebello di Bertona, Ortona, Penne, Pescosansonesco, Pianella, Pietranico, Pretoro, Ripa Teatina, Roccamontepiano, Rosciano, Silvi, Tollo, Turrivalignani, Vicoli.

Gli stessi che oggi chiedono un rinnovamento dei vertici dell’Azienda acquedottistica. E Di Primio punta il dito: “L’azione, oggi, di questi amministratori, è tardiva e ha il sapore di chi, all’interno dello stesso partito, vuole scalzare chi c’era prima per introdurre nuovi manovratori all’interno dell’azienda. Come al solito il partito dell’acqua, il Pd – prosegue duramente - non si smentisce e fa subire ai cittadini l’ennesima guerra interna, una guerra fra bande e correntizia per conquistare il potere e la gestione dell’Aca. Il nostro obiettivo – prosegue - è sempre stato quello di ripulire l’Azienda acquedottistica dalle infiltrazioni della politica che fino ad oggi l’hanno inquinata”.

Per il sindaco di Chieti l’assemblea dei sindaci deve riprendere “il ruolo di controllo e di indirizzo”, evitando la gestione politicizzata che l’ha caratterizzata finora. “Affidiamo il risanamento dell’Aca e la sua gestione – propone - anche se questo dovesse voler dire modificare regolamenti e statuto, ad un tecnico che amministri managerialmente e con precisi obiettivi questa azienda”.

Si attende ora la decisione del giudice, che dovrà indire una riunione che si preannuncia infuocata. “In quella sede, dopo aver sfiduciato il cda, si proceda alla scelta di nominare un organismo serio, un amministratore delegato che possa gestire l’Aca innanzitutto risanandola, bandendo, per sempre, la becera spartizione politica che ha ridotto questa azienda ad un carrozzone utile a produrre debiti, ad assumere gli amici degli amici e a creare disservizi”.  

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