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Vittime sul lavoro per Covid: l'Abruzzo seconda regione in Italia per incidenza di mortalità rispetto alla popolazione lavorativa

Il numero di vittime è pari a 20. I dati nell’ultima elaborazione dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering

L’Abruzzo è al secondo posto per incidenza di mortalità da Covid-19 rispetto alla popolazione lavorativa con il 40,8%, seconda solo al Molise con un indice di 76,3% rispetto ad una media nazionale pari a 26,1%. Al terzo posto si trova la Lombardia (40,2); meno elevate rispetto alla popolazione lavorativa le incidenze di mortalità di Basilicata (5,3), Sardegna (7,1), Friuli Venezia 

Sono i dati elaborati dall’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre, che ha tracciato il bilancio delle vittime sul lavoro per Covid-19 in 16 mesi di pandemia. 

“Da gennaio 2020 ad aprile 2021 in Italia si contano 600 decessi. Ancora 49 vittime che si aggiungono a quelle rilevate a fine marzo 2021; e non va meglio sul fronte delle denunce di infortunio per Covid arrivate a 171.804: +3,8 per cento rispetto a marzo” dice il presidente Mauro Rossato (foto), che però tiene a sottolineare come l’effetto vaccini stia invertendo la rotta della mortalità nel Paese: “dei 600 decessi registrati da gennaio 2020 a causa del Covid, il 32,2% sono lavoratori deceduti ad aprile 2020, il 22,3% a marzo 2020. A gennaio 2021 la quota era pari al 6,2%, a febbraio 2021 al 3,0%, a marzo 2021 al 3,5% per poi arrivare ad aprile 2021 all’1,8%”.

Per quanto riguarda il numero di vittime sul lavoro per Covid in Abruzzo sono state 20. La maglia nera spetta alla Lombardia
con il 29,5% delle denunce (177 decessi), seguita da Campania (66 decessi), Lazio (58 decessi), Piemonte (51), Emilia Romagna (41 decessi), Puglia (40 decessi). E la triste graduatoria prosegue con la Sicilia (29), il Veneto (23), la Liguria (21 decessi), Abruzzo e la Toscana (20), le Marche (18), il Molise e la Calabria (8), l’Umbria e il Friuli Venezia Giulia (5), la Sardegna (4), la provincia autonoma di Trento (3), la Valle d’Aosta (2), la Basilicata (1). Gli uomini rappresentano oltre l’83,5% delle vittime.

Quasi il 90% delle denunce di morti sul lavoro per Covid rientra nell’industria e servizi (sanità e assistenza sociale; seguono trasporti e magazzinaggi, attività manifatturiere. Intanto, in 16 mesi di pandemia e di emergenza, anche le professioni più colpite dal dramma sono e rimangono anche a fine aprile 2021 quelle dei tecnici della salute (infermieri, fisioterapisti) con l’11,2% dei casi. Seguiti da: impiegati, addetti alla segreteria e agli affari generali (10,7%), conduttori di veicoli a motore (7,1%), i medici (6,3%). E ancora: operatori sociosanitari (4,7%), il personale non qualificato nei servizi sanitari e istruzione (portantini, ausiliari, bidelli) (3,7%).
 
Accanto ai decessi sul lavoro per Covid, troviamo le denunce di infortunio totali legate al contagio da gennaio 2020 ad aprile 2021; si tratta di 171.804 denunce, ovvero un quarto del totale delle denunce di infortunio pervenute (secondo dati Inail). L’incremento nel mese di aprile rispetto a marzo è del 3,8% (6.276 casi in più). L’incidenza degli infortuni del mese di aprile dall’inizio della pandemia è dell’1,3%. Sette contagiati su dieci sono ancora donne. La fascia d’età maggiormente coinvolta è quella tra i 50 e i 64 anni.

Poche, in Abruzzo, le denunce di infortunio legate al Covid, con l' 1,6%.


 

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