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Sabato, 20 Aprile 2024
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Elezioni del nuovo rettore alla d'Annunzio, Fusero: "Serve un progetto strategico per Chieti, le soluzioni ci sono"

Fusero il prossimo 28 febbraio sfiderà il docente di genetica Liborio Stuppia per le elezioni del nuovo rettore all’università d’Annunzio

"Per dare a Chieti un’idea precisa di città universitaria le soluzioni esistono, ma non sono quelle che sono state poste in essere fino ad ora". Il docente di di urbanistica Paolo Fusero traccia le principali idee del suo programma in vista delle elezioni del nuovo rettore all’università d’Annunzio.

Fusero il prossimo 28 febbraio sfiderà il docente di genetica Liborio Stuppia. Entrambi erano candidati anche alle ultime elezioni del 2017 quando a spuntarla era stato l'attuale rettore Sergio Caputi, che non è ricandidabile dopo i sei anni di mandato come stabilito dalla legge 240/2010 dell'allora ministro Gelmini.

In relazione al programma e al suo ruolo di architetto e urbanista come possono svilupparsi il campus ed eventualmente gli edifici posti nella parte alta della città di Chieti?

"Ci vuole un progetto strategico sulla città storica di Chieti e un’idea precisa di città universitaria che consideri le esigenze funzionali dell’ateneo e le giuste esigenze di rivitalizzazione del centro storico. Io sono architetto, urbanista, nella professione ho assunto l’incarico di city manager di importanti città. Vi posso dire a ragion veduta che le soluzioni esistono, ma non sono quelle che sono state poste in essere fino ad ora, ad esempio acquistare un edificio, pur prestigioso, come Palazzo Veneziani, per poi lasciarlo di fatto sottoutilizzato. Perché qualsiasi funzione io possa immaginare (sede di rappresentanza, contenitore di qualche evento congressuale, uffici dell’università telematica, etc.) non sarà mai un’attività capace di determinare ingenti flussi di utenza su fasce orarie ampie, contribuendo così alla rivitalizzazione del Centro Storico e meno che mai al processo di osmosi con il tessuto urbano circostante.  
Il Campus di Chieti è un esempio unico nel panorama nazionale e contribuisce a rendere attrattiva la nostra università, gli studenti apprezzano la “vita da Campus” dove possono incontrarsi, socializzare, studiare insieme a tanti loro colleghi di altre aree disciplinari provenienti da altre regioni italiane.  

Anche l’interdisciplinarietà della ricerca trova evidenti vantaggi dal modello Campus. Il nostro Campus però necessita di un programma accurato di manutenzione ordinaria e straordinaria (in alcune aule ci piove dentro!), una risistemazione degli spazi comuni, la dotazione di spazi per la socializzazione ed il ristoro, la verifica statica di alcuni edifici come l’ex rettorato, le verifiche sismiche.  C’è necessità di spazi per la didattica, aule, laboratori, perché anche se gli studenti sono diminuiti, i corsi di laurea sono aumentati e ora che siamo tornati finalmente alla didattica in presenza, l’attuale dotazione di aule non è sufficiente. Ma i nuovi spazi della didattica devono essere realizzati nelle aree limitrofe al campus, ad esempio quelle su via dei Vestini dove abbiamo non solo gli spazi, ma anche i progetti".

Per sua natura, infatti, il Campus deve avere tutte le funzioni concentrate (aule didattiche, laboratori di ricerca, uffici amministrativi) perché nel corso di una giornata studenti e professori si muovono in continuazione passando da un contenitore all’altro.  Quasi tutti i docenti hanno diversi insegnamenti anche in corsi di laurea afferenti ad altri dipartimenti: medici che insegnano nelle facoltà umanistiche, economisti che insegnano a medicina.

Il Campus favorisce l’interdisciplinarietà. Per tutti questi motivi non si possono portare i corsi di laurea in città alta, e proprio in ragione di ciò, come dicevo, c’è necessità di un progetto strategico per la città storica. L’università potrebbe fare tantissimo per Chieti offrendo tutte le sue competenze multidisciplinari, per il rilancio del centro storico attraverso specifici programmi strategici di ricerca sulla rigenerazione urbana che costituirebbero la premessa per la progettazione di dettaglio".

Rispetto alla ex caserma Bucciante quale può essere il ruolo dell’università per il futuro?

"La nostra università ha firmato un accordo di programma insieme ad altri enti pubblici per la riqualificazione di caserma Bucciante e intende onorare l’impegno, però anche qui: se l’obiettivo dei promotori dell’iniziativa era quello di portare in città alta, nel cuore di uno dei luoghi più simbolici di Chieti, la Villa comunale, la vitalità urbana andata perduta negli ultimi decenni, la risposta che l’università può dare non riuscirà a centrare quell’obiettivo.  La scuola di dottorato, cui è stato fatto riferimento in più occasioni, non può riuscire a generare quei flussi di utenza necessari per la rivitalizzazione, perché i dottorandi continueranno quotidianamente a lavorare nei laboratori del campus o all’ospedale, o al polo Pindaro a secondo delle discipline, e tuttalpiù potrà essere organizzato qualche evento sporadico, qualche riunione del collegio docenti una tantum.

Per la città alta vedo invece con favore altre funzioni connesse al sistema universitario con la compartecipazione di altri partner, ad esempio, l’housing universitario, le foresterie, gli incubatori d’impresa, gli spazi per start up, perché quelle attività sì che possono muovere centinaia di studenti, per altro nelle fasce orarie dove maggiore è la necessità di vitalizzare il tessuto storico.  

E tutto ciò andrebbe inserito in quel progetto strategico di cui ho fatto cenno prima, che potrebbe prevedere incentivazioni fiscali per le giovani coppie che intendano prendere residenza nel Centro Storico, per le imprese artigianali e commerciali di nuova apertura, si potrebbe addirittura pensare all’apertura di attività di servizio e commerciali legate a quelle del grande sistema della distribuzione che si trova a Chieti scalo.  Esempi di questo tipo ci sono (es. outlet di magazzino della grande distribuzione), l’Università ha le competenze multidisciplinari per supportare gli enti locali e predisporre programmi di ricerca per la rivitalizzazione strategica.  Questo significa far ricadere sui territori di appartenenza il know how della ricerca universitaria, con reciproco interesse.  Questo significa aiutare davvero il rilancio del centro storico di Chieti".

Strategie e programmi per attrarre nuovi studenti all’ateneo alla luce del calo degli iscritti avvenuto negli ultimi anni.

"I tempi bui del lockdown e della didattica a distanza dovrebbero essere alle nostre spalle, ma da quell’esperienza UdA ne è uscita rafforzata, con un upgrade informatico in termini di attrezzature, competenze e sensibilità che ci permette di affrontare questa fase di transizione ecologica e digitale con reali prospettive di crescita.

Per rendere la D’Annunzio più attrattiva, consapevoli che nessuno possiede la “bacchetta magica”, bisogna agire su più fronti: servizi e facilitazioni agli studenti e ai giovani ricercatori; riqualificazione e potenziamento degli spazi per la didattica, degli ambienti di lavoro e delle aree comuni; borse di studio per studenti meritevoli; supporto ai Dipartimenti per le attività di internazionalizzazione; etc.; e non da ultimo una comunicazione efficace, perché nella società del futuro nella quale siamo proiettati non basta “saper fare”, ma è necessario anche “far sapere”. 

Cosa risponde a coloro che vedono in lei l’espressione di una facoltà con sede a Pescara e che potrebbe favorire quel polo anziché Chieti.

Mi viene da sorridere.  Ma veramente siamo ancora al campanilismo Chieti-Pescara? Il Next Generation Eu sta mettendo in moto un processo di transizione ecologica, energetica, digitale che chiama l’università a svolgere un ruolo strategico: ci vengono richieste non solo competenze formative e abilità scientifiche, ma anche capacità di orientare lo sviluppo e il progresso dei nostri territori di appartenenza.  Il mercato del lavoro si sta trasformando rapidamente e ci sta chiedendo di adeguare le nostre offerte formative alle esigenze di innovazione, flessibilità, riconversione professionale indicate dalla Comunità Europea.

I modelli di sviluppo economici globali stanno ripensando i propri paradigmi in ragione delle crisi mondiali che stiamo vivendo.  Le nuove tecnologie legate all’intelligenza artificiale sono oramai applicate in tutti i settori dalla logistica, alla sanità, all’edilizia, alle ricerche umanistiche. Di fronte ad un mondo che sta accelerando a velocità ipersonica se noi ci poniamo ancora la questione Chieti-Pescara vuol dire che non abbiamo speranze di essere competitivi alla scala globale… Mi viene da citare una frase del comico abruzzese Marco Papa nella sua parodia della pellicola di Zack Snyder: “ma putem ving la guerr?"

Lei non rappresenta una candidatura proveniente dall'area medica: può rappresentare un cambiamento di visione considerato che negli ultimi decenni i rettori sono stati sempre espressione di quell’area?

"Dal 1997 a oggi i rettori che si sono succeduti alla guida dell’Uda provengono tutti dall’area medica: in 26 anni e 7 diversi turni elettorali si è sempre ripetuta questa condizione. Ciò non fa che mettere in evidenza l’indiscutibile importanza dell’area medica nella nostra università (anche in termini di numero di elettori), ma induce anche a porsi una domanda: è possibile che non ci siano profili di rettore provenienti da altre aree disciplinari in possesso di quelle attitudini e di quelle competenze che servono per guidare la nostra università? Io ho la assoluta convinzione che un cambio di prospettiva in tal senso possa essere molto utile alla nostra università e che i benefici risulterebbero evidenti per entrambe le sedi, per entrambe le città universitarie e per tutti i dipartimenti, a cominciare da quelli dell’area medica che ovviamente godrebbero della massima attenzione.  

Il valore aggiunto che porterei all’università è dato da vent’anni di esperienza di governance negli organi del nostro ateneo, e da altrettanti di esperienza di city manager nei rapporti con gli enti locali, le città e i territori, perché la scommessa del salto di qualità non la può fare l’università senza il territorio di appartenenza e viceversa: bisogna fare sistema per essere competitivi!".
 

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