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Martedì, 23 Aprile 2024
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Chieti Città Aperta, lo storico Paziente: "Una romanzesca pagina di storia con numerosi falsi storici"

Il presidente della locale sezione dell'Anpi confuta diversi episodi raccontati nel libro di Angelo Meloni, base dell'onorificenza che verrà consegnata domani alla città

1) Chieti città aperta – Chieti (al pari di Roma) non è stata “aperta”: gli angloamericani non firmarono nessun protocollo d’intesa perché, nelle due dichiarazioni prodotte e comunicate a Venturi (il 21 marzo e il 20 aprile), i tedeschi si impegnavano a smilitarizzare la città solo parzialmente. Kesselring, nelle sue “Memorie di guerra”, non la cita tra le città aperte.

2) Venturi salvò la città dalla distruzione per aver ottenuto la dichiarazione di “città aperta” -  La verità storica è un’altra: la città si salvò perché gli angloamericani e i tedeschi, dopo la sanguinosa battaglia di Ortona, spostarono gran parte delle truppe sul fronte di Cassino, lasciando sguarnito il fronte adriatico. I primi non considerarono più l’espugnazione della città un obiettivo militare indispensabile.

3) Venturi salvò la popolazione di Chieti dallo sfollamento – Con il manifesto affisso il 10 febbraio, il comandante Heinz Fuchs comunicò la revoca dello sfollamento totale. Dovevano allontanarsi dal Comune solo i forestieri, privi della tessera verde rilasciata dal municipio ai residenti. L’annuncio della revoca suscitò l’entusiasmo dei chietini e la disperazione dei profughi; alcune famiglie borghesi, in segno di gratitudine, regalarono al comandante un orologio d’oro. I tedeschi rinunciarono all’evacuazione totale perché, secondo la testimonianza del podestà, avevano compreso che non sarebbero riusciti a far partire con la forza una popolazione esasperata di circa 100.000 anime e avevano disponibili scarsissimi mezzi di trasporto. Con la collaborazione delle autorità e di comitati di cittadini organizzati dal prefetto Giuseppe Girgenti per garantire l’ordine, Fuchs procedette alla rapida espulsione degli sfollati. Un’espulsione disumana (in 43 giorni, dal 1° febbraio al 15 marzo 1944, furono costretti a lasciare la città, in pieno inverno e sotto i bombardamenti, 31.131 profughi, alla media giornaliera di 724 unità). “Nessuno ha pietà di noi!” (è il pianto disperato di uno sfollato in una lettera censurata). Alcuni profughi renitenti furono avviati con la violenza verso la stazione ferroviaria. In questa operazione Venturi non svolse nessuna mediazione; si limitò a celebrare funzioni religiose per tre sere consecutive.

4) Venturi salvò Kesselring dalla pena di morte -  Processato a Venezia nel 1947 da un tribunale militare inglese perché ritenuto responsabile di numerose stragi, Kesselring si salvò dalla pena di morte non per la favorevole testimonianza dell’arcivescovo resa con una lettera al suo avvocato, ma perché i giudici commutarono la pena di morte in ergastolo, col consenso di Winston Churchill e Harold Alexander, per favorire, nel mutato clima politico internazionale, contrassegnato dall’inizio della guerra fredda, l’allineamento della Germania al blocco delle democrazie occidentali, da contrapporre al blocco sovietico.  

Negli ultimi tempi sull’esaltazione apologetica di Venturi sono tornati Max Franceschelli, con il libro “Chieti città aperta” ( vi celebra “l’arcivescovo-Santo”) e monsignor Bruno Forte con l’articolo “Il giusto che salvò la sua città”, pubblicato su “Il Sole 24 Ore” del 30 gennaio 2011. In questo articolo Forte aggiunge un altro falso storico sul suo predecessore:

5)  Venturi fu una delle pochissime voci in Italia a condannare apertamente le leggi razziali -  In linea con le enunciazioni di Pio XII, sulle persecuzioni e sulle leggi razziali Venturi ha preferito il silenzio pubblico.

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