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In Abruzzo non si può uscire dal comune per passeggiare, ma per sparare: il Wwf contro la Regione

L'associazione contesta l’assunto secondo il quale l’attività venatoria rappresenterebbe uno stato di necessità per conseguire l'equilibrio faunistico venatorio e limitare il pericolo

"Non si può passeggiare fuori dal proprio comune, ma si può sparare: quella della giunta è una scelta assurda". 

Parole di Filomena Ricci, delegata regionale del Wwf, che attacca la Regione per l'ordinanza che disciplina gli spostamenti per agricoltura, caccia e pesca in area arancione. Il provvedimento dispone la possibilità per i cacciatori di muoversi anche al di fuori del proprio comune di residenza, domicilio o abitazione per svolgere l’attività venatoria. 

"Nessuno può andare in montagna a fare una passeggiata o un’escursione, ma ai cacciatori si consentirà di girare liberamente in gruppo per uccidere gli animali. Non si può andare a trovare un parente o un amico in un comune limitrofo a quello di residenza - dice - ma ai cacciatori si consente di percorrere decine e decine di km per recarsi in comuni molto lontani dalla propria residenza considerato che gli Ambiti Territoriali di Caccia entro cui si possono muovere sono estesi e ricomprendono anche metà territorio provinciale. In un momento critico come quello che stiamo vivendo, quando diversi esercizi commerciali hanno dovuto sospendere l’attività, alcuni ordini di scuola stanno tuttora svolgendo la didattica a distanza e a tutti i cittadini è chiesto di attenersi scrupolosamente alle indicazioni, a un gruppo limitato di persone viene concesso di derogare alle norme nazionali e spostarsi a piacimento sul territorio". 

“Quello che contestiamo fortemente – dichiara Filomena Ricci – è l’assunto secondo il quale l’attività venatoria rappresenterebbe uno stato di necessità per conseguire l'equilibrio faunistico venatorio e limitare il pericolo potenziale per la pubblica incolumità come si legge nell’ordinanza. In realtà è esattamente il contrario: la caccia sta facendo crescere il numero di cinghiali e i danni alle colture. La giunta regionale continua a fare certe esternazioni non supportate da alcuna evidenza scientifica né dato oggettivo: basta constatare come la popolazione di cinghiali, nonostante subisca una pressione venatoria ormai costante tutto l’anno tra caccia ordinaria e di selezione e ora anche durante il lockdown, non si riesce affatto a controllare. Si pensi a intervenire, anche con canali di finanziamento dedicati, alla messa in sicurezza delle colture e delle infrastrutture viarie, gli interventi da effettuare sono ormai noti nella copiosa bibliografia di riferimento. Al di là degli aspetti legali della vicenda che saranno comunque valutati dai nostri legali, il dato che rimane è sempre il solito: la classe politica regionale ha più a cuore gli interessi particolari di una categoria come quella dei cacciatori che gli interessi generali”. 

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