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Martedì, 23 Aprile 2024
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Il Sir di Chieti Scalo continua a inquinare, ma non ci sono fondi per la bonifica: interpellanza di Paolucci (Pd)

Sono passati 11 anni da quando la Regione classificò la zona ricadente tra il fiume Pescara e l'area industriale quale Sito di interesse regionale

Il Sir di Chieti Scalo, la "bomba ecologica" finita più volte all'attenzione della politica negli ultimi anni, torna in primo piano nel dibattito politico, con un'interpellanza del capogruppo del Partito Democratico in consiglio regionale, Silvio Paolucci. 

"Nulla si sa - spiega - in merito all'avvio delle attività di bonifica arenatesi con la scelta del governo regionale di sospendere l’utilizzo dei 10 milioni di euro di finanziamenti stanziati allo scopo dal centrosinistra tramite il Masterplan. È passato quasi un anno dalla delibera di giunta regionale n. 416 del 15/07/2020 che ha spostato le risorse, accampando la ragione di ritardi nell’iter che accomunava Chieti Scalo alla bonifica della discarica di Cerratina, sito Saline Alento e non sappiamo ancora quando verranno ripristinate le risorse e cosa la Regione intende fare per questo sito”.

Risale al 4 aprile 2010 la delibera di giunta regionale che classificò la zona ricadente tra il fiume Pescara e l'area industriale quale Sito di interesse regionale.

“Una scoperta - ricorda Paolucci - che ha sollevato legittime preoccupazioni e allarmi nella popolazione residente nella zona perché in loco, dalle indagini effettuate, sono state rinvenute notevoli quantità di rifiuti interrati sia urbani che speciali e si è riscontrata la presenza di contaminazioni riconducibili a diverse attività industriali operanti negli anni passati quali sostanze clorurate, solventi e metalli pesanti, non solo a carico delle acque sotterranee ma anche della falda. Una situazione è tutt’altro che cristallizzata: l’inquinamento è ancora attivo e gli abitanti di Chieti Scalo sono costretti a convivere oggi con un contesto ambientale dagli equilibri fortemente compromessi".

"Parliamo - prosegue - di un'area di proprietà della società Revi di Roma (oggi fallita) che, proprio per la presenza nelle acque sotterranee di solventi clorurati, avrebbe dovuto essere destinataria di un intervento di bonifica urgente, azione disposta dal governo regionale di centrosinistra, che ha stanziato 10 milioni di euro del Masterplan per avviare la bonifica su Chieti e sul Saline Alento e posto le basi per un intervento operativo, di cui l’Arap era soggetto attuatore. Dalla scelta di precettare quelle risorse, fatta dal governo regionale di centrodestra, fermando ancora l’attesa bonifica, non sappiamo più nulla: né se ci si rende conto dell’azione inquinante che quei terreni continuano a rappresentare sia per le falde, che per la popolazione; né viene detto quando e come i fondi saranno ripristinati, procrastinando, così un’azione che di fatto era già iniziata".

E, ora Paolucci incalza la Regione: "Deve dire cosa vuole fare e dare delle risposte, così come è opportuno, visto che le indagini che attestano il già importante potenziale danno fatto dalle sostanze presenti sono datate, deve anche verificare qual è l’attuale portata dell’inquinamento di una zona che con una bonifica potrebbe essere recuperata e rappresentare non solo un esempio di recupero, ma anche di rinascita del territorio, così importante in un momento come questo”.

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