rotate-mobile
Attualità

Simona e Claudio, l'amore che va oltre le barriere e i pregiudizi: "Lui è le mie braccia e le mie gambe"

Lei è una giovane donna affetta da sclerosi multipla, lui un detenuto in misura alternativa: insieme sono riusciti a coniugare due mondi apparentemente antitetici, quello della disabilità e quello del carcere. Nei giorni scorsi hanno incontrato la popolazione detenuta nel carcere di Madonna del Freddo

Una storia semplice e straordinaria quella di Claudio Bottan e Simona Anedda in cui, malgrado il carcere, il dolore e la paura di non farcela si riesce ad essere altro. Lui, detenuto in affidamento in prova al servizio sociale e lei, affetta da sclerosi multipla, da sette anni sono una coppia che è riuscita a coniugare due mondi apparentemente antitetici: quello della disabilità e quello del carcere, rafforzandosi l'un l'altra, costruendo il presente e ipotizzando un futuro contro barriere, ostacoli e pregiudizi.  

Hanno raccontato la loro storia in carcere a Chieti, nei giorni scorsi, quando per la prima volta un detenuto è entrato in una casa circondariale da visitatore, autorizzato dal magistrato di sorveglianza di Roma e dal direttore della casa circondariale. Claudio ha voluto trasmettere un messaggio di speranza e positività assieme a Simona, della quale si prende cura.  

“Lui è le mie braccia e le mie gambe – dice lei – Claudio è il mio tutto”. “La scrittura mi ha salvato, mi ha reso libero” racconta invece Claudio che è socio volontario dell’associazione onlus di Chieti Voci di dentro e redattore della rivista omonima. È stato proprio grazie ad una intervista che nel 2016 ha conosciuto Simona. "Da allora è cominciato un cammino, insieme”.

Oggi girano l’Italia per raccontare il loro amore semplice e straordinario. Lei ha anche un blog, "In viaggio con Simona", in cui raccoglie i frammenti dei suoi viaggi assieme all’inseparabile Claudio. Qualche tempo fa la coppia è stata ricevuta da Papa Francesco in udienza privata.

“Non avrei mai potuto immaginare di finire galera, ma c'è sempre una prima volta – commenta Simona ripensando alla giornata vissuta a Madonna del Freddo - ho avuto l'opportunità di entrare, da ospite, nel carcere di Chieti per raccontare la mia prigione, quella rappresentata dalla malattia che si è impadronita del mio corpo: una condanna che non prevede un fine pena. Anche io vivo ingabbiata, ma ho la fortuna di poter portare le mie sbarre ovunque voglia. Per questo spero di essere riuscita a trasmettere un messaggio positivo alle persone detenute che mi hanno ascoltata".

Una di loro ha voluto donarle il modellino di un faro che aveva costruito per la sua famiglia: "La tua testimonianza – mi ha detto - ci ha illuminato. Tenga il mio faro, io ho ancora molto tempo a disposizione per costruirne un altro". Simona non muove più braccia e gambe, ma con la sua tenacia incrollabile continua a progettare nuove sfide grazie al suo angelo custode.

simona e claudio-5

Il loro è un cammino di reciprocità. “Andiamo a portare la nostra testimonianza alle persone recluse spiegando che si tratta di una storia replicabile - dice ancora Claudio - e prossimamente, con l’associazione Voci di dentro, vorremmo avviare corsi di formazione per trasformare i piantoni in assistenti alla persona, un mestiere spendibile nel mondo libero”. 

E così, una delle tante giornate del carcere con loro si è trasformata in un momento straordinario. 

“Simona e Claudio - spiegano i volontari di Voci di dentro - sono speranza, positività e resilienza. Nella loro storia c’è la sintesi dei valori della nostra associazione: reinserimento sociale, diritti, uguaglianza. Li abbiamo voluti a Chieti perché riteniamo che Voci di dentro sia la loro casa".

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Simona e Claudio, l'amore che va oltre le barriere e i pregiudizi: "Lui è le mie braccia e le mie gambe"

ChietiToday è in caricamento