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Attualità Centro Storico / Piazza San Giustino

Spunta una testina di Venere ma piazza San Giustino non diventa parco archeologico, proseguono i lavori di riqualificazione

“Allo stato non vi sono elementi per poter parlare di ritrovamenti clamorosi” secondo la Soprintendenza. Sono invece previsti i sondaggi sull’altra porzione di piazza alla ricerca dell’elegante mosaico studiato dallo storico Zecca

Archeologia preventiva. Nessuna fuga in avanti per non creare false aspettative. “Allo stato non vi sono elementi per poter parlare di ritrovamenti clamorosi, dunque non sussistono i presupposti per cambiare il progetto di riqualificazione della piazza la quale sarà restituita alla cittadinanza al fine di garantirne la fruizione originaria per la quale era stata pensata”.

Questa la posizione della Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio espressa dalla soprintendente Rosaria Mencarelli, nel corso della conferenza stampa odierna, tenutasi presso la pinacoteca Barbella, con la presenza dei vertici dell’ente di tutela e dell’amministrazione comunale.

Piazza San Giustino non diventa parco urbano

Piazza San Giustino, nonostante i risultati di assoluto spessore storico-scientifico, ancorché “non clamorosi”, espressi dai sondaggi appena conclusisi nella porzione antistante palazzo di giustizia e palazzo Mezzanotte, non diventerà un parco archeologico. A dire il vero la Soprintendenza non si era mai sbilanciata su questa eventualità, consapevole dell’impatto urbanistico e dei costi di una simile scelta. E men che meno l’attuale giunta che ha ereditato il progetto di riqualificazione dall’amministrazione Di Primio, dunque teoricamente aperta ad ogni discorso di valorizzazione nel segno della continuità ma nei fatti vincolata da cogenti limiti di bilancio ed ottimizzazione delle risorse.

 Tuttavia la creazione di un parco urbano, espressione di varie fasi della millenaria storia di Teate, era attesa, se non invocata, da diversi ambienti della società civile. Forse perché la città, in passato, ha subito varie manomissioni del proprio patrimonio storico-archeologico, ad iniziare dalle devastazioni barbariche, passando per quelle compiute dai francesi nell’801,per infine approdare, dopo varie “rasature” settecentesche ed ottocentesche, ad interventi non proprio ortodossi [eufemismo] di epoca recente sul suo tessuto monumentale, emerso e sommerso.

Dunque, in molti si sono chiesti se magari questa fosse la volta buona per tramandare alle nuove generazioni uno spicchio di storia mai indagata, e quindi affidare a giovani e studenti, e non solo ad appassionati ed estimatori, uno spaccato fruibile della loro storia. E’ prevalsa, invece, la linea pragmatica condivisa dai due enti, della studio scientifico, accurato ed anche appassionato, va detto, degli addetti ai lavori senza che ciò potesse o dovesse comportare lo snaturamento del progetto di riqualificazione dell’area di Colle Gallo.

conf stampa barbella-2

 “Soprintendenza e Comune intendono rispettare la vocazione della piazza - ha spiegato il sindaco Diego Ferrara - ed in tal senso gli interventi di riqualificazione vanno verso il pieno recupero funzionale di uno spazio che da sempre è stato considerato quasi esterno al centro storico, questo non significa che l’amministrazione comunale non sia interessata anche alle presenze archeologiche, tutt’altro, lo dimostrano le sinergie messe in campo, nonché l’ampia disponibilità ad esaltare questa occasione, come ogni altra futura occasione, per creare luoghi e strumenti espositivi dei risultati conseguiti ed illustrarli alla cittadinanza”. Si pensa ad una struttura, un piccolo “ridotto” museale di estrazione informativa, che racconti ai teatini, col corredo di fotografie e contenuti virtuali, il posizionamento dei reperti e le di essi datazioni, funzioni e caratteristiche. 

Ma già la accurata relazione della dottoressa Rosanna Tuteri, funzionaria responsabile degli scavi e coordinatrice del team di esperti che con dedizione e competenza hanno condotto i sondaggi [Maria Di Iorio e Paola Riccitelli, archeologhe; Paolo Fraticelli, architetto; Sabatino Letta, assistente scientifico; Serafino Lorenzo Ferreri di KimeraSrl, curatore dei rilevamenti fotogrammetrici e tridimensionali in movimento; Silvano Agostini ed Isabella Pierigè, rispettivamente autori delle analisi petrografiche e paleobotaniche; Fabio Colantonio, geologo, curatore delle prospezioni non invasive sull’area d’intervento], offre spunti di qualificato spessore scientifico-documentale. 


Spunta la testina di Venere

Oltre alla conferma di “poderose mura in opera laterizia di epoca post-classica, murature di epoca altomedioevale e medioevale, spesso realizzate con elementi di spoglio di epoca romana fra cui cubilia e frammenti di colonne e semicolonne scanalate, nonché di porzioni murarie pertinenti a cisterne o ad un grande ambiente interrato che conserva un lacerto pavimentale [opus spicatum, ndc] e di un ambiente domestico-artigianale anch’esso medioevale dotato di un piccolo silos per la conservazione delle granaglie”, i sondaggi della porzione nord-ovest di piazza San Giustino hanno restituito un pregevole torsetto limitato alla zona della nuca sul quale si distingue un ornamento o treccia e, questo il pezzo forte presentato alla stampa, “una finissima testina femminile in marmo raffigurante Venere”. 

Trattasi di un marmo greco che realizza, nella qualità e nelle fattezze del modello raffigurato, il logotipo della famosa e splendida Venere di Milo, scolpita per l’appunto nel pregiato marmo dell’isola di Paros. Ma si potrebbe fare ancora di più per la ricostruzione della sintesi delle conoscenze. “L’indagine preliminare”, si legge nella nota ‘Una Finestra si è aperta sul passato di Chieti’ diffusa dalla Soprintendenza, “si è fermata per necessità alle fasi medioevali presenti nel sottosuolo di piazza San Giustino, mentre nell’assetto generale sono stati riconosciuti ed individuati gli indizi di una più antica sistemazione urbana, di età romana  repubblicana ed imperiale … i cui livelli potrebbero trovarsi a quote più profonde rispetto ai piani attualmente evidenziati, tanto che per raggiungerli correttamente occorrerebbero mesi di scavo…”. Ne consegue che con più tempo a disposizione, e con più fondi, gli esiti dei sondaggi avrebbero potuto rivestire un carattere definitivo. 

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Oscar D'Angelo
 

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