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Ripresa post Covid, lo psichiatra Di Giannantonio: “Italiani divisi tra progetti e rimpianti”

L’analisi del presidente della Società italiana di psichiatria (Sip) sulle ansie più comuni che gli italiani manifestano nell'era Covid

Paura del futuro e dei fallimenti personali tra le ansie più comuni che gli italiani manifestano nell'era Covid. A spiegarlo all'Adnkronos Salute è il professor Massimo Di Giannantonio, presidente eletto della Società italiana di psichiatria (Sip) e ordinario di psichiatria all'università d’Annunzio.

"Con la ripresa - chiarisce lo psichiatra - gli italiani sono 'divisi', psicologicamente, tra la spinta positiva a costruire e progettare e il sentimento negativo di rimpianto di ciò che la pandemia ci ha portato via e della vita 'pre Covid' che si teme non possa tornare. Una condizione, quest'ultima, che se preponderante, può creare disagi emotivi, che devono essere affrontati chiedendo aiuto e 'potenziando le relazioni' all'interno del proprio ambiente familiare e sociale o, se è necessario, ricorrendo al sostegno psicologico porta con sé due condizioni che sono completamente conflittuali". E ancora: "Le mancanze, le interruzioni, le frustrazioni si portano dietro un carico di dolore e sofferenza, di difficoltà e inibizione che rendono difficile se non impossibile una riprogettazione, una ripartenza".

Allo stesso tempo, secondo lo specialista, la paura del futuro si traduce in timori di nuove tragedie imprevedibili, ma anche di un fallimento personale e dell'incapacità di fare fronte alle insidie che si presenteranno: ansie che, potrebbero emergere sempre di più anche nel 'post-pandemia'.

"Le nuove ansie e le nuove paure – dice ancora lo psichiatra - sono soprattutto quelle del fallimento, economico, ma anche emotivo e emozionale. Si osserva, inoltre, la paura di un futuro, visto non più come evolutivo e migliorativo, ma regressivo e degenerato. Infine, ed è questa è la cosa più seria e che noi riscontriamo in maggiore misura, c'è una sensazione preponderante di incertezza: il timore che, siccome è accaduta una tragedia di questo genere senza nessuna avvisaglia e senza nessun sistema per difendersi, tutto questo possa accadere di nuovo, in una modalità imprevista, imprevedibile non 'parabile'. Cresce – conclude Di Giannantonio - in molte persone e con ricadute psicologie forti, l'idea che il futuro, oltre che essere una grande opportunità, può diventare una fonte di rischio, di pericolo, di sofferenza e di dolore”.

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