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Bimbi a scuola con il pranzo "al sacco": un ricorso al Tar blocca il servizio mensa, insorgono le famiglie

Il Comune ha ufficialmente comunicato che i genitori dovranno provvedere a preparare i pasti, che non potranno essere consegnati durante gli orari didattici. Il caso diventa politico: la Lega si schiera contro sindaco Ferrara e assessore Giammarino

Nelle scuole di Chieti riparte il tempo pieno, ma il servizio mensa resta fermo al palo, in attesa di una decisione del tribunale amministrativo regionale che tarda ad arrivare. Così i bambini, alunni della scuola dell'infanzia e della primaria, fino a data da destinarsi dovranno pranzare in classe con un panino o un pasto freddo portato da casa. 

La decisione, già nell'aria da qualche giorno, è stata comunicata ufficialmente alle dirigenti dei quattro comprensivi e alle famiglie soltanto oggi, a tre giorni dall'inizio del tempo pieno e alla fine della terza settimana dell'anno scolastico. Una scelta che non è stata accolta certo con favore: dopo le polemiche sulle tariffe per i non residenti che usufruiscono della refezione scolastica, ora centinaia di famiglie lamentano scarsa trasparenza da parte del Comune. Ma soprattutto, sul fronte pratico, mamme e papà devono organizzarsi per riuscire a garantire la preparazione del pasto ai propri figli, con le indicazioni fornite dagli istituti scolastici, aggiungendo un impegno ulteriore alla già densa routine quotidiana. 

La decisione di autorizzare il "panino", rigorosamente mangiato in aula per il protocollo anti Covid, deriva dall'attesa del pronunciamento del Tar. A luglio, il Comune aveva presentato il nuovo gestore del servizio mensa, il Consorzio appalti italia. Ma, nel frattempo, è stato presentato ai giudici amministrativi un ricorso sull'aggiudicazione della procedura di appalto. Così, in attesa della decisione del tribunale amministrativo, l'ente ha deciso di tenere in sospeso l'avvio del servizio, con l'auspicio "di rendere operativo al più presto, qualora i giudici amministrativi si esprimano positivamente in merito alla procedura".
 
“Si tratta di una decisione condizionata oggi - dicono il sindaco Diego Ferrara e l'assessora alla Pubblica Istruzione Teresa Giammarino - dal pronunciamento del Tar Abruzzo atteso da giorni, in merito al ricorso delle parti soccombenti nel nuovo appalto della ristorazione. Durante la riunione della commissione Mensa, un mese fa, a cui ha partecipato anche il nuovo gestore, avevamo riscontrato la disponibilità della ditta a farsi carico della ripartenza del servizio già in coincidenza con la riapertura della scuola. In quella sede non si era fatto cenno al ricorso, in quanto inizialmente l’udienza sulla sospensiva era fissata al 10 settembre e le presidi avevano indicato come data di inizio il 4 ottobre".

Ma l'udienza è slittata poi al 24 settembre e, ad oggi, non è ancora arrivato il responso. "Attualmente è questa l’unica ragione di stallo - garantiscono gli amministratori - che ci costringe a chiedere ai 4 Comprensivi di consentire alle famiglie di organizzarsi con il pasto da casa, in attesa che la mensa possa partire con le dovute accortezze, cosa che accadrebbe in pochissimi giorni nel caso in cui dai giudici amministrativi non arrivi nessuno stop. Intanto è necessario che l’attività didattica vada avanti e, con essa, si sollevino le famiglie dai disagi dei ritardi che, nostro malgrado, scontiamo sull’attivazione del servizio. Siamo tuttavia fiduciosi che entro mercoledì la decisione venga espressa, in modo da consentirci di agire di conseguenza e, alla ditta affidataria, di approntare nel miglior modo il servizio e dare risposte positive alle famiglie e ai ragazzi che hanno diritto al pasto”.

Le spiegazioni del Comune, però, sono state ritenute insufficienti e tardive da parte di molte famiglie, che ora devono riorganizzare le loro giornate in funzione del nuovo impegno. Tanto più che il responso del Tar potrebbe avere anche un esito diverso. 

Nella circolare inviata alle famiglie, intanto, si suggerisce che "nell’interesse primario della salute dei bambini, è importante che vengano assicurate idonee condizioni igieniche degli alimenti consumati. Si consiglia, pertanto, di scegliere alimenti non facilmente deperibili in quanto questi, conservati a temperatura ambiente per ore, sono esposti ad un significativo rischio di alterazione, con pericolo di proliferazione di batteri responsabili di malattie gastrointestinali anche severe. Si informa che la scuola non è provvista di frigoriferi per conservare alimenti deperibili a temperatura ambiente, né di forni per riscaldare pietanze".

Il documento consiglia anche di "variare la tipologia di alimenti, e di prevedere almeno una porzione di frutta e verdura, una porzione di farinacei, una porzione di proteine; si consiglia di portare acqua non gasata. Si sconsigliano: bibite gasate, cibi da fast-food, merendine, patatine fritte".

I bambini dovranno portare con sé il proprio pranzo già dal mattino: i genitori, infatti, non sono autorizzati in nessun caso a consegnare loro i pasti durante l'orario scolastico. Ovviamente gli alunni dovranno avere la propria dotazione di tovaglietta, tovagliolo di carta, bicchiere, piatti e posate usa e getta, apparecchiare il proprio banco, sparecchiare e gettare via i rifiuti da smaltire.  

E il caso "panino" diventa anche una polemica politica, con il capogruppo della Lega Mario Colantonio che accusa Ferrara e Giammarino di aver "continuato per mesi a fare spot sul nuovo affidamento del servizio di refezione scolastica, mai partito all'aperture del 13 settembre". 

"Solo ora - incalza - sembrano aver compreso che c'è un giudizio pendente verso il Tar nei confronti dell'esito di gara da parte di due aziende partecipanti e quindi si arriverà a pronunciamento dell'esito che rimane sempre più incerto".

"Cosa più grave - aggiunge - è che pervengono notizie da genitori ormai disperati perché le scuole stanno provvedendo, dietro raccolta firme degli stessi genitori, a organizzare la mensa autonomamente. Da lunedì quindi con panino e poi non si sa, anche se questo metodo,come già noto, è stato forzatamente utilizzato dal primo giorno di scuola da tutti quei genitori che per motivi di lavoro hanno dovuto obbligatoriamente aderire al tempo pieno. Al disagio e alla rassegnazione dei tanti genitori e famiglie, si assommano le incertezze di circa 70 lavoratori che permangono senza lavoro ed hanno un futuro appeso al filo dell'esito del Tar, sempre che non si prosegua con il Consiglio di Stato".

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