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Impianti sciistici chiusi, gli operatori della Majelletta chiedono protocolli precisi per lavorare

La titolare dell'impianto Francesca Primavera spiega che senza un regolamento chiaro "non si può rischiare". Per Eugenio 'Tetè' Di Francesco servono "poche chiacchiere e più fatti"

Sciare si, sciare no? A tenere banco in questi giorni è il tema della riapertura degli impianti sciistici. Dopo lo stop del 24 ottobre, gli impianti sono chiusi, ma l’avvicinarsi del Natale obbliga i governi a prendere una decisione. Che non potrà essere limitata localmente. Per questo il governo sta trattando per trovare un’intesa europea che consenta uno stop della ripresa delle attività. Decisione fortemente contestata dalle regioni interessate e dalle categorie, che temono un tracollo economico.

“Tutti abbiamo voglia di tornare a sciare e noi operatori di riaprire gli impianti – dice Francesca Primavera che gestisce gli impianti Majelletta we - il vero problema  è che, ad oggi, non abbiamo un protocollo dettagliato per gestire l’affluenza. Se dobbiamo aprire servono indicazioni precise sul distanziamento, l’uso delle mascherine e in generale sulla gestione del tutto per evitare il ripetersi delle scene viste non più tardi di un mese fa a Cervinia, con lunghe code su seggiovie e skilift e assembramenti in biglietteria”.

A fronte di un regolamento preciso ci sarebbe la possibilità di provare a far partire la stagione. ”Vista anche la scorsa stagione senza neve noi siamo prontissimi a ripartire ma – sottolinea Primavera – ci vuole grande attenzione perché parliamo della salute delle persone e di eventuali investimenti da fare. Non può essere un esperimento da cui poi tornare indietro. Ci vuole pazienza da parte nostra e dei clienti, tutti abbiamo voglia ma c’è una pandemia in corso. Non vediamo l’ora di ripartire ma il primo aspetto riguarda la tutela della salute”.

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Secondo Eugenio “Tetè” Di Francesco la mancanza di cabinovie sulla Majelletta “potrebbe essere un vantaggio sotto l’aspetto del mancato assembramento”. A Passo Lanciano secondo lo storico maestro di sci un modo per poter lavorare “si potrebbe trovare anche perché stiamo subendo danni economici enormi –spiega Tetè – servono poche chiacchiere e più fatti, soprattutto sugli aiuti del governo”. Anche la Regione ha sbagliato secondo Di Francesco perché “andavano distinte le restrizioni per provincia visto che L’Aquila e Chieti hanno un situazione contagi molto diversa”.

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