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Referendum 12 giugno, D'Avolio (Anm Abruzzo): "Non è lo strumento adatto per apportare modifiche tecniche alla giustizia"

La presidente dell'Anm Abruzzo (associazione nazionale magistrati), Roberta D'Avolio, spiega all'Adnkronos il suo punto di vista sul referendum del 12 giugno

«Il referendum non è lo strumento migliore per apportare modifiche tecniche alla giustizia».
A sostenerlo è Roberta D'Avolio, presidente dell'Anm Abruzzo, l'associazione nazionale magistrati, alla vigilia del referendum di domenica 12 giugno.

«Trattasi di referendum su materie eterogenee che intervengono su aspetti tecnici della macchina giudiziaria. E il referendum non è lo strumento migliore per apportare modifiche di questo tipo», aggiunge la D'Avolio parlando all'Adnkronos. 

Poi la D'Avolio prosegue: «Il primo referendum sull'abrogazione della legge Severino riguarda l'abrogazione di una normativa prevista anche in altri Paesi per preservare l'onorabilità del munus pubblico, introdotta per dare attuazione alle convenzioni internazionali contro la corruzione. Basti pensare che l'abrogazione di essa travolgerà anche quelle norme che prevedono l'incandidabilità, ineleggibilità e decadenza automatica per parlamentari e rappresentanti di governo condannati in via definitiva con pena superiore a due anni. Cosa significa abrogare questa legge dunque? Un condannato in via definitiva per mafia, corruzione o altri gravi reati può riassumere cariche pubbliche. Chiunque, invece, voglia partecipare a un concorso pubblico continuerà a non poterlo fare attesa l'ostatività di una condanna».

«La separazione delle funzioni in via definitiva tra requirenti e giudicanti», prosegue il magistrato, «impedirà il passaggio tra le funzioni (già oggi soggetto a limitazioni poiché da pubblico ministero se desidero diventare giudice devo cambiare distretto (regione). Tale separazione definitiva allontanerà il pubblico ministero dalla cultura della giurisdizione facendolo diventare un avvocato dell'accusa, anziché un magistrato imparziale alla ricerca della verità. Sulla custodia cautelare, la parziale abrogazione avrà effetti disastrosi per la prevenzione e repressione di molti reati che destano vivo allarme nella società e vi sarà minor tutela dello Stato per reati odiosi nei quali il rischio di ripetizione di condotte criminose è insito nella loro stessa natura. Penso ai delitti di maltrattamenti o di stalking, alla violenza domestica in generale, agli abusi su minori. Escludere la possibilità di adottare misure cautelari per impedire il ripetersi di condotte aggressive produrrà un grave vulnus nella tutela delle vittime e, d'altro lato, aumenterà il senso di impunità per gli autori di così gravi delitti».

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