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Loris Medoro guida il coro del Miserere di Selecchy: "Il ricordo di quel gesto commovente ha fermato la processione"

Il maestro del coro dell'Arciconfraternita che dirige circa 200 coristi racconta le sue emozioni e la dedica che ogni anno viene replicata in piazza Matteotti

Nel 2024 saranno vent'anni alla guida dei cantori. Il maestro Loris Medoro, direttore del coro dell'arciconfraternita del Sacro Monte dei morti a pochi giorni dalla processione del Venerdì santo, momento solenne nel capoluogo teatino, racconta a Chieti Today i ricordi e le emozioni che lo hanno accompagnato in questi anni.     

Da quanto tempo dirige cantori della processione e quante persone sono coinvolte?

"Ho il piacere e l'onore di dirigere il coro dell' Arciconfraternita del Sacro Monte dei morti dal 2004 quando, dopo essere stato cantore (dal 1985) e collaboratore nella preparazione musicale dei coristi, presi il posto del maestro e amico Nino Del Monaco. Il coro è formato da circa 200 coristi divisi in tenori primi, tenori secondi e bassi".

Se dico Venerdì Santo, a cosa pensa?

Prima di tutto ad un momento molto importante per tutti i cristiani, giorno di riflessione e penitenza in cui si celebra la passione e la crocifissione di Gesù Cristo. Poi alla nostra processione, la processione più antica d'Italia, un rito molto importante per tutta la comunità teatina che si unisce in un momento di intenso raccoglimento e di consapevolezza. 'Noi del Miserere' siamo orgogliosi e nello stesso tempo onorati nel sentire la responsabilità di ciò che rappresentiamo per la comunità ed in modo particolare di accompagnare con il nostro canto, la nostra preghiera, il Cristo morto durante la processione".

Quando inizia la preparazione dei cantori in vista del Venerdì Santo?

"Per il coro e l'orchestra inizia tutto il giovedì dopo il mercoledì delle Ceneri nella chiesa di Mater Domini con la benedizione a tutti i componenti dell'arciconfraternita data da Padre Raffaele che ha preso il posto del compianto Padre Lorenzo. Da questo momento la preparazione si svolge con tre appuntamenti settimanali sia per il coro che per l'orchestra".

Quanto è difficile coordinare tutte le figure fra esecuzione, movimento e inevitabile emozione dei protagonisti?

"I circa 200 coristi si applicano con impegno e dedizione animati da un forte spirito religioso e di tradizione e per questo li ringrazio uno ad uno. Le problematiche da risolvere sono tante, specialmente quando siamo per le strette vie della citta e la distanza  impedisce un ascolto e una visibilità ottimali, ma l'attenzione e la concentrazione di tutte le componenti riesce a far sì che si riesca a portare avanti il canto con ordine ritmico e melodico. L'emozione? In me è sempre fortissima e presente specialmente nel momento dell'uscita dalla cattedrale nel vedere la piazza gremita e in un silenzio fuori dalla norma. Un colpo al cuore al quale si reagisce alzando la bacchetta e dando inizio al nostro canto struggente e meraviglioso. Posso affermare che per i coristi è la stessa identica cosa, un'emozione indescrivibile".

Qual è il ricordo più significativo dell'esperienza da protagonista di quello che è il giorno più importante per la città di Chieti?

Tanti, ma forse i più significativi sono due. Il primo è quello del 2009, l'anno del tragico terremoto dell'Aquila, quando per la prima volta la processione è uscita fuori dalle mura e dal percorso storico passando dietro la Civitella. Come dimenticare l'emozione e la commozione di quelle tre strofe del nostro Miserere cantate rivolgendo lo sguardo verso L'Aquila e il pensiero rivolto ai nostri fratelli sofferenti. Momento indescrivibile e indimenticabile. Il secondo a piazza Matteotti il primo anno della mia direzione. Avevamo appena terminato una strofa del nostro canto e all'arrivo in piazza una signora in carrozzina è scoppiata in lacrime lamentandosi per la fine del canto. A quel punto un'altra donna disse: 'non ti preoccupare, ora arriva Loris e ci pensa lui'. Inutile dire che non conoscevo nessuna delle due signore ospiti del vicino ospizio e la cosa mi colpì. Passato dall'altra parte per vedere, mi presero la mano, alzai la bacchetta e il coro è partito con una strofa dedicata a tutte le persone inferme che erano lì sedute. Da quell'anno il coro si ferma sempre in piazza e dedica una strofa a tutte le persone disabili che ormai si riuniscono abitualmente in questo luogo".

Qual è stata l'edizione che ricorda come la più bella o suggestiva finora?

"Non so che dire. Tutte sono state emozionanti, belle e suggestive anche se diverse tra loro.  Per concludere posso affermare che dirigere il coro del Miserere per me è motivo di orgoglio. Sono onorato di ricoprire questa carica che richiede tanta fatica e lavoro ma che ti fa vivere momenti di emozione, passione  commozione unici. Un grazie al governatore Giulio Obletter e a tutta l'Arciconfraternita ma in particolare a tutti i miei coristi che si mettono a disposizione con serietà, attenzione ed impegno. Senza di loro non si potrebbe realizzare nulla".

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