A Chieti il primato per le perdite d'acqua nella rete, alto livello di insoddisfazione in tutto Abruzzo
L'esito del focus tematico pubblicato dall'Istat in occasione della Giornata mondiale dell'acqua, istituita dalle Nazioni Unite nel 1992, che ricorre il 22 marzo
Chieti è la località italiana in cui si raggiunge la percentuale maggiore di perdite idriche, con un valore del 71,7%. È quanto emerge dal focus tematico pubblicato dall'Istat in occasione della Giornata mondiale dell'acqua, istituita dalle Nazioni Unite nel 1992, che ricorre domani (martedì 22 marzo).
Il rapporto presenta i risultati provenienti da diverse indagini, elaborazioni e analisi e offre una lettura integrata delle statistiche sulle acque con riferimento agli aspetti legati al territorio e alla popolazione.
Ed è così che Chieti conquista il triste primato, prima di Latina (70,1%), Belluno (68,1%), Siracusa (67,6%). È ormai noto, infatti, che non tutta l'acqua immessa viene effettivamente erogata agli utenti finali. Nel 2020 sono andati dispersi 0,9 miliardi di metri cubi, pari al 36,2% dell'acqua immessa in rete (37,3% nel 2018), con una perdita giornaliera per chilometro di rete pari a 41 metri cubi (44 nel 2018). Proseguendo la tendenza già segnata nel 2018, le perdite totali di rete si riducono di circa un punto percentuale. Le perdite totali di rete hanno importanti ripercussioni ambientali, sociali ed economiche, soprattutto per gli episodi di scarsità idrica sempre più frequenti. Sono da attribuire a fattori fisiologici presenti in tutte le infrastrutture idriche, alla vetustà degli impianti, prevalente soprattutto in alcune aree del territorio, e a fattori amministrativi, riconducibili a errori di misura dei contatori e ad allacci abusivi, per una quota che si stima pari al 3% delle perdite.
Non va meglio nel resto d'Abruzzo: in regione, infatti, per il 2021 c'è un significativo livello d'insoddisfazione, pari al 23,1% nel giudizio espresso dalle famiglie riguardo ai diversi aspetti del servizio di fornitura di acqua potabile nelle abitazioni (regolarità della fornitura, livello di pressione, odore, sapore, limpidezza dell'acqua, frequenza della lettura dei contatori e della fatturazione e comprensibilità delle bollette).
Poco meno del 90% delle famiglie italiane si dichiara molto o abbastanza soddisfatto per l'assenza di interruzioni nella fornitura; Calabria, Sicilia, Abruzzo e Sardegna presentano le quote regionali più alte di famiglie poco o per niente soddisfatte (rispettivamente 33,6%, 31,3%, 21,8% e 18,5%). Le famiglie residenti nelle regioni del Mezzogiorno e del Centro si dichiarano mediamente più insoddisfatte del livello di pressione dell'acqua rispetto alla media nazionale (15,4%), con quote di insoddisfazione più elevate in Sicilia (28,6%), Calabria (26,3%), Abruzzo (23,2%) e Lazio (21,4%).
La frequenza di lettura dei contatori è molto o abbastanza soddisfacente per quasi otto famiglie su 10 ma, anche in questo caso, la quota di famiglie poco o per niente soddisfatte (il 22,8% in media nazionale) presenta un forte divario territoriale, con elevate percentuali di bassa soddisfazione soprattutto in Sicilia (39,7%), Calabria (38,9%), Abruzzo (35,5%) e Basilicata (34,7%).
La comprensibilità delle bollette è l'aspetto della fornitura dell'acqua nelle abitazioni che meno soddisfa le famiglie; quelle molto o abbastanza soddisfatte sono circa il 66,5%. Molto al di sopra della media nazionale le famiglie insoddisfatte nelle regioni del Mezzogiorno (Sicilia 48,1%; Abruzzo 45,1% e Sardegna 43,3%).
La quota di famiglie che lamentano irregolarità nel servizio di erogazione dell'acqua nelle loro abitazioni è pari al 9,4% nel 2021 e si presenta pressoché stabile nell'ultimo triennio. Il disservizio investe in percentuali molto diverse tutte le regioni e interessa 2,4 milioni di famiglie residenti, di cui 1,5 milioni nel Mezzogiorno (63,9%).