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Ennesima morte sul lavoro, dopo la tragedia di Ortona i sindacati invocano maggiore impegno per la sicurezza

Più di 10 i morti sul lavoro in Abruzzo nell’anno su un totale di quasi 1000 in tutta Italia

Profondo cordoglio, ma anche la richiesta decisa a un maggior e impegno da parte di tutti per garantire la sicurezza sul lavoro sono stati espressi dai sindacati abruzzesi dopo la morte di un lavoratore marittimo, avvenuta ieri nel porto di Ortona. L'ennesimo incidente sul lavoro stavolta si è verificato a causa della rottura di un gancio che ha colpito violentemente il marittimo, rendendo vano ogni tentativo di soccorso.

La Cgil provinciale esprime la più sentita vicinanza alla famiglia del lavoratore coinvolto nell’ennesimo infortunio mortale sul lavoro a Ortona. “Come sindacato – dice il segretario generale Cgil Chieti, Francesco Spina- continuiamo a ribadire la necessità che si facciano attività di prevenzione e si potenzino i servizi di controllo. Abbiamo ribadito al tavolo regionale ex art. 7 del decreto 81 che finalmente si è riunito lo scorso 2 novembre dopo anni di inattività che serve più concertazioni tra i soggetti preposti alla tutela, una prevenzione e informazione, una formazione continua sui rischi e investimenti sull’ammodernamento delle attrezzature. Occorre fare sul serio, attivare ogni azione per rimettere al centro il diritto al lavoro e quello alla salute e alla vita”.

Sono oltre 12 mila gli infortuni dichiarati e 12 i morti in Abruzzo fino ad oggi:  numeri spaventosi davanti ai quali per il sindacato serve agire con convinzione.

“È in atto una strage continua che non può essere accettata in un Paese civile come il nostro, per cui l’Ugli si unisce nell’esprimere il suo cordoglio alla famiglia della vittima. In tal senso, invitiamo il Governo a inserire il tema della sicurezza nei luoghi di lavoro tra le priorità dell’agenda politica”  dichiarano in una nota congiunta il segretario generale Ugl Paolo Capone e quello regionale Gianna De Amicis che chiedono “di favorire una maggiore cultura della sicurezza sul lavoro, attraverso corsi di formazione destinati ai lavoratori e alle imprese rafforzando, al contempo, i controlli sui luoghi di lavoro”.

"Non si può perdere la vita sul lavoro dobbiamo fermare questa emergenza, - così, Giovanni Notaro, segretario generale Cisl Abruzzo Molise e Amelio Angelucci, della Fit Cisl  Abruzzo Molise - . La sicurezza non è un costo dobbiamo fare qualcosa di molto più concreto per fermare questa terribile serie di infortuni mortali. Esprimiamo profondo cordoglio e vicinanza alla famiglia del lavoratore. Dobbiamo fermare la strage che riguarda ormai tutti i settori economici e produttivi ed ogni fascia di età. Un fatto grave ed inaccettabile”.

E ancora: “Le morti sul lavoro restano l’emergenza più grande e sono uno sfregio ai valori fondamentali. C’è una piattaforma sindacale unitaria, denominata “Patto per la salute e la sicurezza sul lavoro”, nella quale chiediamo un rafforzamento delle misure di contrasto, con più controlli e investimenti nella formazione a cominciare dalle scuole, per far crescere la cultura della prevenzione e sicurezza insieme alla cultura della legalità, per garantire la salute e sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori”, concludono i due segretari regionali della Cisl e della Fit Cisl.

Per Romeo Pasquarelli, coordinatore Usb  Lavoro Privato Abruzzo e Molise  “la morte di un lavoratore sul posto di lavoro non è e non deve essere fatto passare per una casualità, le responsabilità ci sono sempre, che siano dirette o indirette e vanno ricercate per il rispetto che si deve al lavoratore. Non è mai una casualità, le responsabilità sono di tanti e molteplici: la carenza di personale negli enti di controllo, ridotti all’osso, la superficialità con cui si continua ad affrontare questa 'strage giornaliera', l’ipocrisia sindacale di Cgil, Cisl e Uil  che chiedono più sicurezza a livello mediatico ma poco fanno per contrastarla realmente, la mancanza nella legislazione di un reato che inchiodi le imprese ad una vera prevenzione sulla sicurezza, ecc. L’Usb da anni chiede alla politica l’introduzione del 'reato di omicidio sul lavoro' e attraverso il gruppo parlamentare Manifesta, nella legislatura appena terminata, aveva anche presentato in Parlamento una proposta di legge che i nostri politici si sono ben guardati dal discutere. La formazione in materia di sicurezza è insufficiente e comunque non basta ad evitare questi drammi vista la dilagante precarietà del lavoro che rende sempre più deboli i lavoratori. Ci aspettiamo vera giustizia per il 41enne lavoratore di origine filippina, colpito da un gancio di un cavo di una gru di movimentazione carichi mentre era su un’imbarcazione, ma purtroppo sappiamo che così non sarà. Il caso di Luana D’Orazio, morta triturata da un macchinario non in sicurezza, è solo un esempio di come finiscono queste orribili situazioni".
 

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