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Sindaco di Fara San Martino a processo per la morte di una turista, solidarietà di Anci Abruzzo

"In questo contesto di norme e regolamenti - denuncia il presidente Anci D'Alberto - diventerà sempre più difficile fare il mestiere di sindaco". Oltre a De Vitis sono state rinviate a giudizio altre quattro persone

L'Anci Abruzzo si stringe intorno al sindaco di Fara San Martino, Carlo De Vitis, rinviato a giudizio per la morte di Sandra Zanchini, turista ravvenate colpita da un masso durante un'escursione alle Gole nell'estate 2019 e deceduta qualche giorno dopo. 

Il 27 settembre prossimo, oltre al primo cittadino, andranno a processo il responsabile dell’Ufficio tecnico del Comune Enrico Del Pizzo, il legale rappresentante dell’ente parco nazionale della Majella all’epoca dei fatti Claudio D’Emilio, l’ex direttore dell’ente parco Luciano Di Martino, l’accompagnatore dell’escursione guidata Simone Barletta.

"La richiesta di rinvio a giudizio del sindaco di Fara San Martino Carlo De Vitis - scrive in una nota il presidente di Anci Abruzzo, Giangiudo D'Alberto - pone ancora una volta un problema enorme: in questo contesto di norme e regolamenti diventerà sempre piu' difficile fare il mestiere di sindaco. Un problema che Anci ormai da anni ha posto all'attenzione del Governo e del Parlamento".

"Possono i sindaci - si chiede il primo cittadino di Teramo - rispondere personalmente, e penalmente, per valutazioni non ascrivibili alle loro competenze? Possono i sindaci continuare a essere i capri espiatori, le uniche istituzioni sulle quali si scarica il peso di scelte dalle enormi responsabilità? Possono essere condannati perché fanno il loro lavoro? Questa funzione, che rappresenta l'essenza stessa della nostra democrazia, in quanto diritto di tutti a guidare la propria comunità, rischia di trasformarsi in un grande paradosso, perché soprattutto nei piccoli centri è diventato persino difficile trovare persone disposte a svolgere il ruolo di sindaco: prevale sempre più spesso il timore di rimanere travolti da norme di difficile applicazione, a volte incomprensibili perché magari pensate o scritte da chi non si è mai confrontato con il duro lavoro di amministratore".

Sull'incidente capitato alla turista, secondo l'accusa del pm Marika Ponziani "vi fu omissione nell'adozione di opportune cautele e, in particolare, all'ingresso e lungo il tragitto del sentiero numero 20 dell'itinerario H1 del parco nazionale della Majella di pertinenza del Comune, e cogestito con l'ente parco, di cartelli indicatori del pericolo di caduta massi e delle precauzioni da adottare, e ciò nonostante il fatto che l'area e le stesse pareti sovrastanti il sentiero fossero state interessate anche in tempi recenti da smottamenti ed eventi gravitativi".

"Oltre al dolore che un sindaco prova per queste tragedie che segnano le famiglie delle vittime - prosegue D'Alberto - deve anche rispondere penalmente per valutazioni che certamente non possono essere ascritte alla sua responsabilità diretta. In particolare sulle nostre montagne, dove vi sono migliaia di chilometri di sentieri, il concetto di segnalazione di pericolo latente ha un'applicazione molto difficile da rendere operativa. Esprimiamo la nostra solidarietà al sindaco De Vitis e siamo certi che sarà in grado di far valere le ragioni oggettive della sua difesa. Non dubitiamo del lavoro della magistratura, sia inquirente che giudicante, non lo abbiamo mai fatto e non lo faremo neanche in questa circostanza, così come rispettiamo profondamente il dolore e la ricerca di giustizia dei parenti delle vittime, ma sentiamo la necessità di richiamare con forza l'attenzione del legislatore - conclude il presidente dell'Anci Abruzzo - sulla necessità di un intervento normativo decisivo e risoluto di modifica del Testo Unico degli Enti Locali, altrimenti in questo contesto, come abbiamo più volte denunciato, perché già accade per i piccoli Comuni, non avremo più cittadini disposti ad assumere la carica di sindaco. Tale richiesta di modifica legislativa costituisce una ennesima conferma del rispetto per il ruolo dei sindaci e per il ruolo fondamentale della magistratura chiamata spesso a dare seguito a leggi talora non rispondenti a criteri di ragionevolezza", conclude D'Alberto.

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