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Le chiese non riaprono, monsignor Forte: "Il Governo viola la libertà di culto garantita dalla Costituzione"

L'arcivescovo di Chieti-Vasto si appella alla legge italiana e dell'Unione Europea per invocare la ripresa delle celebrazioni, con tutte le dovute cautele e il distanziamento sociale

Fa riferimento alla Costituzione italiana, l'arcivescovo di Chieti-Vasto, monsignor Bruno Forte, per avallare la richiesta della Cei di riaprire, nella cosiddetta fase 2, le chiese e consentire la celebrazione delle messe. 

La Conferenza episcopale italiana, infatti, all'indomani della presentazione del nuovo decreto in vigore da lunedì 4 maggio, ha espresso in maniera molto ferma il "disaccordo dei vescovi" sul rinvio delle celebrazioni eucaristiche. 

Un appello a cui fa eco monsignor Forte: "Come cittadino italiano - dice - mi rifaccio all’articolo 19 della Costituzione della Repubblica che testualmente dice: 'Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto'. Questo principio, ulteriormente affermato dall’Unione Europea dalla Carta di Nizza all’articolo 10, dove si parla di libertà di coscienza, è di fatto violato da un Governo che proibisca la partecipazione dei fedeli al culto. La Cei chiede il rispetto della norma costituzionale".

"Certamente - prosegue - la violazione non è stata fatta con intento negativo, ma l’aspetto più preoccupante è che questo Governo sembra considerare indispensabili medicine e alimenti, com’è ovvio, ma non l’alimento spirituale di cui la gente ha più che mai bisogno e che tanti chiedono! In questa valutazione non c’è alcun intento polemico, ma la volontà di salvaguardare un diritto vitale. Occorre rispettare la libertà di culto e lasciare alla Chiesa e ai suoi pastori (come alle altre comunità religiose presenti in Italia) la responsabilità di prendere le misure necessarie per tutelare la salute di tutti nel suo esercizio, come ad esempio un eventuale aumento del numero di celebrazioni per consentire una distribuzione più articolata dei fedeli in esse, l’attenzione al distanziamento fra le persone, la sanificazione degli ambienti di culto prima e dopo le celebrazioni", conclude. 

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