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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Patricia, dalla Sardegna al SS. Annunziata con un volo d'urgenza: "A Chieti è stata salvata la vita alle mie figlie e a me"

I ringraziamenti della coppia di sardi ai professionisti dei reparti di Terapia intensiva neonatale e di Ostetricia e Ginecologia "eccellenti nella quotidianità", e a una coppia di teatini, che dopo aver letto la notizia su ChietiToday si è presa cura di loro durante una degenza lunga 3 mesi

La gioia di nuova vita che nasce, in questo caso più di una, interrotta dopo quel volo d’urgenza con un aereo militare da Alghero all'aeroporto d'Abruzzo, la speranza, le cure e la solidarietà inaspettata da parte di tutte le persone incontrate lungo questo cammino difficoltoso e speciale. Patricia e il suo compagno Gianni sono rientrati in Sardegna dopo tre mesi trascorsi a Chieti. È qui che è stata salvata la vita delle loro due gemelle e quella della neomamma. E ora, attraverso le pagine di ChietiToday, vogliono ringraziare i professionisti dei reparti di Terapia intensiva neonatale e di Ostetricia e ginecologia dell’ospedale SS. Annunziata e una coppia di teatini, che si è presa cura di loro come fossero figli durante la lunga degenza.

Patricia si commuove già solo rispondendoci al telefono, ripensando a quei giorni trascorsi qui. Le sue sono lacrime di gratitudine mentre, tra una poppata e l’altra, ha ripreso la sua vita a Tempio Pausania, in provincia di Sassari, dove vive con Gianni e lavora come educatrice professionale.

Il 10 gennaio scorso, alla 26esima settimana di gestazione di una gravidanza trigemellare, con un volo militare Patricia, che ha 45 anni, viene trasferita dall’ospedale di Sassari a quello di Chieti perché una delle gemelle era in sofferenza. Purtroppo la sera stessa del ricovero, il cuore della piccola smette di battere. Per salvare le altre due gemelle, il professor D’Antonio e tutto il personale medico, ostetrico, infermieristico, operatori sanitari e gli studenti si sono prodigati senza risparmiarsi mai, riuscendole a farle crescere un altro mese fino al 10 febbraio quando, alla 30esima settimana, con cesareo d’urgenza, Anna e Paola vengono alla luce.

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Patricia qualche giorno dopo l'arrivo in reparto a Chieti

“Da quel giorno – racconta mamma Patricia – le mie piccole hanno lottato come vere guerriere come tutti i prematuri nel reparto di Terapia intensiva neonatale, altro reparto d’eccellenza. Io per un’emorragia sono finita in Rianimazione e lì il personale, di eccezionale bravura, mi ha stabilizzata e permesso, dopo due giorni, di tornare in reparto e dalle mie bambine”. Le neonate sono rimaste ricoverate dal 10 febbraio al 2 aprile, periodo durante il quale, ricordano i neogenitori “non sono mancati i sorrisi e parole di conforto, e questo per un genitore disarmato e impotente è impagabile”.

Anche nel reparto di ginecologia-ostetricia la donna, che è rimasta dal 10 gennaio al 23 febbraio, ha ricevuto sempre una parola di conforto ad alleviare la fatica del ricovero e ad attenuare quasi del tutto il senso di lontananza dagli affetti più cari e dalla sua terra. “Tanto che – confessa - una volta dimessa mi sono sentita smarrita, senza più quella protezione che utti mi avevano dato”.  Speciali, poi, le studentesse e gli studenti che ogni giorno “con il loro fresco entusiasmo e la loro straordinaria passione nello svolgere il loro incarico, futura professione, mi hanno coccolata: saranno un esempio che riporterò sempre alle mie bambine affinché anche loro, qualunque mestiere vorranno intraprendere, possano avere lo stesso spirito”.

“A Chieti è stata salvata la vita alle mie figlie e a me”

Per questo e in concomitanza con la festa del lavoro, Patricia e Gianni, a quasi un mese dal ritorno a casa, vogliono essere testimoni di una sanità d’eccellenza e rinnovare pubblicamente i ringraziamenti “a tutto il personale medico e non, che, in tutto il periodo in cui siamo state ricoverate, prima io e poi le nostre bambine, si è preso cura di noi con dedizione, mostrando di essere tutti, nessuno escluso persone che fanno del proprio lavoro una missione. A Chieti abbiamo trovato una enorme competenza da parte di chi lavora con passione dedizione: un’eccellenza nella quotidianità”.

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 Una delle bimbe in ospedale

Non solo la professionalità e l’umanità del personale ospedalieri: a Chieti Patricia, Gianni e le gemelline hanno respirato il calore e le premure di una vera famiglia grazie a Gianfranco e Rosella, una coppia di 70enni la quale, dopo aver letto la notizia del trasferimento d’urgenza su ChietiToday, pensando alla necessità di sostegno vista la lontananza da casa, non ci ha pensato due volte a inviare subito una mail al reparto di ginecologia dando immediata disponibilità alla coppia di sardi. “Questa mail ci è stata subito mostrata da un’ostetrica. Sbalorditi, abbiamo voluto ringraziare la coppia che si è letteralmente donata a noi senza sapere chi  fossimo” dice ancora Patricia. Sin da subito si è stabilito un legame che è diventato speciale per entrambe le parti.

Gianfranco e Rosella, come dei veri nonni, hanno provveduto a tutto ciò di cui i neogenitori avevano bisogno in quel periodo lontano dai propri cari, da soli, in una città sconosciuta: come provvedere a lavare la biancheria per tutto il periodo del ricovero di Patricia e delle neonate, servizio che in ospedale non è presente o, come ha fatto il signor Gianfranco, accompagnando Gianni per ogni commissione, facendogli anche conoscere Chieti. “La loro presenza è stata per noi fondamentale – ribadiscono -  ci ha permesso di sentirci sempre a casa. Non è stato solo un aiuto materiale il loro, ma affettivo e completo in ogni senso. Un esempio di amore incondizionato per il prossimo”. 

Un ricordo indelebile che Patricia e Gianni conserveranno per sempre, ma anche un’amicizia che verrà alimenta con costanza perché i due genitori sardi già l’anno prossimo hanno in programma un viaggio a Chieti per salutare “gli zii”. “Le nostre bambine sono teatine, ogni anno torneremo con loro in questo splendido posto dove abbiamo incontrato soltanto persone gentili e disponibili. E pensare che prima di gennaio non sapevamo nemmeno dove fosse Chieti!”.

“Quando un giorno ho chiesto a Rosella perché lo avesse fatto - racconta ancora Patricia - mi ha risposto così: “Come i miei figli quando sono stati fuori sono stati aiutati, ora ricambio in questo modo” una frase che non dimenticherò mai. Dunque grazie anche a voi che col vostro aiuto avete permesso il formarsi di un legame che ha dello straordinario. Grazie Chieti, una città che avremo sempre nel cuore, dove ritorneremo”. 
 

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