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Lenti telescopiche impiantate a pazienti ipovedenti: è la prima volta in Abruzzo

L'intervento è stato eseguito su tre persone affette da maculopatia nella clinica oftalmologica del Policlinico di Chieti

Per la prima volta in Abruzzo è stato utilizzato un vero e proprio telescopio galileiano miniaturizzato intraoculare per restituire, almeno in parte, la vista alle persone affette da grave maculopatia secca, causa più diffusa di ipovisione e cecità nel mondo.

L’intervento è avvenuto su tre pazienti, assistiti dalla clinica oftalmologica del Policlinico di Chieti, ad opera del professor Rodolfo Mastropasqua, rientrato in Italia dopo aver lavorato per molti anni al Moorfields Eye Hospital di Londra, ed ora professore ordinario all’Università d’Annunzio di Chieti-Pescara, nonché direttore del Centro retina e maculopatie e riabilitazione visiva chirurgica del policlinico universitario di Chieti, con la collaborazione di una equipe altamente qualificata composta da oculisti, ortottisti, riabilitatori visivi ed infermieri.

La lente intraoculare di nuovissima generazione si chiama 'smaller-incision new-generation implantable telescope' e non è altro che un telescopio miniaturizzato che viene impiantato nel corso di un normale intervento di cataratta, in anestesia locale, grazie anche all’impiego del femtolaser, che permette di effettuare tagli di estrema precisione grazie ad un bisturi luce robotizzato.

Questo sistema telescopico consente di sfruttare la parte di macula ancora funzionante, rendendo possibile un miglioramento della visione per vicino e media distanza; l’impianto infatti aumenta di 2,7 volte l’ingrandimento delle immagini e promette un miglioramento della qualità della vita e della vista dei pazienti ipovedenti, che possono tornare ad utilizzare lo smartphone, il pc ed a leggere seguendo la parte riabilitativa nel periodo successivo l’intervento. Infatti le persone operate dovranno 'abituare' il cervello a utilizzare questa parte di retina che torna a funzionare: sono necessarie sedute di riabilitazione visiva nel post-operatorio, nel corso delle quali l’ortottista riabilitatole visivo spiega al paziente come utilizzare al meglio questo sistema rivoluzionario nel campo dell’oculistica.

La maculopatia infatti è una malattia che colpisce la zona centrale della retina: i pazienti affetti da tale patologia hanno una macchia nera, chiamata scotoma, nel centro del loro campo visivo e pertanto sono fortemente limitati nello svolgere le normali attività di vita quotidiana. É definita una malattia sociale perché può presentarsi già intorno ai 50 anni e la sua incidenza aumenta con il crescere dell'età. In Italia colpisce circa il 2% della popolazione, vale a dire più di un milione di persone e si stima che ogni anno, in Italia, si verifichino circa 70mila nuovi casi di degenerazione maculare legata all'età.

I primi sintomi si caratterizzano da visione distorta delle immagini, con l’evoluzione della patologia si assiste ad un progressivo peggioramento della visione fino alla scomparsa della visione centrale. Nel 20% dei casi la degenerazione maculare è di tipo essudativo o umido ed è il risultato di neovasi che crescono all'interno della macula. Da questi vasi neoformati e malformati fuoriesce del liquido che si accumula all'interno della macula o sotto la macula causando edema maculare e distorsione delle immagini; grazie all’impiego di punture intraoculari (anti Vegf), che distruggono i neovasi, questa forma di maculopatia si può curare. Tuttavia nel restante 80% dei casi la maculopatia è di tipo secco e si assiste all’atrofia della retina, purtroppo non curabile.

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