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Gabriele Cirilli traccia il primo bilancio della Factory: "San Salvo ci coccola e l'Abruzzo è sempre nel mio cuore"

Cirilli è entusiasta della sua esperienza con la scuola inaugurata in provincia di Chieti e ci parla del suo rapporto non sempre facile con la terra d'origine

Sulmonese di nascita, abruzzese verace nell'anima e nel cuore e anche se da tanti anni vive lontano dalla sua terra non ha mai dimenticato la sua regione anzi l'ha sempre tenuta ben in mente tanto da decidere di aprire la sua scuola di spettacolo, la Factory, a San Salvo.
Parliamo di Gabriele Cirilli che abbiamo intervistato sia per tracciare un bilancio di metà percorso per questa sua nuova iniziativa che per parlare più in generale della sua carriera, del nostro Abruzzo e del percorso da seguire per restare sulla cresta dell'onda per tanti anni come Cirilli sta riuscendo.

Non solo in televisione con Tale e Quale Show su Rai 1 insieme a Carlo Conti e con il compagno di avventura Francesco Paolantoni, ma anche in teatro dove il contatto diretto con il pubblico per lui resta un aspetto fondamentale. E il legame indissolubile con la sua Sulmona dove c'è casa della mamma e dove torna spesso. 

Siamo più o meno a metà percorso con la scuola di teatro a San Salvo, qual è il bilancio per ora?

«Bilancio non solo positivo ma di più perché i 30 ragazzi che ho scelto, provenienti da tutta Italia, stanno dimostrando di seguire i miei consigli e quelli degli insegnanti che sono insegnanti molto importati come, sono colleghi molto bravi come Silvia Mezzanotte per il canto, Matilde Brandi per la danza, c'è una psicologa, Giorgia Trasselli per storia del teatro e dizione, che è colei che faceva la domestica di Raimondo Vianello e Sandra Mondaini in Casa Vianello. Insomma la scuola non solo sta andando molto ma mi sta dando grandi risultati e stiamo mettendo su lo spettacolo che faremo nella Factory a giugno. E io vorrei farlo girare in tutta Italia perché non voglio fare il tipico saggetto ma un vero e proprio spettacolo teatrale».

Come diceva in questa scuola sono presenti ragazzi un po' da tutta Italia, è un bel riscontro questo?

«È una esperienza nazionale di alta formazione professionale: ho ragazzi dalla Sicilia: Catania, Avola, Palermo; dalla Calabria: Paola; dalla Puglia: Bari e Foggia; dalle Marche: Ancona; ma anche dal nord come Milano in Lombardia, il Piemonte. E poi dal Lazio e anche diversi abruzzesi. Sono tutti molto contenti».

Come si trova nei panni dell'insegnante?

«Ho avuto la fortuna di essere battezzato, anche come insegnante, da Gigi Proietti. Lui aveva capito subito queste mie corde e quando era ancora in vita ha insistito affinché andassi dai giovani a dire come la penso. Mi diceva tu devi portare avanti la nostra ideologia perché è una ideologia quella proiettiana. Quindi lui ha creduto in me e io ho messo in pratica i suoi consigli e mi sto dimostrando un grande insegnate a detta di tutti».

Quanto conta per lei, nonostante le difficoltà che hai dovuto affrontare, aver inaugurato questa attività in Abruzzo?

«Conta tutto perché per me l'Abruzzo, anche se ogni tanto c'è odio per quello che non riesce a darmi, ma c'è troppo amore e quindi non posso dedicare il tempo all'odio perché lo sto dedicando all'amore. Altrimenti non avrei aperto la scuola lì dato che veramente me la stanno chiedendo in tutta Italia. Sicuramente aprirò delle sedi fuori ma ci tenevo ad avere la base in Abruzzo. San Salvo la adoro perché ha capito non solo il mio progetto ma ha capito il mio amore per l'Abruzzo. Quello che purtroppo non riescono a capire altri. Ho provato con la mia città ma prevalgono sempre altri discorsi. Non capiscono il valore delle cose e dove io volevo portare Sulmona. Però non fa niente, adorerò Sulmona e l'Abruzzo sempre».

Che riscontro ha dagli allievi e dai suoi colleghi che l'affiancano in questa avventura?

«Sono tutti contenti di come si gestiscono i rapporti. San Salvo ha una amministrazione che ci coccola, ci capisce, ci ha appoggiato anche economicamente. E ci ha dato la possibilità, oltreché con la scuola, di fare una piccola rassegna teatrale e Sebastiano Somma sarà il primo a salire sul palco l'11 febbraio con il suo spettacolo. E questi appuntamenti per me sono molto importanti, il Comune ci ha dato fiducia e io devo contraccambiare a tutti i costi. Ho trovato veramente casa a San Salvo. Ti dico solo che alcuni allievi, le due ragazze siciliane nello specifico, spesso rimangono ospiti dai loro colleghi quando finisce il corso, perché si sono innamorate del posto. E questo è sintomatico perché se l'Abruzzo riesce a dare questo calore ai miei allievi può farlo per tutta l'Italia».

Nel mondo dello spettacolo non ci si improvvisa, quanto è importante seguire un percorso di formazione come quello che propone? Questo è un messaggio importante?

«È un messaggio fondamentale: intanto va scelto il talento ma poi servono determinazione, professionalità e tanto studio. Non ci si deve abbandonare ai social, agli influencer ma bisogna studiare, perché primo o poi con lo studio si emerge. Lo dico sempre ai miei ragazzi, e alcuni li ho anche rimproverati perché si erano presentati impreparati e loro hanno capito che avrebbero dovuto impegnarsi di più. È come a scuola quando l'allievo capisce che il professore non vuole solo mazzolare ma costruire qualcosa con lui e allora ti segue».

Nonostante il successo che sta ottenendo da anni ha sempre ben presente che senza un impegno costante non si va lontano. Questo deve capire chi si avvicina a questo mondo?

«Non si arriva mai ed è fondamentale dirlo. È difficile arrivare e quando si arriva è difficile rimanere e bisogna avere tanta passione, tanto studio, tanta determinazione per restare su».

Che cosa le manca di più della tua regione?

«Un po' tutto mi manca, la mattina mi vorrei svegliare come quando mi capita di stare lì e affacciarmi alla finestra e guardare l'Appennino, il Morrone, la Maiella. Vorrei sentire quell'aria, ha un odore particolare a seconda del posto dove stai. Mi manca il cibo abruzzese, gli odori e i sapori del mangiare abruzzese. E mi manca, anche se un po' la odio, quella mentalità forte e gentile e quel nostro essere un po' invidiosi verso chi ottiene qualche risultato».

Guardandolo da fuori secondo lei cosa manca al nostro Abruzzo rispetto ad altre regioni più competitive e attrattive della nostra?

«Manca la voglia di uscire, la mentalità del sto bene in Abruzzo. Ma non bisogna restare dentro i confini della nostra regione, bisogna farsi apprezzare fuori. Noi Abruzzo non siamo da meno della Toscana, della Sicilia, della Lombardia. Perché queste regioni devono avere le rassegne cinematografiche e teatrali migliori, possono andare nelle fiere migliori, possono far risultare tutti i prodotti migliori? Noi non siamo meno di nessuno ma noi non siamo pronti. Avevo l'idea di far debuttare i grandi del teatro a Sulmona e c'era la possibilità in cambio di una ospitalità  ma non sono riuscito, questa idea non è stata recepita. Ricordiamoci che Proietti debuttò a Sulmona nel 1975 con "A me gli occhi" poi però si spostò a Roma perché sicuramente abbiamo fatto scappare pure lui nonostante fosse molto legato al teatro stabile d'Abruzzo. Dico un pensiero in libertà: può essere che io non abbia una data abruzzese in teatro e nessuno mi abbia chiamato quando lavoro in tutta Italia? Se riuscissimo a cambiare, e io me lo auspico, noi potremmo essere tra le migliori regioni d'Italia. Sarà dura cambiare questa mentalità».

Quale sogno vorresti ancora realizzare?

«I sogni non devono mai finire e quindi tanti ne vorrei realizzare ma non uno in particolare. Mi piacerebbe continuare a fare questo lavoro con onestà e importanza come sto facendo adesso con stima da parte della gente che è quella che conta poi. Il pubblico ti deve amare non le istituzioni o la politica».

La televisione le sta dando tanta visibilità ma per te è ancora fondamentale il contatto diretto con il pubblico a teatro?

«Assolutamente. Io quest'anno ho potuto girare meno perché sono stato molto impegnato in televisione. Ma anche se per poche date per me è fondamentale stare a teatro a contatto diretto con il pubblico».

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