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45 anni dalla legge sull'interruzione volontaria di gravidanza, a Chieti il 100% di obiettori

È il dato fornito dal collettivo Zona Fucsia e citato dalla Cgil, che chiede la piena attuazione della legge in Abruzzo, dove "sono più dell’80% i medici, anestesisti e infermieri obiettori di coscienza che non garantiscono l’accesso a questa prestazione"

All'ospedale Santissima Annunizata c'è il 100% dei medici obiettori. È il dato fornito dal collettivo Zona Fucsia, in occasione del 45esimo anniversario dall'approvazione della legge 194 sull'interruzione volontaria di gravidanza. 

Una ricorrenza per fare il punto sulla situazione in Abruzzo, tracciata dalla Cgil Pescara, che parteciperà al presidio organizzato per lunedì, nella città adriatica, dal collettivo Zona Fucsia, "per manifestare in difesa della Legge 194/78 e per chiedere la sua piena attuazione".

"Ancora molti - evidenzia la Cgil - sono gli ostacoli che le donne devono superare per vedersi riconosciuto un diritto sancito da una legge dello Stato. Sono più dell’80% i medici, anestesisti e infermieri obiettori di coscienza che non garantiscono l’accesso a questa prestazione nella nostra regione, che con una circolare raccomanda alle Asl di somministrare la pillola RU486 negli ospedali e non nei consultori, come invece previsto dal ministero della Salute, perché non sempre lì ci sono medici. Doppio problema, non solo l’impossibilità di accedere a un diritto, ma ammettere che nei consultori non sempre c’è un medico è una cosa gravissima. Una regione, la nostra, dove è stata depositata una legge sui cimiteri dei feti, una vergogna e uno schiaffo a tutte le donne che senza sofferenza, ricorrono all’interruzione volontaria di gravidanza", incalza la Cgil.

Secondo i dati diffusi dal collettivo, in Abruzzo si può effettuare l’interruzione volontaria di gravidanza solo negli ospedali di Penne, Teramo, L’Aquila e Avezzano.

"Le donne - incalza la Cgil - pagano i costi sociali altissimi anche a causa della flessibilità nel mercato del lavoro che impedisce la programmazione di una maternità. Lavori discontinui non garantiscono un futuro adeguato, spesso con il timore di perdere il posto di lavoro. Nell’età della fertilità, le donne non sono messe in grado di scegliere, a causa di una legge sul mercato del lavoro che frantuma il lavoro e tutto questo, mentre il Governo parla di 'famiglia tradizionale' e 'natalità'. Ci si chiede in che mondo oggi vivano i nostri governanti che non colgono le contraddizioni di un sistema Paese? Difendere la legge 194 significa guardare lontano, alla libertà delle donne e uomini di decidere di sé, della propria vita e di quelle a venire. Un diritto sarà sempre a rischio se lo diamo per scontato e non lo difendiamo con la stessa forza con cui ci battiamo per conquistarne dei nuovi", conclude il sindacato.
 

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