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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Infanzia, Save the Children: "Disuguaglianze e povertà incidono sulla salute dei bambini anche in Abruzzo"

Per Save the Children l'aspettativa di vita media di un bambino che nasce in Abruzzo è di 82,6 anni, ma la speranza di vita in buona salute nella regione è di 62,3 anni

"Per un bambino che nasce in Abruzzo l'aspettativa di vita media è di 82,6 anni, ma la speranza di vita in buona salute nella regione è di 62,3 anni, con un divario di quasi 5 anni rispetto alla provincia di Bolzano che ha quella più alta in Italia (67,2)".

A dirlo è Save the children che sottolinea come disuguaglianze e povertà incidono sulla salute dei bambini in Italia. In particolare in Abruzzo meno di 1 bambino su 10 sotto i 3 anni accede agli asili nido pubblici e convenzionati (9,3%) e l’accesso alle mense non è uniforme, oscillando tra è il 98,8% per gli alunni della scuola primaria a L’Aquila, il 51,4% a Chieti, fino al 25,5% a Teramo e 24% a Pescara. Nella regione, nessun posto letto nei reparti di neuropsichiatria infantile in degenza ordinaria e solo il 33% delle scuole è accessibile e privo di barriere per alunni con disabilità motoria. 853 bambini per pediatra in Abruzzo, dato leggermente inferiore alla media nazionale (883), ma superiore al limite massimo stabilito per legge (800)

In Italia, dove quasi un milione e quattrocentomila bambini vivono in povertà assoluta - e l’Abruzzo registra il 23,6% in povertà relativa, superiore alla media nazionale del 22% - la pandemia ha amplificato l’intreccio tra disuguaglianze e salute, dalla nascita all’adolescenza. Troppi i volti di un servizio sanitario che, pur nell’eccellenza, spesso è “nazionale” solo sulla carta.

L’Organizzazione diffonde la XIII edizione dell’Atlante dell’infanzia a rischio in Italia “Come stai?”, con una forte denuncia sull'impatto che le disuguaglianze socio-economiche, educative e territoriali hanno su salute e benessere psico-fisico dei bambini. Al via il nuovo Data hub di Save the Children, uno spazio virtuale aperto a tutti che sarà dedicato alla raccolta e alla diffusione costante di informazioni, dati, analisi e ricerche sull'infanzia e sull'adolescenza, in Italia e nel mondo.

 Tra le richieste più urgenti dell’Organizzazione attivare le  nuove Case della Comunità finanziate dal Pnrr come presidio per la salute dell'infanzia e dell'adolescenza, colmare il gap di 1.400 pediatri che mancano all’appello per assicurare il sevizio a tutti i bambini a livello nazionale, garantire in tutte le Regioni i più avanzati screening neonatali, realizzare interventi organici per la prevenzione e la cura del disagio mentale degli adolescenti, ma anche assicurare la mensa scolastica e attività sportive gratuite per combattere povertà alimentare e promuovere sani stili di vita.

Poveri di tutto, anche di salute. Le bambine, i bambini e gli adolescenti colpiti dalle disuguaglianze socioeconomiche, educative e territoriali, ne subiscono l’impatto anche sulla salute e il benessere psico-fisico.

In Italia, dove quasi un milione e quattrocentomila bambini vivono in povertà assoluta - una percentuale media del 14,2% di tutti i minori, che sale però fino al 16% nel Mezzogiorno (11% al Centro) - si registrano disuguaglianze socioeconomiche che incidono direttamente sulla salute dei bambini, penalizzando chi maggiormente avrebbe bisogno, nel proprio territorio, dei servizi di cura, prevenzione e promozione della salute e del benessere psico-fisico.

In Abruzzo, la speranza media di vita alla nascita nel 2021 si attesta a 82,6 anni (82,4 anni la media nazionale), ma le differenze corrono lungo lo stivale: ci sono 3,7 anni di differenza tra l’aspettativa di vita di chi nasce a Caltanissetta (80,2) e di chi nasce a Firenze (83,9). L’ultimo rapporto Istat sul Benessere equo e sostenibile evidenzia una differenza anche maggiore rispetto all’aspettativa di vita in buona salute, che in Abruzzo è di 62,3 anni, con un divario di quasi 5 anni rispetto alla provincia di Bolzano che ha quella più alta in Italia (67,2), ma superiore a quella di chi nasce in Calabria (54,4 anni).

Tra le bambine la forbice è ancora più ampia, 15 anni di aspettativa in meno in Calabria rispetto al Trentino. Prima della pandemia, secondo gli ultimi dati disponibili, il tasso di mortalità infantile (entro il primo anno di vita) era di 3,06 ogni 1000 nati vivi nella regione Abruzzo, un dato peggiore della media nazionale di 2,5 decessi, con ampie differenze regionali, dall’1,45 della Toscana ai dati più elevati di  Sicilia (3,34) e Calabria (4,42), Un bambino del Mezzogiorno che si ammalava nel 2019 aveva una probabilità di dover migrare in altre regioni per curarsi del 70% in più rispetto a un bambino del Centro o del Nord Italia. Non è solo il sistema sanitario ad influenzare la salute dei bambini, sulla quale gravano tutti i determinanti sociali legati al contesto territoriale in cui si cresce, alle condizioni economiche, al livello di istruzione, all’ambiente, alle reti sociali e dei servizi.

Questa è la chiave di lettura della XIII edizione dell’Atlante dell’infanzia a rischio in Italia, dal titolo “Come stai?”, diffuso oggi in vista della Giornata mondiale dell’Infanzia e dell’Adolescenza da Save the Children - l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro -, che fotografa anche quest’anno le condizioni di vita di bambini, bambine e adolescenti nel nostro Paese.

Nella ripartizione dei fondi pubblici per la salute, nel nostro Paese, solo il 12% è impiegato nella prevenzione e nella medicina di base, che sono invece fondamentali per la salute dei bambini nel medio e lungo periodo. La quota principale (44%) è impiegata per l’assistenza ospedaliera, ma solo il 6% di queste risorse sono destinate ai minorenni, a fronte di una percentuale di questi sul totale della popolazione del 15,6%, e nel 2020 i posti letto in degenza ordinaria nei reparti pediatrici erano solo il 4,1% del totale. Nonostante il crollo demografico - con meno di 400mila bambini in media nati in Italia nel 2021 (6,5 il quoziente di bambini nati ogni 1000 abitanti in Abruzzo) - mancano all’appello sui territori ben 1.400 pediatri di base e la media di bambini under14 assistiti per pediatra è pari a 853 in Abruzzo(leggermente inferiore alla media nazionale di 883 che già supera il limite massimo stabilito per legge di 800 assistiti) , mentre lo screening neonatale esclude ancora, in molte regioni, alcune malattie anche gravissime, che potrebbero essere diagnosticate precocemente.

In Italia, nel biennio 2020-21, gli effetti della pandemia si sono fatti sentire fortemente. Per esempio, le vaccinazioni nei primi mesi di vita hanno subito una significativa riduzione, e si è verificata, tra il resto, una contrazione drastica delle diagnosi di tumore pediatrico che si sono ridotte del 33% nel 2020. Già prima del Covid19, nel nostro Paese, il numero dei consultori familiari si era andato assottigliando.

Tra il 2014 e il 2020 c’è stata una riduzione di oltre il 6% del numero di centri attivi e nel biennio 2018-19 la media di utenti per singola struttura era di 27.873 persone in Abruzzo (32.325 la media nazionale) dove ci sono 29 consultori[6], ben al di sopra dei 20.000 stabiliti dalla legge (34/1996). Gli effetti peggiorativi della pandemia sono evidenti anche nel crescente disagio mentale di preadolescenti e adolescenti. In 9 regioni italiane oggetto di monitoraggio, tra le quali c’è anche l’Abruzzo,  i ricoveri per patologia neuropsichiatrica infantile sono cresciuti in media del 39,5% tra il 2019 e il 2021 (prime due cause, psicosi e disturbi del comportamento alimentare), mentre in tutto il Paese si contano solo 394 posti letto in degenza in questi reparti, nessuno in Abruzzo , così come in Calabria, Molise, Umbria e Valle d’Aosta.

In Abruzzo il 24,4% dei bambini 3-17enni non pratica mai sport, un dato in linea con la media nazionale del 24,7%, ma c’è un’ampia forbice che va dal 45,5% della Campania al 6,9% della Provincia Autonoma di Bolzano. Con la pandemia, in Italia, i bambini tra i 3 e 10 anni in sovrappeso o obesi sono passati dal 32,6% del biennio 2018-19 al 34,5% nel biennio 2020-21, la media nella fascia da 3 a 17 anni si è attestata al 27% (29% in Abruzzo).

Nel nostro Paese, la povertà alimentare colpisce 1 bambino su 20, mentre l’accesso alla mensa scolastica, che per alcuni sarebbe l’unica chance quotidiana di un pasto equilibrato e proteico, se per gli alunni della scuola primaria, a L’Aquila è il 98,8%, a Chieti, ad esempio, scende al 51,4% fino a crollare a Teramo (25,5%) e a Pescara (24%), mentre a livello nazionale la media è al 53,5%; la mensa scolastica dovrebbe essere considerata come un servizio essenziale tra i 3 e i 10 anni. La buona alimentazione fa difetto anche per il 32% degli adolescenti 11-17enni, che su tutto il territorio nazionale, non mangia mai frutta e verdura.

In Italia poi, i ricoveri in ospedale per cause legate ai disturbi del comportamento alimentare sono triplicati tra il 2019 ed il 2021, e nel 2022 l’età di esordio di queste patologie è scesa a 11-13 anni: sono quasi tutte ragazze (il 90%) le ospiti di strutture pubbliche e private specializzate per la cura  dei disturbi dell’alimentazione, fino ad ora ne sono state censite 123 dell’ISS, di cui 61 al Nord, 23 al Centro e 39 nel Mezzogiorno (di cui 4 in Abruzzo); le diagnosi più frequenti sono l’anoressia nervosa (36,2%), la bulimia nervosa (17,9%) e il disturbo di binge eating (12,4%). Anche l‘isolamento volontario riguarda un numero significativo di adolescenti. Al netto dei limiti imposti dalle restrizioni per il Covid19 e delle uscite per andare a scuola, il 5,6% degli studenti in Italia riferisce di non lasciare mai la propria casa o la propria stanza per attività extrascolastiche. Nel Paese poi, nel 2021, fumava circa un adolescente tra i 14 e i 19 anni su 10 [20] , oltre mezzo milione di studenti (21%), sempre nel 2021, ha consumato bevande alcoliche fino al punto di barcollare, non riuscire a parlare correttamente, vomitare o dimenticare l’accaduto e per circa 15mila di loro è stato un comportamento frequente; per il 4,6% degli adolescenti che consumano alcol è una pratica comune bere almeno sei bicchieri di bevande alcoliche in un’unica occasione (binge drinking).  

Allarmano le percentuali in crescita delle ragazze. Nello stesso anno, in Italia, sono circa 77 mila gli studenti fra i 15 e i 19 anni che hanno fatto uso di Nuove Sostanze Psicoattive (NPS). Tra le nuove forme di dipendenza, oltre 350mila studenti a livello nazionale hanno un profilo di rischio per l’uso di Internet,e sta crescendo sensibilmente il numero di vittime (46%) e persecutori (29%) del cyberbullismo, mentre la percentuale di chi presenta un elevato rischio di gaming problematico sfiora in Italia il 30%, ben sopra alla media europea (20%). Un tema sensibile per la salute degli adolescenti infine è quello dell’educazione sessuale. Nonostante l’OMS individui nell’educazione alla sessualità a scuola un fattore di protezione anche rispetto agli abusi sessuali, l’Italia è uno dei pochi Paesi dell’Unione europea (insieme a Bulgaria, Croazia, Lituania e Romania) nei quali questi corsi non sono obbligatori.

Le disuguaglianze di genere contano anche nella fase adolescenziale. La possibilità di andare incontro a una pubertà precoce, ad esempio, è da 10 a 20 volte superiore nelle bambine, la celiachia o i disturbi alimentari hanno anch’essi una prevalenza femminile, mentre i disturbi dello spettro autistico sono 4 volte più frequenti nei maschi.

Importanti sono anche le problematiche di salute dei bambini e degli adolescenti che affrontano le migrazioni: nel caso dei minori stranieri non accompagnati, che in Italia sono circa 17 mila, e provengono per il 32% dall’Ucraina, si segnalano depressione e disturbo post traumatico da stress nei primi anni dopo il reinsediamento, per i traumi e le violenze spesso subite nella fuga dal loro Paese e in un viaggio che può durare mesi o anche anni.

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