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Giovanni Brusca scarcerato, 25 anni fa ad arrestarlo fu il teatino Luigi Savina: "Mi riconosco nelle parole di Maria Falcone"

L'ex vicecapo della polizia nel 1996 era dirigente della Mobile di Palermo. Anche il sindacato Coisp di Chieti sulla stessa linea

La notizia della scarcerazione per fine pena di Giovanni Brusca - il boss fedelissimo di Totò Riina e poi pentito, autore della strage di Capaci e dell'omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo - avvenuta ieri 31 maggio fa discuere.

A riguardo è arrivato il breve commento del teatino Luigi Savina, l'ex vicecapo della Polizia che nel 1996, quando era dirigente della Mobile di Palermo, arrestò Giovanni Brusca.

"Mi riconosco nelle parole di Maria Falcone, di più non voglio dire". ha detto all'Adnkronos Luigi Savina, dopo avere appreso la notizia della scarcerazione.

Maria Falcone ha detto: "Umanamente è una notizia che mi addolora, ma questa è la legge, una legge che peraltro ha voluto mio fratello e quindi va rispettata. Mi auguro solo che magistratura e le forze dell'ordine vigilino con estrema attenzione in modo da scongiurare il pericolo che torni a delinquere".

Era il 20 maggio 1996 quando, alle 21, in una zona alla periferia di Agrigento, Cannatello, duecento uomini della polizia, guidati proprio da Savina, allora capo della squadra mobile di Palermo, arrestarono il sicario di Totò Riina. Brusca commise un errore: accese il telefonino quando ormai era sera. E poi cadde in un tranello semplice e geniale. "Usammo uno stratagemma, una vecchia moto della polizia con una ruota forata - raccontò anni fa lo stesso Savina - La moto passò e ripassò davanti a tre villette in una delle quali era nascosto il latitante Brusca che fece l'errore di rispondere alla nostra telefonata. Quando il rumore della moto coprì la voce al telefono capimmo dov'era nascosto ed io", aggiunge Savina con un velo di emozione, "ho ancora un urlo nell'orecchio: "È lì, è lì", gridò Cortese", cioè Renato Cortese, poi diventato questore di Palermo.

Sulla notizia sono intervenuti anche Eugenio Zaccaro, segretario generale provinciale del coordinamento per l’Indipendenza Sindacale delle Forze di Polizia (Coisp) della polizia di Chieti e Donato Fioriti, presidente nazionale del Centro italiano di proposta ed azione sociale (Cipas).

"Questi sacrifici - dicono Zaccaro e Fioriti - in una visione più ampia di strategia investigativa, non sono stati e non sono vani. Non sta a noi giudicare il pentimento di Giovanni Brusca ma quello che possiamo dire è che alla fine ognuno fa i conti con la propria coscienza e quest’ultima non fa sconti a nessuno".



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