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Storia e polemiche: ecco come è stato istituito il Giorno del ricordo dedicato alle vittime delle Foibe

Lo storico teatino Paziente, presidente Anpi, ricostruisce le vicende storiche e quelle politiche che portarono all'istituzione della ricorrenza

In occasione del Giorno del ricordo, che ricorre il 10 febbraio, lo storico teatino Filippo paziente, presidente di Anpi Chieti, ha ricostruito le vicende politiche che portarono all'istituzione, nel 2004, di questa ricorrenza. Fu la legge del 30 marzo 2004 a stabilire una giornata per “conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe” e dell’esodo degli istriani e dalmati, nonché “della più complessa vicenda del confine orientale”.

Ma come si arrivò a quella legge e alle cerimonie che oggi, in ogni parte d'Abruzzo e d'Italia, ricordano le vittime delle Foibe? E cosa accadde in una delle vicende più nere della storia d'Italia. Ecco di seguito il contributo integrale dello storico Paziente. 

Nella primavera del 1945 Josip Broz Tito, che aveva guidato la resistenza partigiana contro i tedeschi, condusse con le sue truppe, in modo feroce e vendicativo, un’epurazione punitiva contro i responsabili del sangue versato dagli slavi durante la guerra e contro gli oppositori reali e potenziali del comunismo, per presentarsi alla conferenza di pace di Parigi, il 10 febbraio 1947, a capo di uno Stato riorganizzato, socialista e federale, con precise rivendicazioni territoriali.

Nell’immediato dopoguerra la tragedia delle foibe, la spartizione territoriale stabilita a Parigi, ritenuta mortificante per l’Italia (si pensi all’irrisolto problema di Trieste, che sarà restituita alla sovranità italiana solo il 26 ottobre 1954) e l’inizio dell’esodo biblico di istriani e dalmati, che durerà fino al 1956, alimentarono un aspro dibattito, seguito da un lungo silenzio, per opportunità  politica, dei maggiori partiti.

Silenzio rotto dai senatori di Alleanza Nazionale, che il 25 settembre 1996, l’anno dopo la costituzione del partito nel congresso di Fiuggi, presentarono la prima proposta  di costituire una commissione parlamentare d’inchiesta sulle stragi delle foibe. La commissione non fu costituita, ma la Destra ne presentò altre, anch’esse rimaste nel cassetto, nel 2000, nel 2004 e nel 2010. In tutte le proposte la commissione avrebbe potuto  avvalersi anche di esperti indicati da varie associazioni, ma tra queste non era mai presente l’ANPI, segno che le inchieste miravano a decontestualizzare la tragedia delle foibe.

Nel Giorno del Ricordo del 2007 il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano affermò: «Vi fu  un moto di odio e di furia sanguinaria, e un disegno annessionistico slavo, che prevalse innanzitutto nel Trattato di pace del 1947, e che assunse i sinistri contorni di una "pulizia etnica" [...]quel che si può dire di certo è che si consumò - nel modo più evidente con la disumana ferocia delle foibe - una delle barbarie del secolo scorso". Il discorso di Napolitano provocò una risentita lettera privata del presidente sloveno Janez Drnovše., che iniziava così: "In tale occasione, da un Presidente della Repubblica, mi sarei aspettato un ricordo equilibrato sulle tragedie e gli errori compiuti su entrambi i lati del confine da due brutali regimi. Sono avvenuti fatti che devono essere condannati e biasimati. Nel valutare gli avvenimenti storici che non causarono dolore solamente a italiani e istriani, bensì pure a sloveni e croati,dovremmo fare lo sforzo necessario per spiegare i fatti nel loro contesto.”

Poco tempo dopo l'istituzione in Italia del Giorno del ricordo, la Repubblica di Slovenia istituì la Festa del Litorale Sloveno, (il "Giorno del ritorno del Litorale alla madrepatria"), celebrata il 15 settembre di ogni anno, data di entrata in vigore del trattato di pace con l'Italia.

Dopo la promulgazione della legge del 2004, le concessioni, durante le celebrazioni, delle onorificenze alle vittime delle foibe alimentarono accese polemiche contro la Commissione incaricata delle scelte. Da una risposta a un’interrogazione, presentata il 17 marzo 2015 da quattro deputati di Sinistra Ecologia e Libertà, risultò che su 1000 medaglie consegnate, circa 300 erano state attribuite a fascisti di Salò.

Per il Giorno del Ricordo 2020, L’ANPI nazionale e l’ANPI del Friuli Venezia Giulia, il 4 febbraio, nella Biblioteca del Senato, con inizio alle ore 15, hanno tenuto un seminario pubblico dal titolo “Il fascismo di confine e il dramma delle foibe”, col chiaro riferimento alla parte finale del primo capoverso della legge, con l’intento di superare le strumentalizzazioni politiche e promuovere, con le relazioni di valenti studiosi, una rigorosa ricostruzione storica della vicenda delle foibe, opposta alla costruzione, da parte della Destra, della memoria imperniata sulla denuncia della violenza comunista contro gli italiani senza alcun riferimento al contesto storico. Il punto centrale della ricostruzione dei relatori è il seguente: l’esplosione di violenza delle foibe, stigmatizzata in tutti gli interventi, è il risultato finale del laboratorio di violenze, compiuto: dai fascisti di confine, dal 1919 al 1943, contro la popolazione slava (con l’italianizzazione della toponomastica, della lingua, perfino dei cognomi; con al chiusura dei circoli culturali e ricreativi; con le numerose condanne inflitte dal Tribunale Speciale presieduto da Guido Cristini); dalle truppe fasciste durante l’occupazione della Jugoslavia (con incendi, fucilazioni, torture, internamenti di antifascisti, partigiani slavi, ebrei, nei campi di concentramento di Arbe e Gonars);  dai tedeschi, dopo l’8 settembre, nella zona d’operazione del Litorale Adriatico.

La notizia dell’organizzazione del seminario ha provocato, prima del suo svolgimento, polemiche pregiudiziali di esponenti della Destra, pubblicate su adnkronos il 4 febbraio, alle ore 11,15.  Donatella Schürze, vicepresidente dell’Anvgd (Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia), lo ha giudicato “un attacco subdolo e negazionista” sul tema delle foibe. Maurizio Gasparri ha sospeso il giudizio attendendo l’esito del convegno, ma ha messo in guardia l’Associazione partigiana: “Se sarà protagonista di atteggiamenti inaccettabili, violerà la legge e la verità storica”. Non ha atteso Giorgia Meloni per esprimere una condanna senza appello: “Il convegno rappresenta senza dubbio l’ennesima occasione, dal chiaro intento revisionista, di voler minimizzare, o provare a giustificare la violenza contro gli italiani. É un vero e proprio oltraggio agli esuli infoibati”. E conclude:” ANPI senza vergogna”.

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