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Ecomafie, l'Abruzzo a metà classifica nel rapporto di Legambiente: "Per questi reati non c'è lockdown"

Chieti e provincia al secondo posto in Abruzzo con 236 reati, 245 denunciati e 54 sequestri

La pandemia non ha fermato i reati ambientali e nel rapporto "Ecomafia 2021", realizzato da Legambiente con il sostegno di Cobat e Novamont e pubblicato da Edizioni Ambiente, con 1.211 reati accertati, 1.185 denunciati e 430 sequestri l'Abruzzo occupa la metà della classifica.

Chieti e la sua provincia in ambito regionale sono seconde con 236 reati stanati, 245 denunciati e 54 sequestri legati alle ecomafie. La prima è Pescara (510 reati 462 denunciati e 286 sequestri), seguono L'Aquila (186 reati, 118 denunciati e 58 sequestri) e Teramo (109 reati, 215 denunciati e 30 sequestri).

Tra i reati più frequenti in Abruzzo figurano gli incendi boschivi che sono dell'8,1% sopra la media nazionale e i reati contro gli animali che rappresentano il 23,5% del totale. 

"Nel 2020, anno nero segnato dalla pandemia da Covid-19, - dice Giuseppe Di Marco, presidente regionale di Legambiente - l'ecomafia non conosce lockdown e pause, né risparmia l'ambiente. Non si deve assolutamente abbassare la guardia contro i ladri di futuro,  a maggior ragione in un momento storico in cui dovremo spendere ingenti risorse pubbliche previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Va scongiurato in ogni modo il rischio di infiltrazioni ecomafiose nei cantieri per la realizzazione di opere ferroviarie e portuali, impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili e di riciclo dei rifiuti, depuratori, interventi di rigenerazione urbana, infrastrutture digitali, solo per fare qualche esempio delle opere che servono alla transizione ecologica".

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