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"Dal 1° aprile centri vaccinali con meno personale nonostante l'arrivo dei profughi": la denuncia del Tribunale per i diritti e i doveri del medico

Con la fine dello stato di emergenza, i contratti di lavoro per il personale sanitario in quiescenza saranno risolti in anticipo, ma dalle Asl non è arrivata alcuna comunicazione

I contratti di lavoro per il personale sanitario in quiescenza operativo per la campagna vaccinale contro il Covid saranno risolti in anticipo. È la denuncia della sezione regionale Abruzzo del Tribunale per i diritti e i doveri del medico, che ha sollevato la questione in una lettera inviata all'assessore regionale alla Sanità Nicoletta Verì, al presidente della Regione Marco Marsilio, al responsabile regionale per la campagna vaccinale Maurizio Brucchi e ai direttori generali delle Asl abruzzesi.

"Pervengono a codesta associazione - si legge nella lettera firmata dal presidente Walter Palumbo - segnalazioni da parte di colleghi vaccinatori in quiescenza, assunti dalle agenzie di lavoro interinale con contratto di somministrazione a tempo determinato per garantire nelle aziende sanitarie la vaccinazione anti-Covid, che riferiscono di aver ricevuto nei giorni scorsi telefonate annuncianti la risoluzione del contratto in essere in riferimento alla circolare Inps del 20 gennaio". 

Il documento comunica che, sotto il profilo pensionistico, per effetto del differimento dei termini dello stato di emergenza per la pandemia Covid, i redditi percepiti a seguito degli incarichi conferiti ai sensi del decreto Cura Italia continueranno a essere cumulabili con i trattamenti pensionistici solo fino al 31 marzo.

"Di fatto - commenta Palumbo - l’avviso della rescissione del contratto per la sopraggiunta non cumulabilità della retribuzione legata alla attività di medici vaccinatori a quella del trattamento pensionistico maturato molti dei quali hanno sottoscritto il contratto con scadenza 30 maggio 2022. Un avviso di risoluzione anticipata del contratto senza che i medici interessati abbiano ricevuto nessuna comunicazione ufficiale scritta da parte delle agenzie di lavoro coinvolte e neanche dalle aziende sanitarie che stanno utilizzando questa forza lavoro nei centri vaccinali abruzzesi".

Dunque, evidenzia il presidente del Tribunale per i diritti e i doveri del medico, dal 1° aprile i centri vaccinali si troverebbero con un minor numero di medici vaccinatori, nonostante l'arrivo anche in Abruzzo di molti profughi ucraini che hanno necessità di sottoporsi al vaccino.

Palumbo chiede ai destinatari della lettera quali provvedimenti intendano prendere "stante le soluzioni adottate in altre regioni italiane, che nel frattempo hanno prorogato i contratti in essere in attesa di provvedimenti nazionali".

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