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Coldiretti: pastori in estinzione, a rischio il simbolo della tradizione d’Abruzzo

L'associazione lamenta l'eccessiva burocrazia e chiede che vengano premiati i "veri" allevatori

Regole chiare e uguali per tutti, ma anche un sistema di contribuzione comunitaria che premi la distintività, la qualità e l’occupazione per fronteggiare la progressiva scomparsa della pastorizia abruzzese. E’ quanto emerso dall’incontro “Presente e futuro per una zootecnica di valore” che si è tenuto questa mattina a Teramo, nell’istituto di istruzione superiore Di Poppa – Rozzi, promosso da Coldiretti Abruzzo con duecento allevatori. Più che un convegno, un summit per confrontarsi e discutere sulle problematiche maggiormente sentite dal mondo pastorale che, in Abruzzo, ha visto negli ultimi anni “consumare” gran parte del patrimonio zootecnico.

Dal 2009 mancano infatti all’appello ben quattro pecore su dieci, ben il 40% delle greggi che dieci anni fa pascolavano sulle montagne e le colline abruzzesi. E allo stato attuale il gregge Abruzzo è composto da 220mila ovini per un totale di meno di mille pastori, in cui sono compresi anche gli allevamenti familiari. Una situazione disastrosa che deve fare i conti con premi comunitari spesso in ritardo o addirittura “bloccati”, pascoli “scippati” da grosse imprese del Nord e una complessità normativa che sta provocando non pochi danni ad un sistema produttivo antico, che è stato per decenni il tratto distintivo dell’economia tradizionale. E poi i problemi collegati alla fauna selvatica che spesso “cancella intere greggi” o un prezzo riconosciuto al latte e agli agnelli che non riesce neanche a coprire le spese aziendali di gestione.

E da qui l’ultima chance, la ricetta che secondo Coldiretti potrebbe salvare un sistema in agonia: l’uniformazione delle regole a livello regionale superando le differenze provinciali e perfino comunali attualmente esistenti e una rivisitazione del sistema di aiuti che premi la produttività aziendale, la distintività e la valorizzazione del territorio. Per Coldiretti, vanno per esempio maggiormente premiate le aziende che danno occupazione e presidiano il territorio 365 giorni l’anno.

“Molte delle problematiche derivano dal fatto che – dice Emanuela Ripani, Presidente di Coldiretti Teramo – per l’espletamento delle diverse istruttorie ci sono troppi enti coinvolti che tra loro non riescono ad interfacciarsi: la Regione, le Asl, i Comuni. In questo scenario l’applicazione delle norme è spesso problematica perché deve fare i conti con interpretazioni e regolamenti diversi anche a livello provinciale e addirittura comunale”.

E per finire, i problemi legati al pagamento dei premi del programma di sviluppo rurale, che arrivano spesso in netto ritardo e creano non pochi disagi ad aziende che, producendo in condizioni spesso svantaggiate, hanno un bisogno fondamentale dell’integrazione al reddito. “In questo oceano di norme, regole, emendamenti e cavilli è necessario attuare una vera semplificazione – conclude il direttore di Coldiretti Abruzzo Giulio Federici - a rischio non c’è solo la figura del pastore o più in genere dell’allevatore ma di un intero sistema che rischia di scomparire ma potrebbe essere invece una risorsa in termini di valorizzazione del territorio, dell’ambiente, delle produzioni di qualità e dell’occupazione”.

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