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La chiesa di San Francesco al corso chiusa da 12 anni, l'Ofs chiede l'accesso agli atti [FOTO]

I lavori di consolidamento non sono mai partiti nonostante gli annunci e la città rischia di perdere definitivamente la splendida chiesa sul corso Marrucino. I francescani secolari: "Ritardi inaccettabili dopo lo stanziamento di oltre 2 milioni di euro. Al via una raccolta firme"

Chiusa dal sisma 2009, vittima delle lungaggini burocratiche e di annunci illusori, come quello riguardante l’inizio dei lavori nel 2021, a 12 anni dalla chiusura. Ma il 2021 sta per finire e la chiesa di San Francesco al corso è ancora chiusa e senza traccia di interventi in corso. Questa volta è la fraternità dell’Ordine Francescano secolare, che in quella chiesa ha la sua casa, a riportare l’attenzione su quello che è un bene di tutta la città, testimonianza di una storia millenaria, con una richiesta formale di accesso agli atti inviata due giorni fa dal ministro della fraternità francescana secolare "San Francesco al Corso” di Chieti, Giuseppe Crusafio,  al Segretariato regionale del Ministero della cultura.

Un’istanza di accesso generalizzato ai dati e ai documenti detenuti dal segretariato regionale del Ministero per prendere visione del fascicolo relativo al procedimento riguardante i lavori di consolidamento e restauro della chiesa lungo corso Marrucino, danneggiata dal sisma del 6 aprile 2009

Dopo il terremoto dell’Aquila la chiesa viene chiusa perché eventuali altre scosse avrebbero potuto determinare ulteriori crolli nella parte più vulnerabile, ovvero la grande volta della chiesa. Partono le domande per i lavori di consolidamento e messa in sicurezza della cupola. I tempi si preannunciano lunghi. Nel frattempo vengono effettuati un paio di piccoli interventi di manutenzione per svariati motivi (una vetrata rotta, le messa in sicurezza della colonnina lungo la scalinata esterna), un aiuto arriva anche da curia e diocesi per tamponare. Nel frattempo i frati conventuali francescani d’Abruzzo restano per tre anni nel convento adiacente, con ingresso da via Cesare Battisti, chiuso anch’esso nell’agosto del 2012 quando anche i religiosi lasciano definitivamente alla città riconsegnando le chiavi. 

Nel 2015 finalmente arrivano i fondi: uno stanziamento di due milioni di euro deliberato dal Cipe. Ma il funzionario del Ministero nominato ad interim in quel momento non ha la delega per gli interventi straordinari. Anche il Comune e il comitato cittadino per la salvaguardia e il rilancio di Chieti si mobilitano chiedendo delucidazioni al  Ministero sui ritardi nei lavori. A fine 2020 l’Ofs riceve rassicurazioni dal prefetto della provincia di Chieti e di lì a poco vengono nominati i responsabili del procedimento. Si annuncia lo sblocco della pratica e la riapertura del cantiere nell’edificio dove, nel frattempo, sono sopraggiunti ulteriori problemi legati allo stato di abbandono: il trascorrere del tempo ha reso ancor più precarie  le condizioni statiche dell’edificio, della cupola, della facciata e del voltone della navata centrale già in condizioni critiche al momento della chiusura. Tra i lavori previsti con i due milioni di euro: il consolidamento della cupola e il restauro di numerosi  affreschi.

San Francesco al Corso

Oggi, dopo l’ennesimo 4 ottobre trascorso in sordina (storicamente il sindaco di Chieti portava la lampada votiva per le celebrazioni di San Francesco d’Assisi, patrono d’Italia), il perdurare della situazione di stallo sugli interventi di consolidamento e restauro a dodici anni dalla chiusura e dall’abbandono dei locali della chiesa e del convento di San Francesco al corso  hanno spinto la fraternità francescana, che da sempre svolge le proprie attività in quella chiesa,  a richiedere l’accesso agli atti al fine di verificare lo stato dell’arte e stimolare gli enti preposti a prendersi cura di questo bene straordinario della città.  Una situazione che “è ragione di sconforto e fonte di allarme per gli ulteriori danni che l'inerzia di questi anni ha provocato alle strutture della Chiesa già soggetta a interventi di somma urgenza per situazioni di oggettivo pericolo” si legge nel documento inviato al Ministero.

“Quello che doveva essere un atto di estrema prudenza per salvaguardare un bene storico e artistico di così grande rilevanza -  commentano Giuseppe Crusafio e Carlo Pagnottaro a nome della fraternità francescana di Chieti - si è trasformato un ulteriore danno e pericolo per il manufatto. La forte preoccupazione per questa inerzia che non trova fine ha spinto i membri della fraternità francescana, che fino ad ora avevano lavorato nel silenzio assieme ad altre realtà cittadine, ad un atto formale e pubblico affinché tutta la cittadinanza, sia chi ha in San Francesco d’Assisi il proprio riferimento spirituale e sia chi ha nella bellezza del bene storico artistico il proprio riferimento storico culturale quale comune radice  di una gloriosa storia di appartenenza, possa essere consapevole dello stato dei fatti e del rischio che grava sul complesso monumentale di San Francesco al corso”.

Il complesso risalente al XIII secolo è una delle chiese più belle e imponenti dell’intero Abruzzo e nei secoli è stato il centro della vita spirituale e culturale della città di Chieti. Di certo non merita di essere lasciato nell’abbandono, nel degrado e nell’incuria che sono il viatico per la sua rovina.

Per l’Ofs ulteriori ritardi su San Francesco al corso ormai “sono del tutto inaccettabili, visto che dal 2015 sono stati stanziati oltre 2 milioni di euro per le opere necessarie al restauro e, dopo anni di attesa, il 2 febbraio 2021 sono state fatte le nomine dei responsabili del procedimento. Ci auguriamo che il procedimento possa ritrovare slancio e portare nel più breve tempo possibile all’inizio dei lavori di messa in sicurezza e restauro della chiesa”.

Quale ulteriore segno si sensibilizzazione, l’Ofs di Chieti organizzerà  a breve una raccolta firme, che verrà fatta recapitare al prefetto: un'ulteriore iniziativa a tutela della chiesa, nella quale saranno coinvolte tutte le autorità del territorio dal sindaco al vescovo.

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