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Prima causa contro lo Stato per inadempienza climatica: mobilitazione anche in Abruzzo

Flashmob a San Vito Chietino in occasione della seconda udienza dell'azione legale intentata da 203 ricorrenti per la crisi del clima

C'è anche San Vito Chietino tra le città italiane che hanno aderito al flash mob in occasione della seconda udienza della causa civile allo Stato italiano per inadempienza climatica. I cambiamenti climatici rappresentano una crisi ambientale collettiva e globale, e minacciano il godimento dei diritti fondamentali dell’individuo quali il diritto alla vita, alla vita familiare, all’ambiente salubre. Con questa consapevolezza diverse associazioni, comitati e realtà sociali hanno deciso di intraprendere una causa legale mai intentata prima in Italia, con cui chiamare in causa lo Stato per inadempienza rispetto alle politiche di mitigazione dei cambiamenti climatici con conseguente violazione di alcuni diritti fondamentali.

Oggi, a un anno dal deposito dell’atto di citazione, si tiene la seconda udienza dell’azione legale intentata da 203 ricorrenti contro lo Stato italiano per inazione climatica. Nel corso dell’udienza per la prima volta le parti si troveranno l’una di fronte all’altra nelle aule del Tribunale civile di Roma, per presentare di fronte alla giudice le proprie argomentazioni. Da un lato il team legale che rappresenta 24 associazioni, 193 individui e 17 minori che hanno firmato l’atto di citazione. Dall’altra, l’Avvocatura dello Stato. Tra i ricorrenti, dall’Abruzzo hanno fatto causa allo stato 4 associazioni, 2 minori rappresentati dai genitori e 2 adulti, perché questo tema globale ha pesanti ricadute anche a livello locale, nella Regione Abruzzo, terra dalla straordinaria biodiversità e, anche per questo, particolarmente vulnerabile di fronte all’emergenza climatica.

“Infatti l’ultimo ghiacciaio degli Appennini, il corpo glaciale più a sud d'Europa, il Calderone sul Gran Sasso, è stato declassato da ghiacciaio a glacionevato e la sua area è diminuita del 60% rispetto al secolo scorso”, ricordano gli attivisti, “ le coste abruzzesi subiscono i fenomeni di erosione con 83 chilometri di costa su 125 a rischio. Eppure è proprio l’Abruzzo una delle regioni che più ha investito nella realizzazione di barriere rigide a protezione della costa. Si stima che negli ultimi 15 anni per questo tipo di opere siano stati spesi circa 100 milioni di euro. Eppure l’erosione non solo non è stata frenata, ma è aumentata. Non solo: continuano ad essere messe in atto azioni di ripulitura a raso anche nei tratti di costa dunale e nuove cementificazioni. Le dune sono infatti l’unico rimedio davvero efficace contro l’erosione costiera, come dimostrato nel 2019: a fronte delle forti mareggiate i tratti dunali sono quelli che hanno reagito meglio e senza riportare danni. Le temperature sono aumentate di media di +2,2° tra gli anni ‘60 e il decennio 2009/2019. Secondo le associazioni di agricoltori, con l’ondata di caldo che stiamo vivendo in queste settimane, c’è da preoccuparsi per la riduzione delle rese delle produzioni come il grano che, anche in Abruzzo, fa segnare quest'anno un calo di almeno il 15%. Infatti piove e nevica troppo poco anche in Abruzzo dove, nei mesi scorsi si sono toccati deficit superiori al 90%. Oltre alla questione agricoltura e alle infrastrutture obsolete, è da tempo che balzano agli occhi di tutti le continue interruzioni di fornitura di acqua potabile, che nel 2021/2022 ha visto interruzioni anche durante l’inverno, dovute in parte anche a drastici abbassamenti dei livelli delle falde acquifere. A fronte di questi dati", concludono, "non vediamo una reale consapevolezza politica e, anzi, assistiamo con sconcerto all’approvazione da parte della Giunta Regionale, di grandi opere e progetti che ricalcano quanto fatto nel passato”.

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