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Jova Beach Party cancellato, il Comitato cittadino difende il prefetto dagli attacchi

In una nota firmata dal coordinatore Perrotti, si evidenzia che Barbato ha applicato la legge e i vari pareri

Alle polemiche sulla cancellazione del Jova Beach Party che si sarebbe dovuto tenere questa sera a Vasto, e agli attacchi contro il prefetto Giacomo Barbato, replica il Comitato cittadino per la salvaguardia e il rilancio di Chieti, che in una nota difende l'operato dell'autorità dello Stato.

"Cultura - si legge nel comunicato firmato dal cordinatore Giampiero Perrotti - è anche cultura della legalità e rispetto della stessa; che non esista alcuna assoluta contraddizione tra lo svolgimento di eventi di richiamo e la salvaguardia della sicurezza di chi vi partecipa e di tutti i cittadini, nel rispetto delle normative vigenti (in particolare di quelle introdotte dopo recenti fatti luttuosi), lo dimostrano le tante manifestazioni di grande richiamo che si sono tenute e sono in corso di svolgimento anche in territorio della provincia di Chieti, oltre che in tutto l’Abruzzo. 

Il controllo da parte degli organi deputati sugli aspetti della sicurezza costituisce, anzi, una ulteriore garanzia per il pubblico e gli organizzatori". 

E poi aggiunge, in merito al concerto di Jovanotti: "Sgomberato il campo da valutazioni e da giudizi che neanche vanno presi in considerazione per rispetto di chi ne è stato il sottinteso destinatario, ma anche di chi li ha espressi, e da interventi ispirati prevalentemente da motivazioni di schieramento, il nòcciolo della vicenda è uno solo. 

Cosa si contesta al Prefetto di Chieti, dottor Giacomo Barbato? In sostanza di aver applicato la norma e di averlo fatto recependo il parere negativo espresso dal Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica circa lo svolgimento dell’evento nei luoghi, con le condizioni e secondo le modalità del piano presentato. Comitato che, tra l’altro, si è riunito più volte per valutare l’auspicata rispondenza delle modifiche richieste ai parametri di sicurezza previsti. 

In alternativa cosa si sarebbe voluto? Che permanendo, in considerazione delle criticità emerse e non venute meno, il motivato diniego del Questore di Chieti, dei Comandanti provinciali dei Carabinieri, della Guardia di Finanza, dei Vigili del Fuoco, della Polizia stradale, dei dirigenti del Coa, dell’Anas e del rappresentante della Società autostrade, il Signor Prefetto avrebbe comunque miracolosamente dovuto trovare la strada di un salvifico accomodamento? Che dunque la legge più che applicata deve essere “adattata”? Vogliamo essere sicuri di no".

In merito, il Comitato propone di rileggere le righe di commento dedicate alla contestata questione dal Presidente dell’Anfaci, Associazione dei funzionari prefettizi, Prefetto dottor Antonio Corona: “In questo Paese tutto fila liscio finché tutto fila liscio. Salvo, nell’eventualità di accadimento funesto, partire puntuale e inesorabile, al grido di “pretendiamo giustizia”, la caccia al responsabile di turno. Di quel medesimo responsabile fino a poco prima, magari implorato pur di ottenere un sì contro ogni ragionevole evidenza”.

Dispiace che si sia inteso fare oggetto di immotivate polemiche un Servitore dello Stato che, pur nella ancora breve permanenza in questa provincia, ha dato prova di costante impegno, vicinanza e attenzione per il superamento delle problematiche del territorio, condividendone anche i momenti di vita sociale e culturale".

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