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Calo delle nascite e invecchiamento della popolazione: com’è la situazione nel Chietino e in Abruzzo

In Abruzzo come nel resto d’Italia, il tasso di natalità - ovvero il numero di nuovi nati in rapporto alla popolazione - è calato in modo sistematico

L’Abruzzo non sfugge al fenomeno dello spopolamento, soprattutto nelle aree distanti dei grandi centri urbani. Nonostante il numero degli abitanti sia più o meno lo stesso dagli anni ’50, nella nostra regione si registra una forte denatalità, oltre allo spostamento delle persone dalle aree interne alle zone più urbanizzate. Alcuni Comuni hanno comunque messo in atto iniziative e politiche mirate al ripopolamento.

In Abruzzo come nel resto d’Italia, il tasso di natalità - ovvero il numero di nuovi nati in rapporto alla popolazione - è calato in modo sistematico. Nella nostra regione il fenomeno della denatalità è iniziato storicamente prima: mentre il tasso di natalità italiano superava le 9 nascite ogni mille abitanti e quello del sud era sopra quota 10, l'Abruzzo si attestava a 8,4 nuovi nati per mille residenti.

Nel 2021, ultimo anno per cui è disponibile un dato definitivo, i nuovi nati nella regione sono stati 6,5 ogni mille abitanti, a fronte di una media nazionale di 6,8. Si tratta di una quota che pone l'Abruzzo a metà classifica rispetto alle altre regioni italiane.

Oltretutto la situazione risulta molto differenziata all'interno territorio regionale. Tutte le province abruzzesi, senza eccezioni, hanno visto un calo della natalità dal 2002 a oggi. Tuttavia, nel 2021 si registra una forbice che va dai 7 nuovi nati ogni 1.000 abitanti del Pescarese ai 6 dell'area aquilana. In mezzo, le province di Teramo (6,6) e Chieti (6,4).

Più della media nazionale, quel 27,3% di ultra sessantacinquenni previsto in Italia all'inizio del prossimo decennio. Una quota comunque superata da tutte le province abruzzesi: 29,5% in quella di Chieti, 28,3% in quelle Teramo e Pescara.

Sembrano essere soprattutto i comuni distanti dalle aree più urbanizzate a risentire della tendenza alla denatalità.

Come conseguenza, attualmente solo il 30% dei comuni della regione supera il tasso di natalità rilevato a livello nazionale, pari nel 2020 a 6,8 nuovi nati ogni 1.000 abitanti. Parliamo di 92 comuni su 305, tra cui 6 dove il tasso di natalità ha superato quota 12 ogni mille abitanti.

Si tratta di Guilmi (Chieti), San Pio delle Camere (L'Aquila), Castel Castagna (Teramo), Rosciano (Pescara), Montelapiano (Chieti) e Gagliano Aterno (L'Aquila). Quest'ultimo è anche il comune abruzzese con l'incremento maggiore tra 2014 e 2020: da 0 nuove nascite ogni mille residenti a 12,2.

L’Abruzzo nel 2030

Uno sguardo soltanto superficiale ai dati demografici potrebbe indurre a pensare che l'Abruzzo non abbia alcun problema di spopolamento. La regione dei primi anni '20 di questo secolo ha grossomodo gli stessi abitanti rilevati nel 1951, all'epoca del primo censimento nell'Italia del dopoguerra: 1,28 milioni.

Attorno al 2030 i residenti in Abruzzo potrebbero essere meno di 1,23 milioni (-4% rispetto ad oggi). Nel 2050 potrebbero scendere sotto la soglia di 1,1 milioni. Nel 2070 gli abruzzesi potrebbero essere circa 920mila, ovvero il 28% in meno rispetto a oggi.

Le province dell'Abruzzo mostrano invece il segno meno, in uno scenario di previsione mediano. Nel corso di questo decennio è Chieti la provincia che potrebbe vedere la contrazione più significativa, sia in termini relativi (-4,5% tra 2021 e 2030) che assoluti. In un territorio dove oggi vivono 375mila persone, potrebbero abitarne 358mila tra meno di un decennio.

Non tutti i maggiori comuni abruzzesi del resto appaiono destinati allo spopolamento. Tra i "grandi comuni", ovvero le località con almeno 20mila abitanti secondo la metodologia Istat, ve ne sono 4 che vedranno un aumento della popolazione. In tutti i casi si tratta di comuni della costa: Montesilvano (+3,8% di residenti previsti per il 2030), Francavilla al Mare (+3,1%), Roseto degli Abruzzi (+2,3%) e Vasto (quest'ultimo in realtà sostanzialmente stabile nel decennio in corso: +0,1%).

Al contrario, i 2 comuni che potrebbero registrare i cali più significativi sono Ortona (-5,9% nel 2030) e Sulmona. La città dell'entroterra aquilano potrebbe perdere quasi un abitante su 10 in questo decennio: -9,7%.

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