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"Cacciatori in giro, cittadini a casa": associazioni chiedono al Governo di impugnare l'ordinanza regionale

Wwf, Enpa, Lav e Lipu hanno indirizzato una lettera al Governo per chiedere di impugnare l’ordinanza della Regione Abruzzo e denunciare "la tendenza filo-venatoria delle regioni"

Le associazioni ambientaliste hanno chiesto al Governo di impugnare l’ordinanza regionale n. 108 del 12 dicembre che autorizza le uscite di cacciatori e pescatori in zona arancione “in contrasto con le disposizioni contenute nel Dpcm del 3 dicembre 2020”. In una lettera indirizzata al Governo Wwf Italia, Enpa, Lav e Lipu  denunciano “la tendenza filo-venatoria delle regioni” definite “irresponsabili”.

Il caso dell’Abruzzo non è isolato: atti dal contenuto sostanzialmente identico sono stati emanati anche dalle Regioni Toscana, Calabria e Lombardia.

“Mentre tutti i normali cittadini devono rinunciare ad una passeggiata in montagna o anche a svolgere una serie di attività economiche, i cacciatori possono muoversi liberamente su gran parte del territorio provinciale”, dichiarano le associazioni ricordando che “la caccia è una (discutibile) attività ludico-ricreativa non assimilabile ad attività professionale” e che “è assolutamente diversa, per scopo e funzioni, alla gestione della fauna, attività scientifica e regolata dall’art. 19 della legge 157 del 1992: articolo che esclude, anche in caso di eccezionali piani di controllo, il ricorso a operatori privati quali i cacciatori”.  

Le associazioni hanno chiesto quindi un intervento immediato del Governo.

L’Abruzzo, come le poche altre regioni interessate – commenta Filomena Ricci, delegato Abruzzo del Wwf – ha aggirato le restrizioni in vigore per fare ennesime concessioni ai cacciatori, dichiarando che vi sarebbe un presunto “stato di necessità per conseguire l’equilibrio faunistico-venatorio, limitare i danni alle colture, nonché il potenziale pericolo per la pubblica incolumità”. Affermazioni queste che andrebbero comprovate da dati oggettivi che possano dimostrare sia la reale sussistenza dei rischi asseriti che l’effettiva idoneità dell’attività venatoria a porre rimedio a tale emergenza. Del tutto assurdo poi che i provvedimenti regionali consentano tutte le forme di caccia previste dal calendario venatorio, compresa, per esempio, quella agli uccelli migratori o agli uccelli acquatici: in che modo questi animali determinano pericoli per l’equilibrio faunistico, le colture e la pubblica incolumità?”. 
 

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