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Dalla lotta contro il bullismo alla voglia di ricominciare: Lucia Di Folca presenta "Nella tasca destra in alto"

Le cattiverie patite in un liceo di Chieti, la morte del padre, ma anche una storia di fede, musica (con l'amicizia de Il Volo) e il volontariato per un’associazione di bambini oncoematologici. Un messaggio di rinascita

La lotta contro il bullismo durante gli anni di scuola, la solitudine, i lutti ma anche la voglia di ripartire attraverso la fede e la musica. C’è tutto questo nel libro di Lucia Di Folca "Nella tasca destra in alto" della casa editrice Masciulli Edizioni. Un'autobiografia scritta dall’autrice 28enne, nata a Lanciano e residente a Lettomanoppello, dedicata a quelle donne e a quegli uomini più deboli che hanno voglia di gridare la loro rabbia e il disagio causato dal giudizio degli altri, ma che non ci riescono per paura della cattiveria altrui.

Lucia, come è nata l'esperienza del libro?

Dopo aver concluso gli studi in assistenza odontoiatrica all'università “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara, ho iniziato quasi per gioco la stesura del mio libro autobiografico, dal titolo “Nella tasca destra in alto” della casa editrice “Masciulli Edizioni”, dedicando un po’ di tempo a me stessa, dopo un lungo periodo travagliato. In età liceale e adolescenziale sono stata vittima di cattiverie ricevute dai miei compagni di classe, in un ex liceo di Chieti. In altre parole sono stata vittima di bullismo: prese in giro, ciocche di capelli tagliati, rutti emessi nelle orecchie, quaderni o libri scarabocchiati e delle volte anche strappati; imitavano anche il mio portamento fisico a mo' di scimmia (nonostante abbia importanti problemi di schiena); mi ripetevano sempre che ero una sfigata e che non meritavo neanche vestiti alla moda perché ero grassa (taglia 44!) e troppo brutta. Insieme ad alcuni di loro fu alleato anche un mio professore. In quello stesso periodo ho vissuto e affrontato tutta la malattia di mio padre (un tumore raro) e, successivamente, la sua morte. Dalla perdita di mio padre, per quasi 3 anni, ho subito altri lutti in famiglia tra cui i miei nonni, due zii, un cugino e una carissima amica di famiglia. In quel periodo, sono iniziati gli attacchi di panico perché vedevo tutto difficile da gestire.

Solitudine, ansia e panico sono diventati miei compagni di viaggio in quel lungo tempo e la lontananza da alcuni miei affetti (sia per motivi di lontananza geografica sia per altri lutti) mi hanno fatta diventare fredda e rigida nei confronti della vita.

Nello scrivere è come se avessi buttato giù ostacoli e mostri del passato. Sono riuscita a rialzami grazie alla fede, alla musica ed allo sport, traendo forza soprattutto dai bambini malati.


Il titolo del libro fa riferimento a una canzone di Ermal Meta, come mai questa scelta?

Ho scelto questo titolo perché qualche anno fa ascoltai uno stacco musicale in tv della canzone “A parte te” di Ermal Meta. Mi colpì molto la frase del ritornello “sempre sarai nella tasca destra in alto […] in un sorriso inaspettato”. Pensai: come mai “la tasca destra in alto”? Successivamente sentii un’intervista di Meta dove diceva che, quando ci si abbraccia, il cuore dell'altra persona è in corrispondenza con la parte destra del nostro petto. Sappiamo tutti che il cuore è posizionato al centro con la punta rivolta verso sinistra. Nelle vecchie maglie o camice c’era sempre un taschino nel lato superiore-destro. È come se il cuore di quella persona a noi cara lo portassimo con noi in ogni cosa che facciamo. Quella persona può essere chiunque: un parente o amico che o non c’è più, o che si trova lontano da noi geograficamente… oppure una persona amata con il quale abbiamo discusso e abbiamo paura ad ammettere il nostro affetto nei suoi confronti. Quella tasca è come se fosse una porta del nostro cuore dove portiamo e facciamo entrare i nostri cari, sempre custoditi nella nostra anima.

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La fede e l’amicizia ti hanno salvata


In quegli anni tormentati da odio e solitudine, ho avuto la fortuna di conoscere il mio migliore amico, ossia un giovane sacerdote, quasi coetaneo della nostra diocesi: con le sue parole e la sua vicinanza mi ha aiutato a rialzarmi e ad amare di più Dio. Da quell'incontro ho avuto la fortuna di conoscere e di fare amicizia con altri giovani sacerdoti che mi hanno aiutata a riemergere. Andrea non ha ascoltato solo le mie parole ma ha sentito soprattutto le mie pause…e viceversa. Ho amato ancora di più Dio da quando c’è Andrea, al punto tale di sentire Cristo più vicino. Dio mi ha fatto conoscere la salvezza (non apparente, ma dell’anima!) tramite Andrea. Per me la parola ‘salvezza’ è sinonimo della parola ‘libertà’. E con questo giovane sacerdote ho raggiunto e percepito la libertà. Mi è stato vicino anche e soprattutto nel mio silenzio. 

Poi è nata un’altra amicizia speciale 

Ho avuto l’occasione di incontrare e seguire il trio musicale ‘Il Volo’, di cui ho l’onore di conoscere il componente Gianluca Ginoble, una persona molto umile e gentile. In realtà, mi sono adoperata affinché diventasse cittadino onorario del mio paese.Sono stati molto importanti per me per farmi uscire da quel buio, che nel libro racconto in maniera dettagliata. ‘Il Volo’ è stata la novità: il primo concerto, la prima esperienza con un fan club, i divertimenti con le amicizie ‘Volovers’. Ma soprattutto la fierezza di seguire ragazzi gentili, umani e rispettosi…completamente diversi dagli esempi che ho notato al liceo. Nel 2016 Gianluca Ginoble divenne cittadino onorario del mio paese e con la pro loco mi occupai dell’organizzazione dell’evento. Proprio in un loro concerto conobbi i bambini dell’Agbe di Pescara. Conobbi l’ambiente e le persone che ne fanno parte a tutt’ora. Dal gennaio 2016 non mi sono più staccata da loro, tanto da diventare, a dicembre 2021, volontaria ufficiale. Il volontariato, e in generale l’Agbe, sono importanti per me perché comprendi che i tuoi problemi (anche seri) si azzerano di fronte a piccoli guerrieri malati di tumore o leucemie che oggi ti sorridono, dicendo che la vita è bella (nonostante sappiano della loro malattia)… e domani muoiono, lasciandoci la serenità. Loro sono stati la mia forza più grande ed ho compreso che la vita vale la pena di essere vissuta in grazia di Dio e che il passato…è passato; nonostante tutte le difficoltà. Puoi vedere la luce affrontando tutto in modo diverso, per quel che si può.

Quale messaggio vuoi lasciare a chi sta vivendo le tue stesse difficoltà 

A chi subisce le mie difficoltà passate consiglio di avere la forza e la determinazione di non trattenersi tutto dentro, ma di sfogarsi con qualcuno chiedendo comprensione e sostegno. I problemi diventano sempre più grandi e invadenti se ce li teniamo per noi. Ogni tanto dobbiamo farci aiutare, soprattutto moralmente. Di solito le persone non esprimono tutto ciò che sentono nell’anima perché hanno paura della cattiveria o della ritorsione altrui. Assurdo, eppure è così per tutti. Ma bisogna trovare uno slancio per essere “l’eccezione alla regola”. Chiedere aiuto è la soluzione a questi ostacoli. “Nella tasca destra in alto” è un libro adatto a tutti: dal mio cuginetto Andrea di 3 anni fino ai 100 anni vissuti da mio nonno paterno. Il testo è scritto in stile agile e semplice, per la facile comprensione di tutti. Mi rivolgo alle istituzioni religiose, politiche e sociali, specialmente agli insegnanti ed ai genitori. Le persone più deboli non vanno abbandonate ma vanno sorrette e incoraggiate ancor di più in modo da farle emergere dalle loro difficoltà. Rispettiamoci tra di noi, per essere salvi, per essere liberi. 
 

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