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I bimbi di Chernobyl tornano a casa, Viktoriya: "Ora mi sento al sicuro con la mia famiglia italiana"

Mamma Grazia e papà Antonino, assieme alla loro grande famiglia, hanno fatto l'impossibile per portare lei e suo figlio Maksym da Černihiv a Torrevecchia Teatina: “Qui la fine di un incubo”

La sua famiglia italiana non l’ha lasciata sola neanche stavolta e per Viktoriya arrivare a Chieti è stata “la fine di un incubo”. Lo dice usando google traduttore dall’ucraino all’italiano sul telefono, per essere sicura di non sbagliare, ma basta osservarla per leggere sul suo viso la gratitudine e la tranquillità che prova oggi nella sua casa italiana dopo i giorni più neri.  Lo stress, la paura per il figlio dodicenne Maksym, le corse in cantina al suono delle sirene sono un ricordo pesante, ora coperto dal calore e dalle premure di mamma Grazia, papà Antonino e della loro grande famiglia a Torrevecchia Teatina. Figli, generi, nuore, nipoti, zii, cugini che non lasciano mai soli in questi giorni Viktoriya e Maksym tra sorrisi, chiacchiere, consigli e ‘lezioni’ di italiano.

Tutti hanno riabbracciato Viktoriya Stelmach e suo figlio Maksym dopo un viaggio lunghissimo ed estenuante. “Siamo partiti sabato 12 marzo da Chernihiv – ricorda la giovane mamma - una città a circa 130 chilometri da Kiev dove le bombe sono arrivate presto e siamo arrivati dopo sei giorni”. Il primo messaggio a mamma e papà italiani arriva il 14 febbraio scorso. Quel giorno però, nessuno poteva immaginare che di lì a poco la situazione sarebbe precipitata.

Viktoriya e la famiglia Titone si vogliono bene dal 1992 quando lei, all’età di 10 anni, arriva a Chieti dall’Est Europa assieme a tanti altri coetanei. Erano i bambini di Chernobyl e venivano accompagnati in Italia per poter stare alla larga dalle radiazioni nucleari per qualche tempo.

Quel ponte si è riattivato, in diverse parti d’Italia, dove le famiglie oggi stanno tornando a ospitare le vittime di quel disastro nucleare degli anni Novanta e i loro figli.

E quando sta per arrivare l’invasione russa anche Viktoriya e Grazia Genobile si sentono ogni volta che è possibile e da Chieti, tra mille difficoltà, alla fine riescono a far arrivare madre e figlio in Italia sani e salvi. 

“Non è facile per una madre sola con un figlio – spiega la signora Grazia - Viktoriya è partita per l’Italia tramite l’associazione culturale cristiana italo ucraina, che è stata agganciata da mia nipote Arianna la quale ogni giorno chiedeva di mettersi in contatto con lei fino a quando non si è concretizzata la possibilità di far partire madre e figlio. Abbiamo insistito tanto”. 

Viktoriya ricorda così le ultime settimane in Ucraina: “Non ci sembrava possibile quello che poi è accaduto, in tv dicevano di tenere pronta una valigia con i vestiti. Quando suonavano le sirene ci nascondevamo in cantina: un’area comune dove teniamo le provviste alimentari per l’inverno. Ma è stato quando non abbiamo avuto più acqua e luce che ho deciso che saremmo salvati soltanto venendo in Italia. Avevamo pochissimo gas per cucinare ma quei giorni mangiavamo e bevevamo pochissimo perché non potevamo usare il bagno”.

madre e figlio nella cantina-3

Viktoriya e Maksym nel nascondiglio

Dopo diversi giorni dalla richiesta madre e figlio vengono contattati dall’associazione romana e riescono ad andare via da Chernihiv, la città dove abitano Viktoriya e Maksym e che si trova a poca distanza dal confine con Russia e Bielorussia. 

“Senza l’aiuto della mia famiglia italiana e senza il tramite di questa associazione sarebbe stato impossibile andare via” dice.

Il viaggio inizia sabato 12 marzo a bordo di un furgoncino, stipati in 16 persone per Boryspil' “dove siamo stati ospitati in una chiesa e ci siamo addormentati – racconta ancora Viktoriya – poi siamo ripartiti in macchina e col treno abbiamo raggiunto Leopoli. Le notti le abbiamo trascorse in un campo di basket, distesi per terra. Ero sempre in contatto con un volontario dell’associazione italo ucraina che mi supportava e mi diceva cosa fare. Dopo una notte e un giorno, in cui abbiamo lasciato il nostro gatto a una persona fidata, siamo riusciti a partire per Roma dove siamo arrivati giovedì 17, Durante il viaggio siamo stati fermati dieci volte dalla polizia per i controlli”.

Poi finalmente l’arrivo a Roma dove li aspettavano tra baci, abbracci, lacrime e “la fine di un incubo”. 

Quel filo di amore e speranza si è riavvolto e ora in casa Titone è tempo di fare spazio ai ricordi più belli. A quel primo incontro, nel 1992, quando don Enrico di Casalincontrada presentò quei bimbi in arrivo dell’est Europa alle famiglie che li avrebbero accolti per qualche mese e non li avrebbero dimenticati per tutta la vita.

“Il pullman arrivò a Chieti Scalo, nei pressi della chiesa dei XII Apostoli – ricorda Grazia – quando vidi quei piccoli scendere rimasi colpita da una bambina dai capelli lunghi e biondi con un enorme fiocco in testa. Sembrava una principessina. Qualche minuto dopo scoprii che quella bimba così bella sarebbe divenuta la sorellina dei nostri figli Anna e Davide. Eravamo emozionatissime. Ci siamo abbracciate e abbiamo pianto”. 

 

Viktoriya a 10 anni a Chieti-2

Vik a 10 anni a casa a Chieti

Viktoriya, che aveva trascorso in primi anni di vita in orfanotrofio, vive mesi spensierati a Chieti, nella casa in centro storico dove ai tempi viveva la sua nuova famiglia e dove tornerà ogni anno in un primo periodo e, in seguito, appena possibile  e anche Grazia e la sua famiglia vanno da lei in Ucraina. In quella cameretta preparata con tanto amore e con i palloncini di benvenuto, in via Salita Santa Chiara, tutti già sapevano che quel legame sarebbe rimasto per sempre, per condividere gioie e dolori della vita, moltiplicandosi. 

Perché oggi c’è anche Maksym. Domenica scorsa ha visto per la prima volta il mare, a Francavilla, quasi non credeva ai suoi occhi. È rimasto ad osservarlo in silenzio, a lungo. Questa settimana Maksym ha iniziato l’inserimento a scuola, in prima media, a Torrevecchia Teatina. I prossimi mesi vivranno in Italia dove Grazia e la sua numerosa famiglia continueranno con tutto il loro affetto e le loro attenzioni ad alleviare il dolore.

mamma e figlio al mare a Francavilla-2

mamma e figlio al mare a Francavilla

Viktoriya oggi nella villetta della famiglia Titone sta cercando di riposare e di riprendersi dalla paura, le piace rendersi utile e ogni tanto prepara qualche piatto ucraino come il borsch, la tipica zuppa viola a base di barbabietole. “Qui sono a casa. Qui sto benissimo” ripete col sorriso.

La sua passione è il cucito, l’ultima volta che è stata a Chieti, cinque anni fa, portò in valigia diversi abiti confezionati da lei. Stavolta i preparativi per il viaggio sono stati decisamente diversi e vestiti speciali in valigia non ne ha ma Viktoriya vorrebbe tanto poter lavorare come sarta in questo periodo di rinascita in Italia.

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