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"Per noi tutto si è fermato a 5 anni fa": il dolore della mamma di Ilaria Di Biase, la cuoca di Archi morta a Rigopiano

Era la più giovane del personale e sarebbe dovuta tornare a casa il giorno prima della valanga, ma la neve aveva reso impraticabile le strade

"Stiamo peggio ogni giorno, siamo fermi al 18 gennaio 2017". Sono le parole affidate all'agenzia Adnkronos da Mariangela Di Giorgio, la madre di Ilaria Di Biase, cuoca di Archi morta a 22 anni all'hotel Rigopiano di Farindola.

Oggi ricorre il quinto anniversario della valanga che, in una giornata già drammatica per l'intero Abruzzo, travolse l'albergo, sul versante pescarese del Parco nazionale del Gran Sasso, facendo 29 vittime fra clienti della struttura e personale.

"Lei era la più giovane del personale - ricorda all'Adnkronos la mamma - Faceva la cuoca. Aveva ricevuto offerte di lavoro anche dall'estero, ma le aveva rifiutate. Per stare vicino a noi, alla famiglia e al suo ragazzo. Era piccola Ilaria - racconta piangendo  - Il suo sogno era fare la pasticcera. Sogni sepolti sotto metri di neve e di ghiaccio, per sempre".

Il giorno prima del disastro sarebbe dovuta tornare a casa, con la sua Opel Corsa nuova che stava pagando a rate, ma è stata bloccata dalla neve . "'La strada è impraticabile', mi disse la mattina del dramma al telefono. 'Stiamo aspettando la turbina'". Ma la turbina non arrivò mai. "E loro sono rimasti tutti intrappolati in quel posto. Non hanno fatto nulla per metterli in salvo e neppure ci hanno provato. Cinque anni dopo il dolore è lo stesso. Spero sempre - continua la donna - che sia solo un incubo e che Ilaria , da un momento all'altro, apra la porta per rientrare a casa, sfoderando uno dei suoi meravigliosi sorrisi". 

"A ogni festa - prosegue - andiamo tra le macerie, a lasciarle dei fiori. Andiamo al suo compleanno, a Natale, sempre: per noi, tutto si è fermato quel giorno infernale. Anche per quanto riguarda la giustizia è tutto fermo. Il processo è alla fase iniziale, lungaggini a non finire; i periti prendono e perdono tempo, forse per arrivare alla prescrizione. Noi abbiamo coinvolto anche l'Anmil (Associazione nazionale fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro), perché Ilaria è anche una vittima del lavoro. Non sappiamo se crederci ancora, in questa giustizia". 

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