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VIDEO: 25 aprile e Brigata Maiella: la grande storia degli abruzzesi che lottarono per la libertà

Intervista allo storico Marco Patricelli che racconta gli aspetti "unici" della formazione guidata da Ettore Troilo nella lotta per la Liberazione

Una delle pagine più belle e per molti versi unica della Resistenza italiana arriva proprio dall'Abruzzo. Il 5 dicembre 1943, successivamente alla liberazione di Casoli da parte degli Alleati, il comandante Ettore Troilo parte da Torricella Peligna con un gruppo di 15 uomini per prendere contatti con il comando inglese, insediato al castello Masciantonio che svetta sul paese, per offrirsi come volontari per la Liberazione.

Quei 15 uomini, la Brigata Maiella, in poco tempo diventano 1.500: numerose le richieste di arruolamento provenienti dalla popolazione abruzzese per quella che resta l'unica formazione partigiana, o meglio di patrioti, ad essere decorata di medaglia d'oro al valore militare alla bandiera.

La Brigata Maiella fu del tutto atipica nel panorama resistenziale: vestita con uniformi inglesi, portavano le mostrine e la bandiera tricolore (senza lo scudo sabaudo perchè tutti repubblicani), autonoma da un punto di vista operativo, era inquadrata nel II Corpo d’armata polacco del generale Anders; erano e si ritenevano dei militari. Dalla Brigata Maiella si poteva uscire liberamente, ma non successe mai. 

“I motorizzati a piè” furono la prima formazione ad ottenere la fiducia degli Alleati e tra le pochissime formazioni di patrioti di ispirazione repubblicana aggregate dopo la liberazione dei territori d'origine, assieme alla 28ª Brigata Garibaldi "Mario Gordini" ed alla Divisione Modena-Armando - fu la formazione combattente con il più lungo e ampio ciclo operativo, continuando a lottare risalendo la penisola sino alla liberazione delle Marche, dell'Emilia-Romagna e del Veneto.

Sul bavero le stellette tricolori e sul braccio lo scudetto con il profilo bianco della Maiella, lo sfondo azzurro del cielo e le parole di Ettore Troilo: “Non volevamo cambiare il mondo ma solo vivere in pace”.

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