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Franco Zappacosta: "Come è cambiata la vita del cronista sportivo!"

Intervista all'autore di "Tom e un miracolo neroverde" sul campionato di serie C 1963-64. La testimonianza di un mestiere (quello del giornalista) e uno sport (il gioco del calcio) da chi ha avuto la fortuna di vivere in prima persona quegli anni

Franco Zappacosta era al debutto nel ruolo di cronista sportivo, nell’indimenticabile stagione 1963/64 entrata negli annali della "piccola/grande" storia del Chieti calcio. Tante le differenze nel “modus operandi” per un giornalista dell’epoca rispetto al lavoro di oggi.

Oggi, venerdì 5 dicembre alle 17,30 nella sala del Consiglio provinciale, l'autore teatino racconterà quel memorabile campionato di serie C che ha descritto nel suo libro. A ChietiToday Zappacosta ha voluto raccontare il ruolo del giornalista sportivo dell’epoca e le differenze con quegli anni.

“C’è un abisso – esordisce Zappacosta -  sono passati 50 anni ma è come se avessimo fatto un salto di 50 secoli considerando il progresso tecnologico che abbiamo vissuto”.

Secondo il giornalista, allora riportare la cronaca di una partita era un’attività che nella forma, sembra quasi impensabile oggi.  “A quei tempi - spiega -  il corrispondente, terminata la partita, dettava la cronaca allo stenografo che si trovava in redazione; questa trasmissione orale comportava spessissimo lo stravolgimento, per fare l’esempio più consueto, dei nomi dei calciatori (soprattutto quelli stranieri), con il risultato che sui giornali il giorno dopo apparivano grafie spesso alterate”.

Profondamente diverso era anche il rapporto tra colleghi giornalisti e i temi d’interesse. Un “stato d’animo”  differente, un approccio e divulgazione alla notizia che ha subito profondi cambiamenti. “Nei rapporti con i colleghi e nel lavoro vedo oggi una maggiore nevrosi, un’ansia che prima non c’era. Sicuramente esisteva la competizione, la ricerca della  “notizia” ma, terminate le interviste negli spogliatoi, calava il sipario. Oggi- osserva Zappacosta - dopo la pubblicazione del “pezzo”, si apre un’altra fase di divulgazione attraverso i social network in generale nella rete web in cui si spesso si scatena il dibattito. La polemica esisteva anche allora ma era assai meno esasperata, le dichiarazioni dei protagonisti erano assai meno importanti: c’era molta cronaca, maggiore bisogno di raccontare lo svolgimento del match, tenendo in considerazione la scarsa visibilità televisiva, a riprova di ciò – aggiunge il giornalista teatino - non esistono documenti filmati, ma solo cronache e foto del famigerato Chieti - L’Aquila della stagione 1963-64, in cui l’arbitro dopo delle decisioni sfavorevoli alla squadra neroverde, fu assalito in campo dai sostenitori teatini”. 

L’autore di “Tom e un miracolo neroverde” ricorda anche il presidente Angelini, personaggio di un calcio di cui sembra si siano perse le tracce:“Angelini era il Presidente con la P maiuscola. – ricorda Zappacosta -  spesso criticato, accusato di non voler spendere,  ma è uno di quegli uomini e presidenti che poi con il passare del tempo rimpiangi. Ebbe il torto, a mio avviso, di non aver avuto grandi manager accanto. Sul piano umano penso sia stata una persona eccezionale, di grande spessore”. Non manca un ricordo del tecnico Tom Rosati che guidò la formazione neroverde in quella emozionante stagione: “Il mister era il classico duro con un grande cuore. Era il “padre” di un gruppo di giovani. Sempre disponibile con la stampa ma anche attento a verificare ciò che riferiva. Un rapporto con la comunicazione molto attuale- conclude- a cui va aggiunto il suo essere stato precursore sotto l’aspetto tecnico-tattico con l’utilizzo dei moduli 4-3-3 e 4-2-4, molto in voga in questi anni”.

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