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Salvare la costa dei Trabocchi, dal cemento? Missione difficile

L'Abruzzo è la regione italiana col Lazio che ha perso più costa verde dal 1985. Su 143 chilometri di costa addirittura 91 presentano cemento e la situazione potrebbe addirittura peggiorare.

“Salviamo le coste italiane” non è solo una frase bella per invogliare a tutelare le coste italiane, ma anche il nome di un dossier di Legambiente. Questa volta a finire sotto la lente di ingrandimento sono proprio le riviere italiane completamente trasformate da metri cubi di cemento che hanno modificato irrimediabilmente migliaia di chilometri. con scende in campo anche per salvare le coste italiane.  L’Abruzzo fa la sua parte in questa sorta di classifica al contrario anzi, la domina. Infatti lungo le coste dei trabocchi solo un terzo dei paesaggi si è salvato dalla cementificazione mentre il resto è un susseguirsi di palazzi, ville, alberghi e porti senza che di verde se ne trovi molto.

Lo studio effettuato da Legambiente si è basato su una ricerca Regione per Regione del “consumo delle aree costiere italiane” con un lavoro di sovrapposizione di foto satellitari, che hanno mostrato come visivamente il paesaggio delle coste italiche abbia subito trasformazioni. Lungo circa i 1800 chilometri di costa analizzati, dal Veneto al Molise, nella costa nord siciliana e lungo quella di Campania e Lazio è emerso che  addirittura il 55% delle aree sono state trasformate dall’urbanizzazione, e il record  è appunto dell’Abruzzo a braccetto con il Lazio. Nel 1985 la legge Galasso prevedeva la tutela dei paesaggi costieri, ma nonostante vincoli e piani di tutela sono stati cementificati oltre 160 chilometri di costa da quella data.

L’Abruzzo come detto è la regione che ha il record di suolo costiero trasformato. Sono 91 i km irreversibilmente modificati su 143, ovvero il 63,3%. Tra le infrastrutture sorte e ampliate particolarmente invasive sono stati i  porti di Pescara, Giulianova, Ortona e Vasto che da soli occupano circa 20 km di costa. L’aspetto che per Legambiente è ancora più preoccupante, ste nel fatto che il paesaggio costiero oggi libero è ancora a rischio, essendo appena il 9% dell’intera costa abruzzese classificata come area protetta.  L’unico ente creato a tutela della riviera è il  parco della Costa Teatina che dovrebbe “proteggere”  la costa dei trabocchi da altre colate, che ne cancellerebbero il poco verde rimasto. Verde che sulla costa chietina è presente con continuità solo ni pressi di Vasto e vicino ad Ortona.

Risparmiare quel poco di verde che è rimasto da altro cemento oggi risulterebbe essere non solo una buona pratica, ma fondamentale per il mantenimento e la tutela delle sempre più bistrattate biodiversità.

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