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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Hanno ucciso il pesce-ragno? No, mi ha punto

E' la tracina, un piccolo pesce che vive nei fondali vicino la riva quasi totalmente insabbiato, a parte gli aculei piccolissimi. Guai a toccarli.

Spesso tuffandoci in mare o facendoci uan bella nuotata, ci viene paura di qualsiasi "mostro marino" che possa uscire dall'acqua e divorarci come lo squalo di Spielberg. Ovviamente le nostre paure sono quasi sempre infondate e può capitare al massimo di vedere qualche medusa nelle nostre acque, o molto più spesso semplici buste gettate in acqua che scambiamo per meduse iniziando a correre verso il bagnasciuga.

Paura tutto sommato giustificato in quanto una una “carezza” dell’invertebrato darebbe problemi e bruciori, fastidiosissimi. Ma è il solo animale fastidioso che possiamo incontrare con facilità nel nostro mare? Sembrerebbe proprio di no.

Un altro ospite alquanto insolente presente nel Tirreno è la Tracina, conosciuto come il pesce-ragno. No, non prende il nome a causa di un vestito da supereroe o perchè produce delle sofisticate ragnatele, ma per via di piccoli aculei che ha sulla schiena, che al contatto con la pelle ci fanno passare una brutta mezz’oretta.

Questo pesce vive nei fondali bassi del mar Mediterraneo, ma anche sulle coste atlantiche europee. È lungo circa 15 cm, solo una specie particolare raggiunge i 50, e ha una lunga pinna dorsale preceduta da una pinna formata da 6 raggi-spine collegati ad una ghiandola velenifera. È toccando questa parte che l’uomo sente un dolore molto intenso. Queste “spine” si conficcano nella pelle e rilasciano una sostanza orticante che crea un dolore intenso che perdura di solito per 45 minuti, con degli strascichi che vanno dal formicolio all’insensibilità della zona ferita. Il dolore è forte e intenso, tanto che le leggende narrano che i pescatori punti venissero legati alle navi per evitare che si buttassero in acqua per via del bruciore, ma tutto si risolve in fretta. Un primo soccorso è immergere la zona punta in acqua molto calda, per almeno un’ora, oppure resistere almeno mezzora sotto la sabbia bollente, perché il veleno soffre le temperature alte. Non usare né acqua fredda né ammoniaca.

Insomma occhio a nuotare toccando le meduse, ma attenzione anche a dove si mettono i piedi.

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