Nel nome di Luis, la Gabbianella di Guardiagrele insegna a volare ai suoi bambini
Nel Nome di Luis, La Gabbianella di Guardiagrele insegna a volare ai suoi bambini il ricordo dell'asilo nido abruzzese dello scrittore cileno Tra i tanti pezzi di vita, passata e soprattutto futura che il virus c'ha portato via, da oggi dobbiamo tristemente annoverare anche lo scrittore Luis Sepulveda. Qualcosa rimane tra le pagine chiare e le pagine scure, le pagine dell'autore cileno rimarranno nella memoria di tutti quelli che hanno incrociato i suoi scritti. Grandi nomi, colleghi di letteratura e di militanza politica lo hanno ricordato dalle colonne dei quotidiani, e anche dall'Abruzzo un ricordo più umile ma non per questo meno significativo, si è levato in giornata. La struttura per l'infanzia "La Gabbianella" di Guardiagrele, aveva programmato per oggi una sessione di didattica a distanza e l'argomento era fissato, una filastrocca di Gianni Rodari, ma la scomparsa dell'autore che con la sua opera, forse più famosa, ha dato il nome alla scuola, ha spinto le maestre, che cercano di rimanere vicino ai loro piccoli alunni e ai loro genitori in momenti così delicati, a virare sul ricordo di Luis. E così tra le schermate pixellate e i suoni disturbati dalle connessioni instabili, il primo capitolo della "Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare" è risuonato nelle case dei piccoli abruzzesi, che tante volte l'hanno sentita nelle loro aule ormai vuote da un mese, e che grazie alle righe semplici e dense del brano, sono tornati alla loro dimensione d'infanzia consueta, di bimbi cui narrare favole, seppure da dietro lo schermo. I bambini non lo sanno, loro che sanno in realtà sempre tutto, ma il virus non solo porta via i propri cari, ma li strappa senza nemmeno dare la possibilità di dare un ultimo bacio, una carezza, di mettere due monete nelle tasche dell'ultimo completo, come si usava fare in terra d'Abruzzo, prima dell'arrivo del Coronavirus. Non so se a Oviedo, luogo della dipartita di Luis Sepúlveda, sarà possibile fare una cerimonia per salutarlo, o se sarà possibile dargli un giusto omaggio nella terra umida e riarsa del Cile, che caro gli costò difendere, a Ovalle, o dovunque gli sarebbe piaciuto, ma forse gli occhioni spalancati dei bambini che ascoltavano del volo di Kengah verso il campanile di San Michele, sono un dolce saluto per chi di parole ha vissuto e andandosene le parole ce le ha seccate in gola. Ma i bambini le parole le trovano: "Sono contento di rivedere i miei amici" ha detto Riccardo dietro il monitor. Non so se si può dire che sia un degno commiato ma forse a lui non sarebbe dispiaciuto.