I residenti di Santa Barbara invitano i candidati a visitare la zona dell'ex San Camillo
Dal lettore Daniele Nicolucci, che si fa portavoce dei cittadini della zona di Santa Barbara, nella zona dell'ex ospedale San Camillo, arriva un appello ai candidati alle prossime elezioni comunali, a recarsi di persona nel quartiere, per verificare le condizioni che, ormai da anni, i cittadini denunciano invano. Di seguito il suo intervento integrale.
Esiste un quartiere di Chieti che sembra sia stato dimenticato da Dio e dagli uomini, nonostante non sia affatto distante dal centro: parliamo della zona di Santa Barbara e dell’ex ospedale San Camillo. Il nome è lo stesso di quello di una vivace località californiana, ma la “nostra” Santa Barbara soffre parecchio; lo sa bene chi legge queste pagine, dato che parlarne pubblicamente sembra essere l’unico modo per far sì che si effettui almeno un minimo di manutenzione ordinaria.
Visto che però il degrado e l’incuria non accennano a diminuire, complice l’evidente disinteresse di chi dovrebbe occuparsene a dispetto delle segnalazioni, proviamo di nuovo a raccontare la situazione, questa volta fin dal principio. In fin dei conti andiamo verso le elezioni, e i candidati potrebbero apprezzare un riepilogo dato che probabilmente non ne vedremo molti: cinque anni fa, per esempio, soltanto uno di loro venne a parlare con i residenti. A chiunque volesse sapere come siamo messi da queste parti, auguro buona lettura: di cose da dire ce ne sono parecchie.
Si potrebbe dire che la desertificazione della zona sia iniziata nel settembre 2007, momento in cui fu chiuso l’ospedale San Camillo. Per chi non lo sapesse, si tratta di una massiccia struttura sanitaria nata poco meno di un secolo fa come sanatorio per i malati di tubercolosi, e proprio per questo motivo circondata da un enorme parco. Nel corso degli anni Duemila, soprattutto dopo l’apertura del Policlinico di Colle dell’Ara, il San Camillo aveva progressivamente perso i propri reparti, ma restava comunque un punto di riferimento per l’eccellenza cardiochirurgica: erano molti i pazienti provenienti da diverse Regioni d’Italia, soprattutto Campania e Puglia, per trapianti di cuore e altri interventi complessi.
Dopo la chiusura della struttura, l’intera contrada è andata progressivamente morendo. Non che negli anni passati fosse una metropoli, sia chiaro, ma il confronto tra il “prima” e il “dopo” è assolutamente impietoso. Sembra, infatti, che questa zona non sia nemmeno più considerata parte della città di Chieti, nonostante rientri a tutti gli effetti all’interno del territorio comunale; ne definisce il limite esterno, certo, ma ne fa pur sempre pienamente parte… almeno secondo i cartelli stradali.
Non si tratta solo dell’ennesima volta in cui le erbacce non sfalciate invadono la strada, col conseguente rischio sia sui pedoni (che rischiano di essere investiti) che sugli automobilisti (che si ritrovano a seguire traiettorie rischiose per evitare la giungla). Si tratta di tante altre cose, in alcuni casi anche piccole, che tuttavia si accumulano e sollevano il dubbio che, forse, non ci sia alcun interesse a occuparsi di questa zona.
Un caso curioso, per esempio, è stato quello del “fosso” davanti alla fermata dell’autobus, proprio di fronte alla fermata dell’autobus, in piena curva. Per via delle piogge abbondanti dell’inverno scorso, l’asfalto era stato letteralmente scavato dai fiumi di acqua e fango. Parliamo di un cratere di almeno mezzo metro di diametro, profondo almeno dieci centimetri. Gli automobilisti che ne erano a conoscenza rallentavano fin quasi a fermarsi; gli altri lo scoprivano all’improvviso, a spese delle sospensioni del veicolo. Dopo mesi e mesi, sono comparsi due piccoli cartelli di “lavori in corso” su entrambi i lati della buca, e lì sono rimasti per qualche settimana. Non è mai stato chiarito il senso di indicare dei lavori “in corso” quando di fatto non c’era l’ombra di un operaio, ma nel corso delle settimane i residenti hanno provveduto con pazienza a riposizionarli decine di volte: il vento li faceva cadere spesso, rendendo ancora più pericolosa la strada. Tutto questo finché i due cartelli sono improvvisamente scomparsi (ritirati dal comune? rubati da un collezionista? non lo sapremo mai...) e, solo altri mesi dopo, si sono finalmente visti degli operai che, è il caso di dirlo, in poche ore ci hanno messo una pezza. Non si sa quanto durerà visto che si sta già sfaldando, ma è pur sempre meglio del cratere. Ed è bastato aspettare solo qualche mese!
Altri pezzi di strada lungo Via Forlanini sono invece stati più fortunati, ma solo all’apparenza: proseguendo in direzione Buonconsiglio, infatti, si possono notare brevi tratti con asfalto nuovo. L'automobilista di passaggio è però ignaro del fatto che il nuovo manto stradale, peraltro razionato come fosse pane in tempo di carestia, serve a coprire le smagliature dovute al fatto che le colline stanno lentamente scivolando giù. La fortuna è che il dislivello lì è minimo, quindi il tutto avviene lentamente. Molte persone, tuttavia, ricorderanno che circa 15 anni fa lo stesso avvenne proprio all’inizio di Via Forlanini, nel tratto tra l’incrocio con Via Santa Barbara e l’ospedale stesso. In quel caso, nonostante le molte segnalazioni, fini che qualche mese dopo l’intera strada crollò a valle. Servirono lavori consistenti per sistemare la cosa, con altrettanto consistenti disagi: parliamo di una strada di collegamento con molti paesi vicini, usata anche da molti autobus.
E rimanendo in tema di costruzioni e ricostruzioni, come non parlare per l’ennesima volta dell’ex ospedale stesso? Ormai abbandonato a sé stesso da oltre un decennio, è preda non soltanto di Madre Natura, che fa il suo inesorabile dovere, ma anche di persone con gli interessi più disparati. Si va dagli avventurosi esploratori urbani (che, se non altro, fotografano senza far danni) ai residenti abusivi (che, a giudicare dalle siringhe rinvenute nei dintorni, qualche dubbio sulle loro attività lo fanno sorgere), passando per i ragazzini annoiati che di tanto in tanto si divertono come possono (ossia tirando pietre contro i pochi vetri rimasti ancora integri). Eppure già solo il parco è enorme: si parla sempre della mancanza di un’area decente di sgambamento per cani, tanto per dirne una, e quella che potrebbe essere quasi una seconda Villa Comunale marcisce. Anche l’edificio potrebbe essere riutilizzato per uffici, tanto pubblici quanto privati, se non proprio come struttura alberghiera o comunque ricettiva. Si dirà: ma è proprietà della ASL, non del Comune. Certo, ma considerato che l’area è abbandonata a se stessa e diventa sempre più una zona a rischio, di chi è la responsabilità se dovesse succedere qualcosa? E soprattutto, possibile che si debba sempre aspettare che succeda qualcosa? Vale la pena di ricordare che all’interno del perimetro dell’ospedale si è già verificato un incendio nel 2017, la cui origine non è mai stata chiarita, e che parte dell’area esterna era stata addirittura posta sotto sequestro dalla Guardia Forestale dopo essere stata utilizzata come discarica abusiva proprio dalla ASL, con tanto di denunce e condanne. È vero che di depositi di materiale vario, la cui legalità andrebbe valutata dalle forze dell’ordine, Via Forlanini ne conta diversi; ma è altrettanto vero che le dimensioni dell’ex ospedale dovrebbero rendere quest’ultimo sottoposto a un’attenzione ancora maggiore.
Va detto che, in effetti, sembra trattarsi di un quartiere dove ormai le regole contano generalmente poco. Non si tratta soltanto dei terreni incolti e/o con depositi di materiale vario direttamente a contatto col terreno, in barba all’ordinanza comunale 45/2016 che dovrebbe obbligare i proprietari a pulirli almeno una volta l’anno (ci sono vecchie case abbandonate ormai rese completamente invisibili dalla vegetazione!), quanto dell’impressione che l’intera zona dà di sé all’eventuale forestiero che abbia la sfortuna di avventurarsi nei dintorni: sarà forse per quello che spesso degli incivili vengono da queste parti solo per scaricare buste di immondizia e ciarpame vario, come fosse tutto perfettamente normale; e questo avviene tanto nel piazzale dell’ospedale quanto in altri punti lungo l’intera Via Forlanini, ad esempio vicino all’incrocio con Strada Marcantonio. Proprio Strada Marcantonio, tra l’altro, presenta un tratto di strada completamente crollato, senza nemmeno una transenna di segnalazione: paradossalmente, la fortuna è proprio che lì la vegetazione è fitta, obbligando almeno le auto a spostarsi lontano dal bordo della strada.
Del resto, da queste parti perfino i lampioni funzionano a caso: sono ormai anni che quelli tra l’incrocio di Via Santa Barbara e Strada Fontanelle si accendono 10-15 minuti dopo gli altri. Detta così fa anche ridere, ma quando l’inverno fa notte presto e magari il tempo è brutto, quei lampioni spenti potrebbero fare una differenza notevole, soprattutto tenendo conto dei difetti ormai cronici del manto stradale.
E che dire del terreno a destra dell’ex ospedale? Un’altra odissea. Anche quello di proprietà privata, per carità, ma sono ormai anni che si rincorrono voci su un misterioso investimento immobiliare che, ci auguriamo noi residenti, potrebbe ridare un minimo di vita a questa zona. Si è fatto il nome di questo o di quel supermercato, di un numero imprecisato di unità abitative e negozi vari, e addirittura qualcuno ha perfino ipotizzato che questa frenesia edile potrebbe allargarsi all’enorme terreno incolto dall’altro lato della strada. Eppure finora l’unica certezza è che a fine settembre 2019 è stata abbattuta una vecchia casa abbandonata (i detriti sono ancora lì; evidentemente l’ordinanza 45/2016 non si applica nemmeno in questo caso), ed è stato posizionato un container che presumibilmente dovrebbe fungere da centrale operativa per gli operai e per i venditori. Poi il nulla, almeno fino a un mese e mezzo fa, quando è stata portata una scavatrice, proprio all’ingresso della stradina di accesso. Buon segno? Insomma: da quel giorno non si è mai mossa e non si è più visto nessuno. Qualcuno mormora che sia stata rubata e abbandonata lì per farla “raffreddare”, prima di smontarla per poi rivenderla a pezzi. Nel frattempo, ovviamente, ha iniziato ad arrugginirsi.
Quello che stupisce, e che lascia un senso di delusione difficile da descrivere, è che si tratta di una zona ben collegata, con molti spazi che potrebbero essere utilizzati per qualsiasi cosa. Eppure, nonostante questo, non viene mai presa in considerazione per alcunché, da nessuno. Oppure, se lo è, le cose vengono fatte a metà. Prendiamo la casetta dell’acqua: non solo è stata posizionata misteriosamente a metà della ripida discesa di Santa Barbara, quasi a volerla rendere meno utile (perché non metterla vicino alla chiesa, che almeno è in pianura e c’è spazio per fermarsi con un’automobile? oppure, banalmente, perché non nel piazzale dell’ex ospedale, o magari nel parcheggio delle Nolli / ex De Lollis?); ma è stata “inaugurata” a novembre 2019, con tanto di foto celebrativa con una esponente della giunta comunale. Peccato che tre mesi dopo la casetta sia ancora com’era quel giorno: vuota, spenta, sporca, e ancora mezza incellofanata. Difficile non farsi venire il dubbio che si sia trattato solo di uno spot pubblicitario a spese dei cittadini.
Sempre per quanto riguarda i servizi che da queste parti mancano, si è parlato tanto del posizionamento fin troppo ravvicinato delle isole ecologiche in alcune parti della città: e allora perché non spostarne una da questa parte? Se non altro, potrebbe fungere come promemoria che buttare l’immondizia in giro non è una buona idea.
Già, perché non serve certo essere esperti in comportamento animale per capire che i rifiuti attirano la fauna selvatica. E in questa zona, con tutte le campagne che ci sono, gli avvistamenti di caprioli, cinghiali e quant’altro sono all’ordine del giorno. Siamo arrivati al punto che ormai i cinghiali hanno cominciato a occuparsi personalmente di urbanistica: a pochissimi metri dalla fermata della linea 5 della Panoramica, usata regolarmente anche da bambini ed anziani, si può vedere chiaramente un sentiero d’erba schiacciata e canne spezzate. Speriamo che i setolosi suini, quando avranno finito di realizzare nuovi percorsi, ci portino anche la fibra ottica che è già presente in altre parti di Chieti.
L’invito, rivolto soprattutto ai candidati in vena di promesse elettorali, è di venire personalmente da queste parti per dare un’occhiata diretta alla situazione. Nessuno si aspetta una macchina del tempo per tornare all’epoca in cui l’ospedale aveva reso questa zona una parte integrante del centro cittadino, ma sarebbe bello almeno non essere completamente dimenticati. Chiediamo troppo?