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Sindaco di Bucchianico condannato in appello per diffamazione

Nuova condanna per Mario Antonio Di Paolo chiamato a rispondere di offesa nei confronti dell'architetto teatino Alfonso Settimi di Chieti. Il primo cittadino di Bucchianico aveva fatto affermazioni offensive nel corso di un comizio elettorale nel 2008

Il sindaco di Bucchianico, Mario Antonio Di Paolo, 53 anni, è stato condannato nuovamente in Appello per diffamazione.

Secondo l’accusa avrebbe "offeso l’onore e il decoro dell’architetto Alfonso Settimi di Chieti, con l’aggravante di aver fatto affermazioni offensive nel corso di un pubblico comizio elettorale del 26 febbraio 2008, esorbitando dal ruolo politico di cui era investito”.

Di Paolo, che aveva fatto ricorso in prima istanza nel 2010, era stato rinviato a giudizio. L’imputato si era appellato sostenendo che fosse applicabile il diritto di critica politica e che non avesse agito con dolo nel formulare le affermazioni contro l’architetto Settimi.

Durante la  discussione tenutasi davanti al Tribunale di Chieti, giovedì 4 aprile invece, la corte d’appello ha confermato la sentenza di condanna emessa nei confronti del sindaco anche alla luce del danno all’immagine subito dall’architetto sottolineando come "il diritto di critica politica non fosse applicabile al caso di specie in quanto l’architetto Settimi non rivestiva alcuna carica politica" ed evidenziando come il dottor Di Paolo, "aveva offeso pubblicamente davanti ai cittadini Settimi danneggiando la sua figura professionale".

IL PALAZZACCIO - Durante un comizio pubblico nel 2008 l’architetto era stato accusato dal primo cittadino di Bucchianico di aver agito illecitamente e per un proprio tornaconto personale relativamente al progetto a lui affidato di recupero del cosiddetto palazzaccio sia sul piano della riutilizzazione per attività di accoglienza dei pellegrini che frequentano il Santuario di san Camillo de Lellis, sia per l’assistenza agli anziani e per la creazione di numerosi posti di lavoro. Di Paolo disse anche che l’architetto con quel progetto proponeva “un falso turismo religioso”.

La sentenza del Tribunale di Chieti indubbiamente afferma un principio di grande interesse sul piano del rispetto dell’altrui personalità da parte degli esponenti politici che sono legittimati nel giudicare i propri avversari, ma non possono tirare in ballo persone che nemmeno conoscono e con le quali non  hanno mai avuto rapporti di alcun genere, se non per motivi suoi personali o per altri fini reconditi.

L’architetto Alfonso Settimi, dal canto suo, ha commentato: “Non ho mai conosciuto il dottor Di Paolo, né lui mi ha mai conosciuto ma ha offeso la mia onorabilità di professionista di un progetto a quell’epoca di rilevante significato per Bucchianico per il recupero del cosiddetto “palazzaccio” costruito sul crinale collinare del paese medievale con un impatto ambientale che ha suscitato scandalo non soltanto a livello locale, ma anche regionale”.

L’onore di Settimi è salvo ma l’intera vicenda diffamatoria ha messo in ombra il progetto richiesto dai Padri Camilliani sul recupero del ‘palazzaccio’. “Con la vanificazione di quel progetto – ha detto ancora l’architetto Settimi - non rimane altra prospettiva che l’abbattimento dell’edificio, ormai privato anche della spiritualità camilliana, essendo divenuto di proprietà comunale da qualche anno a questa parte senza alcun concreto progetto di recupero in vista. Nessuno potrà ridare a Bucchianico le prospettive che il progetto dei Padri Camilliani aveva fatto intravedere”    

Il giudice di Appello, Patrizia Medica, ha confermato la sentenza di condanna del sindaco Mario Antonio Di Paolo, che dovrà pagare anche le spese del secondo grado di giudizio.

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