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Volo cancellato, Razzi resta bloccato in Corea del nord e scatena l'ironia del web

Il senatore è partito con il collega Pepe e una troupe del programma di Rai 2 Nemo, per partecipare a una festa nazionale. E sulla tensione con gli Stati Uniti dice: "Kim vuole la pace"

Disavventura di Pasqua per il senatore di Giuliano Teatino Antonio Razzi, rimasto bloccato ieri (lunedì 17 aprile) a Pyongyang, in Corea del nord a causa della cancellazione del suo volo per Pechino, operato dalla compagnia Air Koryo. 

“Il ritardo è stato per un problema ai radar”, ha spiegato il senatore di Forza Italia ai suoi tanti follower su Twitter. Razzi, che non è nuovo ai viaggi nel Paese di Kim Jong-un, era in Corea con il senatore Bartolomeo Pepe e una troupe del programma di Rai 2, partita proprio per raccontare questo viaggio. L’occasione è stato l’invito, ricevuto dal regime per celebrare la Festa del sole, per i 105 anni di Kim Il-sung, nonno di Kim Jong-un. 

Dopo diverse ore di attesa e di tensione il volo per Pechino è finalmente partito, e in serata la delegazione italiana è riuscita a rimettersi in viaggio. L’annuncio del lieto fine è arrivato su Twitter, dall’account della trasmissione Nemo, che ha postato la fotografia dei viaggiatori, finalmente a Pechino. 

Eppure, Razzi è andato in Corea del Nord nel periodo della più grave crisi tra il Paese e gli Stati Uniti, ma assicura: “Kim vuole la pace, non vuole attaccare nessuno, ma non vuole essere attaccato”. Già qualche mese fa, dopo la bomba atomica sganciata per alcuni test in occasione di una ricorrenza, il senatore si disse convinto che fosse stata lanciata "per festeggiare la nostra partenza". Tre anni fa partì per la Corea armato di una scatola di confetti Pelino, dichiarando di volerli usare come strumento per la riappacificazione delle due Coree.

E ancora una volta la politica internazionale è finita in secondo piano sui social, dove la disavventura di Razzi, diventato famoso più per gaffe e strafalcioni che per le sue imprese da senatore, è da due giorni bersaglio dell’ironia collettiva. Da un lato per il cognome del senatore abruzzese, che visto il clima bollente fa pensare a ben altri e più devastanti razzi nucleari, dall’altro per il presunto candore con cui Razzi difende il dittatore nordcoreano.

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